COMUNICATO STAMPA LA PATATA (BOLLENTE) AMFLORA: IL TRISTE DESTINO DI UN TUBERO BIOTECH! Dichiarazione di Simona Capogna, Vicepresidente VAS La Corte di Giustizia Europea ha revocato l’autorizzazione per Amflora, la patata biotech della BASF. In questi giorni si è sentito tanto parlare di questa decisione, con commenti diversi: c’è stato chi ha esultato e chi ha cercato di minimizzare quanto accaduto. Facciamo un passo indietro per capire la (triste) storia di questo tubero biotech. Nel 1996 la multinazionale BASF ha richiesto l’autorizzazione la patata Amflora, geneticamente modificata per avere un altissimo contenuto di amilopectina, un amido molto utile nell’industria (ad esempio cartaria), come addensante. Nel 2010 l’autorizzazione è stata concessa, ma ha suscitato molte critiche (anche da parte dell’Agenzia europea per i Medicinali) a causa della presenza di geni di resistenza a due antibiotici (kanamicina e neomicina). La patata (bollente) biotech era destinata all’industria e alla mangimistica animale, ma solo dopo due anni la BASF ha annunciato di ritararsi dal mercato europeo, per quanto concerne gli Ogm, in quanto “non interessante economicamente”. Insomma, Amflora ha impiegato 14 anni per essere autorizzata, per essere bocciata, dal punto di vista economico, solo dopo 2 anni. Ora la decisione della Corte Europea si basa su aspetti procedurali che non sono stati rispettati dall’Unione Europea e riapre il dibattito sugli aspetti normativi e giurisprudenziali dei prodotti geneticamente modificati. Non riguarda, quindi, la bontà o meno dell’Amflora. Fatto sta, però, che per il tubero biotech la situazione diventa più complicata. Chi mal comincia… Roma, 17 dicembre 2013 Per ulteriori informazioni: Verdi Ambiente e Società (VAS) Via Corso Vittorio Emanuele, 154 – Roma Tel. 063608181 Cell. 3291328437