Profughi, i soldi promessi non sono ancora arrivati

Annunciati 54 milioni per le esigenze dei rifugiati: 300 euro al mese a 60mila persone. Non è stato erogato un euro. E gli ingressi sono già 100mila

DI STEFANO VERGINE, IL FATTO QUOTIDIANO, 26 APRILE 2022

L’annuncio porta la data del 29 marzo. “Si prevede anche un contributo di 300 euro a favore di profughi che abbiano trovato una sistemazione autonoma”, aveva detto la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, a proposito dei cittadini ucraini fuggiti dal loro Paese dopo l’invasione da parte della Russia. A quasi un mese di distanza dall’annuncio e a due mesi dall’inizio della guerra, i soldi promessi dal governo non sono però ancora arrivati nelle tasche dei profughi. I quali, nel frattempo, sono aumentati: dai 75.155 ingressi conteggiati fino al 29 marzo, ai 99.788 del 23 aprile (dati del Viminale). Insomma, al momento ci sono circa 100 mila rifugiati di guerra – il 90% dei quali rappresentato da donne e bambini – che devono sopravvivere soltanto grazie alle proprie risorse finanziarie, o a quelle messe a loro disposizione da parenti e amici.
Qualcosa dovrebbe finalmente muoversi in settimana, quando il sistema di aiuti predisposto dal governo dovrebbe iniziare a muovere i primi passi concreti.
Ripartiamo allora dal 29 marzo scorso, quando Lamorgese annuncia per la prima volta che ai profughi ucraini l’Italia regalerà 300 euro al mese. La misura viene dettagliata in un’ordinanza firmata quello stesso giorno da Fabrizio Curcio, il capo della Protezione civile: per chi ha trovato “autonoma sistemazione” (non dunque chi è ospitato nei centri d’accoglienza né dalle associazioni del terzo settore) il governo ha previsto “un contributo di sostentamento una tantum pari ad euro 300 mensili pro capite, per la durata massima di tre mesi decorrenti dalla data di ingresso nel territorio nazionale”, cui si aggiunge “un contributo addizionale mensile di 150 euro per ciascun figlio di età inferiore a 18 anni”. Significa che una mamma con due figli minorenni ha diritto a ricevere 600 euro al mese, per un massimo di tre mesi. Ma come funzionerà concretamente la distribuzione dei sussidi?
In questi giorni dovrebbe finalmente essere lanciato il sito attraverso il quale i profughi ucraini potranno fare richiesta per il sussidio. Dalla Protezione civile spiegano infatti che, “salvo imprevisti, in settimana la piattaforma sarà operativa”. Funzionerà così. Muniti della richiesta di permesso temporaneo presentata in questura, i profughi si iscriveranno alla piattaforma. Il sistema li doterà di un codice unico, con il quale i rifugiati potranno poi andare a ritirare i soldi. Perché ci è voluto così tanto tempo? “Considerando che non è facile mettere insieme diverse banche dati per evitare possibili frodi, essere riusciti a fare tutto questo in circa un mese è già un ottimo risultato”, dicono dalla Protezione civile. Secondo quanto ricostruito dal Fatto, la distribuzione materiale del denaro verrà fatta da Poste Italiane, che con i suoi 13 mila uffici è la banca presente in modo più capillare sul territorio italiano. Per ritirare il denaro il profugo dovrà recarsi personalmente alle Poste, presentando un documento di identità e il codice unico rilasciato dalla piattaforma creata dalla Protezione civile. Questo per evitare, ad esempio, che possibili sfruttatori ritirino il sussidio al posto dei veri profughi.
Per questo servizio Poste (società quotata) riceverà un rimborso da parte dello Stato: non è chiaro a quanto ammonterà, ma dovrebbe essere minimo dato che l’azienda a controllo pubblico non prevede nuove assunzioni per gestire il carico di lavoro. Di sicuro i soldi stanziati dal governo al momento sono sufficienti per erogare a tutti gli aventi diritto il sussidio. L’ordinanza della Protezione civile parla infatti di 54 milioni di euro messi a budget per coprire le esigenze dei rifugiati in sistemazione autonoma per tre mesi. Calcolatrice alla mano, significa poter dare 300 euro al mese a 60 mila persone. È vero che al momento sono entrati in Italia 100 mila profughi ucraini, ma di questi 35 mila sono minori, che hanno diritto a 150 euro, e dal computo vanno sottratti i rifugiati ospitati nei centri d’accoglienza (8 mila i posti messi a disposizione) e quelli in carico alle associazione del terzo settore (15 mila posti). Per ora, dunque, lo stanziamento è sufficiente. A quasi un mese dal- l’annuncio del governo, i rifugiati aspettano solo di poter effettivamente incassare il primo sussidio.

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