Quadri di Klimt e Chagall all’asta per pagare i debiti di Venezia Franceschini: solo una mezza minaccia

 

Rabbino di Viebsk.

Rabbino di Vitebsk di Marc Chagall

VENEZIA La tassa sui turisti (anche quelli che arrivano in treno), l’istituzione di aree a traffico limitato pedonale in centro storico, la possibilità di vendere i quadri come il celeberrimo «Judith II Salomé» di Klimt e un’altra opera di Chagall, che non pregiudichino l’integrità delle collezioni esistenti.

Ma il sindaco esclude che sia stata già decisa «la cessione di opere d’arte di pregio», ma ammette che «per la salvaguardia della città» si potrebbe «dover passare attraverso la rinuncia» di quelle non legate alla sua storia il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro.

L’amministratore è intervenuto con una nota per commentare un articolo uscito venerdì sul quotidiano Il Sole 24 Ore secondo la quale Venezia starebbe mettendo all’asta opere dei Musei civici, tra cui un Klimt e uno Chagall, per far quadrare i bilanci.

«Al momento non esiste alcun elenco» ha precisato Brugnaro.

«Penso sia solo una battuta o più comprensibilmente una mezza minaccia per chiedere più risorse al governo in vista della stabilità».

Contattato dall’agenzia Ansa il ministro Franceschini commenta così l’ipotesi di una vendita di quadri da parte del Comune di Venezia per risanare le casse.

«Le norme del codice Beni Culturali per evitare lo smembramento delle collezioni pubbliche e garantire la pubblica fruizione delle singole opere, chiudono il dibattito. Un dibattito che, visto dall’estero, farà altro male alla credibilità italiana».

Nel dossier consegnato ai parlamentari veneti e di cui il Corriere del Veneto aveva già dato notizia, Brugnaro scriveva che ci sono i canali da scavare, le fondamenta da sistemare, la pavimentazione da sistemare e in genere la manutenzione e la salvaguardia della città storica.

«Rispetto a qualsiasi altra città d’Italia — aveva precisato il sindaco — Venezia ha delle spese aggiuntive proprio per la sua specificità. I rifiuti ad esempio: raccolta e gestione costano 30 milioni in più. Poi c’è la manutenzione ordinaria, la rete antincendio. Messe tutte una sotto l’altra fanno arrivare il fabbisogno annuo della città a cento milioni».

Il sindaco ha già stabilito un contatto con l’economista Claudio De Vincenti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che si sta occupando della stesura della Legge di stabilità.

Per questo Ca’ Farsetti sta realizzando un vero e proprio dossier da presentare al governo che dia evidenza dei costi aggiuntivi connessi alle peculiarità paesaggistiche, territoriali, artistiche e storiche.

«Oggi tutti parlano di Venezia, ma al di là delle parole nulla, sono i residenti che pagano la specificità della città — aveva precisato il sindaco —. Scrivetelo: quest’anno a bilancio abbiamo 200 mila euro per le manutenzioni. La signora Borletti Buitoni, che è anche sottosegretario ai Beni culturali, potrebbe aiutarci a trovare qualche soluzione per recuperare i fondi per la manutenzione».

Brugnaro, così come tutti i suoi predecessori, spinge per rafforzare le competenze del sindaco capace di governare su tutto il territorio (avviando così la gestione unitarie delle acque) e per avere in cassa le risorse della Legge speciale già stanziate ma non ancora erogati al Comune (oggi sono 18 milioni).

«L’impegno per la nostra città è massimo — spiega il pd Michele Mognato — ma purtroppo ho sentito cose già dette, il problema c’è da diversi anni ed è il motivo per cui il conto economico dell’amministrazione veneziana si trova oggi in queste condizioni».

C’è il bilancio da far quadrare (mancano all’appello una ventina di milioni di euro) e il Patto di stabilità da rispettare (qui i milioni a mancare sono quasi 58).

Difficile riuscire a centrare gli obiettivi senza un contributo, anche legislativo, e non solo economi co del governo.

L’obiettivo è proprio quello di inserire la specificità di Venezia direttamente nella legge di stabilità con lo stanziamento di finanziamenti puntuali e norme ad hoc che possano agevolare il recupero di fondi per la sua salvaguardia.

«È indispensabile agire subito evitando di arrivare poi alla presentazione di emendamenti che hanno scarsa possibilità di essere votati», dicono i democratici Davide Zoggia e Delia Murer.

«La città va messa in condizione di farsi carico della sua manutenzione», aggiunge il deputato di Area popolare Andrea Causin.

«Sebbene la nostra opposizione sulle scelte amministrative e politiche di Brugnaro resti netta, consideriamo prioritari la messa in sicurezza del bilancio e la salvaguardia dei servizi e dei posti di lavoro», commenta il Sel Marcon.

 

SONDAGGIO Venezia in vendita. Il sindaco Brugnaro: per salvarci dobbiamo mettere all’asta i quadri. Ma il ministro Franceschini lo blocca. Chi ha ragione?

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 9 ottobre 2015 sul “Corriere della Sera”)

 

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