Su questo stesso sito il15 gennaio 2014 è stato pubblicato un articolo dal titolo “Dalla concessione alla vendita diretta a trattativa privata dell’isola di San Giacomo in Paludo (laguna di Venezia)” che dava notizia che <<Il 19 novembre 2013 è stato notificato presso gli uffici giudiziari di Venezia un secondo ricorso al TAR presentato da VAS contro l’Agenzia del Demanio con la richiesta di annullamento, previa sospensiva, dell’atto del Demanio stesso che revoca la concessione dell’isola di San Giacomo in Paludo alla associazione >> (http://vasonlus.it/?p=3319). Venerdì 28 marzo 2014 il TAR del Veneto ha accolto il ricorso di VAS, che ne ha dato notizia il giorno dopo con il seguente comunicato. Isola di San Giacomo in Paludo VAS VINCE IL RICORSO AL TAR VENETO: L’ISOLA NON SARA’ UN ALTRO NUOVO ALBERGO IN LAGUNA Il TAR del Veneto ieri ha accolto il ricorso dei VAS (Verdi Ambiente e Società) che avevano impugnato il provvedimento dell’Agenzia del Demanio che non intendeva rinnovare la concessione dell’isola di San Giacomo in Paludo alla nostra associazione ambientalista inserendo la stessa all’interno della lista dei beni demaniali da mettere sul mercato a fini turistici nell’ambito del “Progetto Valori” avviato ancora dal Governo Monti. Il futuro dell’isola ubicata nella laguna nord sembrava segnato: diventare un nuovo albergo di lusso. Ma le sentenza di ieri ha evidenziato non solo le ragioni dei VAS ma ha pure dimostrato come le attività dell’associazione nell’isola fossero tutte dirette a scopi sociali e ambientali nell’intento di mantenere l’isola accessibile alla comunità veneziana . Un bene comune che doveva rimanere pubblico. Il Vas Venezia saluta con entusiasmo la sentenza, una vittoria straordinaria che permetterà ai soci dell’associazione di poter continuare nelle attività all’interno dell’isola, attività ferme da tempo anche a causa della posizione e dei provvedimenti assunti dall’Agenzia del Demanio che, nel […]
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Dopo Il Salvagente e la trasmissione di Rai 2 Eat Parade di questa mattina, il supplemento “Il Venerdì” del quotidiano Repubblica celebra i 30 anni della rivista Verde Ambiente.
La Giunta Regionale del Friuli Venezia Giulia ha approvato un Disegno di legge che ha inviato a Bruxelles per l’esame e l’approvazione, nel quale si esclude in via definitiva la coltivazione di tutti i mais Ogm su tutto il territorio regionale. In attesa dell’approvazione del Ddl la Giunta di centro-sinistra di Debora Serracchiani il 21 marzo scorso ha approvato un altro Disegno di Legge che istituisce una moratoria di 12 mesi per le coltivazioni di mais Ogm in tutta la Regione e che è stata approvata il 26 marzo successivo dal Consiglio Regionale: si propone di impedire la semina di Ogm sul territorio anche nel caso in cui il Tar del Lazio dovesse accogliere il ricorso contro il decreto interministeriale che ha vietato per tutto il 2014 la coltivazione in Italia del mais “Mon810”. Debora Serracchiani «È un successo – commenta il vicepresidente regionale, Sergio Bolzonello (Pd) – che pone il Fvg all’avanguardia in questo campo. La nostra volontà è di tutelare un modello di agricoltura basato su una pluralità di produzioni di alta qualità, di cui il Friuli Venezia Giulia è un esempio virtuoso, del tutto incompatibile con la monocultura da Ogm. La decisione che abbiamo preso oggi non è dettata da furore ideologico e non è stata presa sull’onda emotiva dell’estate scorsa di fronte alla semina di mais Ogm da parte di alcuni imprenditori regionali, ma è frutto di una riflessione pacata e di un’analisi rigorosa delle prospettive del settore agricolo in regione». Sergio Bolzonello «Non mettiamo in discussione il principio della coesistenza sancito dall’Unione europea – aggiunge infine Bolzonello – ma dimostriamo con evidenza scientifica che in una regione come il Friuli Venezia Giulia, per la frammentazione della proprietà, questa convivenza fra coltivazioni Ogm e coltivazioni naturali e biologiche risulta impraticabile». L’ira di Fidenato. «La moratoria […]
L’Autostrada dei pasticci… politici: così è stata soprannominata in un articolo sul Corriere della Sera di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo del 2010 la disavventura di alcune autostrade del Lazio. Un pasticcio combinato dalla Regione Lazio che costituì con l’allora Presidente della Giunta Regionale Francesco Storace, nel 2003, una società mista pubblico-privato (ARCEA Lazio SpA 51% regione Lazio, 49% Autostrade, Monte Paschi di Siena e Consorzio 2050) per la progettazione, realizzazione e gestione della stessa. Francesco Storace Bruxelles obiettò l’affidamento “in house” alla società non essendo questa al 100% pubblica e la Regione Lazio per tutta risposta incaricò il consorzio 2050 di progettare l’opera. Ma dopo una serie di pasticci e tentativi di aggiustamenti, la subentrata Giunta di Piero Marrazzo ha deciso di rifare tutto ed il 4 marzo 2008 ha costituito una nuova società: la “Autostrade del Lazio S.p.A.” 50% Regione Lazio e 50% ANAS. Piero Marrazzo Come il centrodestra ha vinto le politiche, pura coincidenza, sono partite le richieste di arbitrato prima da parte del consorzio 2050 con una richiesta di risarcimento danni per 674 milioni, poi da parte di Autostrade per altri 185 milioni di danni: totale 859 milioni più le parcelle degli arbitri, che si sono sommate ai circa 3 milioni di euro del costo previsto per l’intero corridoio tirrenico. Il decreto del Fare del 21 giugno 2013 ha riportato in vita il corridoio che giaceva silente come un serpente nascosto sotto la sabbia, ed in fretta e furia il CIPE il successivo 2 agosto ha autorizzato nuovamente la delibera 88/2010 che la Corte dei Conti nel 2012 aveva bocciato perché priva di giustificate risorse economiche. Di questo progetto si parla ormai da decenni, è costato già 100 milioni di euro con la costituzione di due società ad hoc ed ora si approva un […]
LA BAGNOLI CHE NON CI STA: GIU’ LE MANI DA MARE, SPIAGGIA ED AREE DISMESSE. Giovedì 20 febbraio, alle ore 12, si terrà presso l’aula multimediale del consiglio comunale di Napoli, in via Verdi, la presentazione di un calendario di iniziative che le realtà di base di Bagnoli e le associazioni ambientaliste attueranno nelle prossime settimane per diffidare le istituzioni ed informare e mobilitare i cittadini contro la firma dell’Accordo di Programma per ricostruire Città della Scienza sulle aree destinate a spiaggia pubblica e la svendita del territorio di Bagnoli a Fintecna ed agli speculatori privati. Le realtà promotrici ritengono inammissibile che il Sindaco stia assumendo scelte gravissime per il destino di Bagnoli e della città senza consultare né il consiglio comunale né la società civile, ridotti a prendere atto di decisioni concluse in sedi riservate; chiedono che tali scelte siano ritirate, a partire dalla firma dell’Accordo di Programma fissato il 4 marzo e le connesse modifiche agli strumenti urbanistici, e che sul rilancio della riqualificazione di Bagnoli si apra un ampio confronto pubblico tra le istituzioni ed i cittadini. Prenderanno parola per illustrare le iniziative i portavoce di: Assise Cittadina per Bagnoli, comitato “Una spiaggia per tutti”, Italia Nostra-Campania (Luigi De Falco e Guido Donatone), associazione Lokomotiv Flegrea, laboratorio politico ISKRA, laboratorio Bancarotta, Movimento 5 Stelle-Napoli, Verdi Ambiente e Società, Assise di Napoli e del Mezzogiorno d’Italia, associazione Salviamo Bagnoli (Gerardo Mazziotti), Casa del Popolo Fuorigrotta. Sono stati invitati i consiglieri comunali di Napoli. Napoli, 17 febbraio 2014 comitato “Una spiaggia per tutti” info: unaspiaggiapertutti@gmail.com portavoce: Massimo Di Dato assisebagnoli@gmail.com telefono mobile: 340 271 6771
Quasi sempre si distrugge la natura e si rubano beni comuni dei cittadini ammantando il saccheggio con “crescita economica, sviluppo lavoro“: stavolta nella Ricostruzione di Città della Scienza sulla spiaggia di Bagnoli, lo si fa…. nel nome della ” Scienza” e della “Cultura”! VAS partecipa alla mobilitazione per impedire lo scempio e far realizzare la città della Scienza in altro sito fuori dalla Spiaggia. VAS sostiene la campagna della rete Campana della civiltà del Sole e della Biodiversità “L’Europa Contribuisca alla salvezza del clima del pianeta” e chiede a tutte di firmare la petizione e di darle la più ampia diffusione possibile, sottoscrivendola (basta cliccare) e facendola sottoscrivere all’indirizzo http://chn.ge/1jeNTuy Comunicato Stampa VAS del 13 febbraio 2014 La ricostruzione di Città della Scienza sulla spiaggia: un delitto molto più grave del suo criminale incendio del marzo scorso. VAS (Verdi, Ambiente e Società Onlus) condannò con forza il malavitoso incendio di Città della Scienza del marzo scorso ed espresse piena solidarietà ai lavoratori e la necessità di recuperare e rilanciare ad un più alto livello di qualità tutta l’attività espositiva e divulgativa andata distrutta. L’associazione resta ora profondamente sconcertata dell’accordo di programma previsto per il prossimo 4 marzo e dal percorso mediatico, politico, istituzionale attivato per la ricostruzione degli spazi per tali attività sull’arenile di Coroglio, nel sito dove era prima (con l’arretramento di pochi metri dal mare e addirittura con l’aggiunta di un assurdo approdo a disposizione di città della scienza). Il fatto è di una gravità enorme perché la realizzazione della Città della Scienza in tale luogo ruba ai cittadini Napoletani uno spazio enorme della spiaggia di Bagnoli, la vera sola spiaggia di Napoli. Al furto ai cittadini napoletani di tale bene comune si aggiunge quello all’ambiente ed al paesaggio, giacché la ricostruzione della Città della Scienza spacca in due il […]
Quando tra il 1860 e il 1865 è stata costruita la stazione ferroviaria di Venezia le navi continuavano ad attraccare nel Bacino di San Marco, sede tradizionale del porto di Venezia, compreso tra i canali del Lido, della Giudecca e il Canal Grande. Le navi provenivano dal porto (o bocca di Porto, come viene chiamato sul posto) del Lido o porto di San Nicolò che è l’accesso settentrionale alla laguna di Venezia, a nord di quelli di Malamocco e Chioggia. Il trasbordo delle merci avveniva pertanto mediante chiatte, un passaggio intermedio che comportava un dispendio di tempo e un aumento di costi. Si è reso perciò necessario individuare una nuova sede per la struttura portuale veneziana, che è stata ubicata all’estrema imboccatura occidentale del canale della Giudecca, dove facilmente si è potuto realizzare poi un collegamento ferroviario tra le banchine e la stazione: i lavori per la realizzazione della Nuova Stazione Marittima sono stati avviati nel 1869 e terminati con l’inaugurazione avvenuta il 1 marzo 1880. La Stazione Marittima è stata in seguito collegata alla ferrovia mediante due ponti in ferro, mentre ulteriori lavori vennero eseguiti tra il 1908 e il 1909 per il consolidamento dell’accesso alla bocca del Lido: la bocca di Malamocco è stata così definitivamente abbandonata nel 1910 e nel 1911 è stata aperta la terza bocca di porto, quella di Chioggia, destinata soprattutto al commercio del materiale ittico. Grazie a questa serie di interventi, Venezia è diventata il secondo porto d’Italia per movimento merci anche se, fino allo scoppio della prima guerra mondiale, il primato sull’Adriatico è continuato ad essere detenuto da Trieste. Negli anni della Grande Guerra è nato e si è sviluppato il progetto di Marghera, località della terraferma veneziana destinata poi all’insediamento di industrie pesanti: alla fine della guerra è apparsa chiara l’esigenza […]