“Via i brevetti”, si vota al Parlamento europeo

Si vota oggi al Parlamento europeo la richiesta promossa da India e Sudafrica (e altri 100 Paesi) di liberalizzare brevetti e tecnologia dei vaccini Covid-19. Il voto, in realtà, si svolgerà sul certificato digitale sul vaccino, che serve a facilitare i viaggi da un Paese all’altro, ma i parlamentari della Sinistra europea hanno presentato degli emendamenti che proveranno a far pronunciare la politica europea.

“L’attuale architettura dei diritti di proprietà intellettuale – scrivono gli eurodeputati Marc Botenga, Katerina Konecna, Dimitrios Papadimoulis – lascia tutto il potere di espandere la produzione ai titolari di brevetti” mentre il monopolio concesso alle aziende di Big Pharma “ha permesso loro di resistere a qualsiasi tipo di tentativo internazionale di condividere dati scientifici e tecnologia, rendendo impossibile ad altri produttori in tutto il mondo di entrare in produzione”.

Nel dibattito dei vari liberisti e riformisti, italiani e non, la richiesta di estendere i brevetti viene descritta come un’illusione che non serve a nulla perché non risolverebbe il problema reale della produzione di vaccini. Ma, ribattono i deputati europei, “spetta alle aziende decidere se stipulare accordi di licenza o di produzione con altre aziende. Questo probabilmente spiega perché attualmente stiamo utilizzando solo il 43% della capacità di produzione globale”. Un modo diretto, dunque, per aumentare la produzione di vaccini il prima possibile è revocare i brevetti e trasferire tecnologia.

Da qui l’emendamento che chiede alla Commissione europea di “sostenere la richiesta del Sudafrica e dell’India, insieme a oltre 100 altri Paesi, di rinunciare temporaneamente al Trips, il trattato che regola i diritti di proprietà intellettuale a livello di Organizzazione mondiale del commercio, per i vaccini Covid-19”.

Il voto è di quelli importanti perché si svolge su un testo vincolante dal punto di vista legislativo. Gli emendamenti sono a nome di The Left, il gruppo della sinistra, ma esiste anche un emendamento cofirmato da socialisti e Verdi e quindi la possibilità che passi è reale.

Un’analoga decisione era stata bocciata qualche settimana fa in seno all’Organizzazione mondiale del commercio (Omc/Wto) dove la proposta di India e Sudafrica è stata respinta da Paesi “ad alto reddito più il Brasile” come li ha definiti la Bbc. Secondo questi Paesi, i brevetti sarebbero importanti incentivi all’innovazione e le regole in merito sarebbero state rese già sufficientemente flessibili durante la pandemia.

L’India, in realtà, ha avuto gioco facile nel dimostrare che i Paesi oppositori agli emendamenti del Trips “sono gli stessi che si sono assicurati il maggior numero di dosi”. E non è un caso quindi se le maggiori aziende farmaceutiche del mondo, tra le quali Pfizer e Astrazeneca, hanno inviato una lettera al presidente americano Joe Biden chiedendogli di continuare a opporsi alle richieste di India e Sudafrica perché eliminare i brevetti “significherebbe danneggiare la risposta globale alla pandemia”.

Appare così surreale la dichiarazione rilasciata ieri dal presidente Usa il quale ha assicurato che gli Stati Uniti “invieranno vaccini in India quanto prima, ma dovremo misurare il nostro surplus”. Di fronte a una situazione che gli osservatori definiscono “spaventosa” – con circa tremila morti e 350 mila contagi al giorno che stanno piegando l’India sotto i colpi delle varianti, ma anche delle libertà lasciate dal governo soprattutto in occasione delle celebrazioni e pellegrinaggi induisti, in cui si sono contagiati anche due italiani in Veneto – la mancanza di vaccini e di una politica vaccinale adeguata è evidente nei Paesi più ricchi, ma costituisce una tragedia nei Paesi meno sviluppati.

L’eliminazione delle clausole Trips è stata oggetto nei mesi scorsi di un’iniziativa della società civile raccolta attorno al Comitato italiano per il diritto alla cura, che ha chiesto al presidente del Consiglio Draghi di firmare la richiesta di India e Sudafrica. Tra i firmatari, Vittorio Agnoletto, don Luigi Ciotti, Gino Strada, Silvio Garattini.

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