Il Nord ha la pioggia, ma la (solita) siccità non vuole mollare

DI LUCA MERCALLI, IL FATTO QUOTIDIANO, 8 MAGGIO 2022

In Italia – Il tempo di inizio maggio, come di solito avviene, è stato instabile e talora perturbato. A riportare benefiche piogge ha provveduto la depressione in risalita dalla Tunisia al Tirreno tra mercoledì 4 e venerdì 6, associata anche a impetuoso scirocco che al Sud ha soffiato fino a 119 km/h a Pantelleria, propagando vasti incendi intorno a Erice (Trapani) e portando i primi 30 °C italiani dell’anno giovedì a Palermo. A godere delle quantità d’acqua più generose sono state finalmente alcune tra le zone del Settentrione più penalizzate dalla siccità, come il Cuneese: fino a 120 mm in tre giorni sono piovuti intorno a Saluzzo e Mondovì, i fiumi hanno ripreso un po’ di vita, ma ancora non basta a ripianare un deficit tanto intenso e prolungato. Secondo Arpa Piemonte prima di queste piogge la portata del Po era inferiore alla media dell’80-90 per cento, e nella regione mancano tuttora quasi due terzi della precipitazione normale da inizio anno. La carenza idrica non scherza nemmeno al Nord-Est, con i livelli di falda vicini ai minimi storici e record negativo dei deflussi in aprile lungo Po, Brenta e Bacchiglione, stando ad Arpa Veneto. E nella nuova settimana ci attende un anticipo di estate.
Nel mondo – Dalle prime analisi del servizio Eu-Copernicus aprile 2022 risulta il sesto più caldo mai registrato al mondo con +0,38 °C rispetto all’ultimo trentennio, con il contributo dei calori straordinari dal Nord Africa all’Asia centrale e nonostante il freddo tardivo in Canada ed Europa orientale. La micidiale ondata di calura nel subcontinente indiano è culminata con i 49,5 °C del 1° maggio a Nawabshah (Pakistan) e dopo un’attenuazione promette ora di riprendersi con rinnovato vigore. Ancora caldo estremo anche dal Turkmenistan alla Mongolia, e nuovo record nazionale per maggio di 47 °C nel Ciad. Al contrario il Sud-Est asiatico ha vissuto temperature tra le più basse da un secolo per questo mese, come i 16,4 °C del modernissimo osservatorio di Hong Kong, record nella serie dal 1917. Almeno 22 persone sono morte nelle alluvioni-lampo in Afghanistan, sott’acqua inoltre lo stato brasiliano di Santa Catarina, parte dell’Uganda, del Manitoba (Canada), e l’area di Valencia (Spagna), già colpita a metà marzo e subissata il 3-4 maggio da un nuovo diluvio da 232 mm in poco più di 24 ore. Dopo un aprile freddo, anche in Alaska è arrivata la primavera, e a Nenana la rottura del ghiaccio del fiume Tanana – monitorata dal 1917 nel quadro della lotteria “Nenana Ice Classics” – è avvenuta il 2 maggio, in linea con la tendenza all’anticipo di 8 giorni nell’ultimo secolo a causa del riscaldamento atmosferico. Il governo francese ha pubblicato un elenco di 126 comuni costieri, tra cui la popolare località di Biarritz, particolarmente esposti all’aumento dei livelli marini nei prossimi decenni. Con il sostegno statale le comunità dovranno attuare strategie di adattamento tramite cartografie delle zone a rischio sommersione, rilocalizzando beni e attività e limitando l’edificazione che peraltro in passato ha già tappezzato fin troppo i litorali accrescendone la vulnerabilità. Non sarà facile, ma la risalita del mare (stimata dall’Ipcc in 60-100 cm al 2100 nello scenario a emissioni elevate) non lascerà alternative. La sfida posta oggi dalla crisi climatica è di proporzioni inedite e affrontarla richiede conoscenze scientifiche e una cooperazione internazionale che i nostri antenati non potevano avere, ma guardare a come le civiltà passate hanno fronteggiato – a volte con successo, a volte no – le calamità di un clima irrequieto ci può dare utili insegnamenti per il futuro: nel saggio Storia dei cambiamenti climatici (Il Saggiatore) l’antropologo Brian Fagan e l’archeologa Nadia Durrani danno una lettura ottimistica delle nostre capacità di adattamento, pur senza minimizzare la gravità della situazione attuale.

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