Altro blitz pro-balneari: Pd-Lega tentano lo stop alle gare, no dei 5Stelle

Il testo slitta alla prossima settimana. sul tavolo: proroga tecnica di 2 anni

PATRIZIA DE RUBERTIS-GIACOMO SALVINI, IL FATTO, 11 MAGGIO 2022

Il blitz è stato tentato: rinviare la messa a gara delle spiagge italiane per almeno cinque anni. O addirittura all’infinito. Aggirando così, in maniera (troppo) plateale, la sentenza del Consiglio di Stato che a novembre aveva imposto la data del 31 dicembre 2023 come termine ultimo. Questo prevedeva l’emendamento proposto lunedì sera dai due relatori di maggioranza – Stefano Collina (Pd) e Paolo Ripamonti (Lega) – al ddl Concorrenza in discussione in commissione Industria del Senato.
Una normache era stata “scritta e condivisa con Palazzo Chigi”, spiegano due fonti del centrodestra. “Proposta già superata, il principio guida sono le gare”, ha replicato Palazzo Chigi ieri pomeriggio. Anche perché nel mezzo, mentre l’emendamento iniziava a circolare, all’ora di pranzo ci ha pensato il M5S a fermare tutto: “Siamo contrari a qualsiasi ulteriore proroga, la bozza che gira è surreale”, hanno scritto i parlamentari pentastellati della commissione Politiche europee. Anche LeU non era d’accordo. Così si è andati avanti per tutto il pomeriggio rinviando il voto della commissione Industria e l’arrivo in aula è slittato alla prossima settimana. Nel frattempo andava avanti una trattativa parallela a Palazzo Chigi tra i relatori, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Roberto Garofoli e il ministro del Turismo della Lega, Massimo Garavaglia. Quando questo giornale va in stampa, un accordo ancora non c’è: la Lega insiste per la proroga di cinque anni ma i 5stelle si oppongono. Il M5S chiede che venga mantenuto lo stesso testo uscito dal Consiglio dei ministri del 15 febbraio. L’ipotesi di mediazione potrebbe essere quella di una proroga “tecnica” per due anni, fino al 31 dicembre 2025.
A leggere tra le righe, la proroga sarebbe potuta essere sine die visto che la gara sarebbe partita una volta finita la mappatura delle spiagge. Ma un tempo per concludere questa ricognizione non è stato fissato. Resta il fatto che il blitz sia stato tentato per escludere qualsiasi ipotesi di gara.
“L’emendamento potrebbe anche andare bene alla politica, ma – spiega l’avvocato Gianluigi Pellegrino, esperto in diritto amministrativo – è totalmente contrario al sistema delle fonti. Il diritto comunitario prevale sempre sulla legislazione italiana. Se il testo venisse approvato, partirebbe subito un contenzioso”. Nella sua sentenza dello scorso novembre, l’organo supremo della magistratura amministrativa ha sancito infatti l’illegittimità di ogni proroga e la scadenza di ogni concessione a fine 2023. In sostanza, entro due anni si deve riformare la disciplina del settore e le Regioni fare le gare. Un dettaglio non di poco conto, visto che è stato lo stesso Consiglio di Stato ad avere scritto che qualsiasi legge successiva che non rispetti la pronuncia sarebbe inefficace e inesistente, perché l’unico obiettivo resta assecondare la disposizione imposta nel 2016 dalla Corte di Giustizia Ue: mettere a gara le concessioni balneari. Ma nel corso degli ultimi anni la politica è sempre riuscita a smarcarsi dalla riforma imposta dall’Ue, da ultima con la legge di Bilancio del 2019 con cui il governo gialloverde ha prorogato le concessioni in essere per altri 15 anni, fino al 2033. E ora il governo Draghi sta cercando un ulteriore proroga nel ddl Concorrenza che concederebbe ai proprietari attuali delle concessioni altri cinque anni per prepararsi, insieme a indennizzi rinforzati in caso di perdita della concessione. Insomma, la svolta continua a essere rinviata innescando anche uno spostamento enorme di risorse dal pubblico ai privati che dura da decenni e si calcola con cifre a nove zeri ogni singolo anno. “L’emendamento è un golpe contro le spiagge del nostro paese, autorizzando la cementificazione delle nostre coste prevedendo la messa a bando delle ultime spiagge rimaste libere nel nostro Paese mentre gli stabilimenti balneari non andranno a bando”, commenta Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde. “I canoni di concessione sono così bassi da rasentare il ridicolo”.

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