“Lo smog tra le cause della morte di una bimba di 9 anni”: sentenza storica in Gran Bretagna

 

Ella Kissi-Debrah aveva 9 anni quando nel 2013 morì in seguito a un grave attacco di asma nella sua casa della periferia sud-est di Londra. 

Oggi 16 dicembre è arrivato lo storico verdetto della corte londinese di Southwarkl’inquinamento atmosferico e lo smog sono stati riconosciuti tra i fattori che hanno portato al decesso della bambina.

Il magistrato inquirente, coroner aggiunto della corte di Southwark, Philip Barlow ha stabilito che la morte è da attribuire a insufficienza respiratoria acuta, asma e grave esposizione all’inquinamento, in particolare al biossido di azoto e polveri sottili, emesse principalmente dalle automobili, superiori alle soglie prescritte dall’Oms.

Commentando la conclusione del procedimento, gli avvocati della madre della bambina, Rosamund Kissi-Debrah, hanno sottolineato che l’inserimento nel certificato di morte dell’inquinamento ambientale come concausa del decesso è senza precedenti nella storia della giustizia britannica, “e forse mondiale”: un precedente destinato a fare giurisprudenza nel diritto anglosassone.

Il sindaco di Londra, Sadiq Khan, ha definito le conclusioni del coroner come “un punto di riferimento”, definendo l’inquinamento “una crisi” della salute pubblica.

Dobbiamo promuovere politiche coraggiose come l’estensione della zona a emissioni ultra basse in tutto il centro della città”, ha aggiunto.

Ella Kissi-Debrah, residente in una casa di South Circular Road, nell’affollato sobborgo di Lewisham, morì dopo essere stata ricoverata 27 volte in ospedale in 3 anni.

I genitori hanno dichiarato agli inquirenti di non esser mai stati messi a conoscenza di pericoli rappresentati dall’inquinamento per la salute della piccola.

La vicenda è stata al centro di una lunga causa giudiziaria.

È stata la madre di Ella, Rosamund Kissi-Debrah, a combattere per ottenere un secondo esame delle cause della morte della figlia da parte di un altro coroner, dopo quello non conclusivo del 2014.

Oggi la madre della bambina e due fratelli hanno assistito alla lettura del verdetto.

(Articolo pubblicato con questo titolo il 17 dicembre 2020 sul sito online “Ambiente & Veleni” del quotidiano “Il Fatto Quotidiano”)

 

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