Il governo impugna la legge regionale piemontese sulla caccia

Immagine.logo Regione Piemonte Sulla caccia ancora contrasto tra normativa statale e normative regionali.

Questa volta è la Regione Piemonte, secondo quanto denuncia il WWF, ad emanare un testo che in alcuni passaggi appare costituzionalmente illegittimo.

Infatti alcune disposizioni contenute nella Legge della Regione Piemonte n. 11 del 25 giugno 2013 “Disposizioni in materia di aree contigue alle aree protette, modifiche alla legge regionale 29 giugno 2009, n. 19″ sembrano in contrasto con i principi fondamentali fissati dalla vigente normativa statale, inclusa quelli in materia di tutela dell’ambiente e degli ecosistemi.

Con un recente provvedimento della Giunta Cota sulle aree contigue, cioè sulle fasce di raccordo tra le aree protette e il territorio dove la caccia è permessa, viene annullato il diritto di attività venatoria  ai soli cacciatori residenti nei comuni dell’area protetta e dell’area contigua. Ciò implica quasi automaticamente un aumento della pressione venatoria su questi territori.

Secondo il WWF si apre la strada anche per aumentare in modo inaccettabile il disturbo all’ambiente e alla fauna nelle aree protette e limitrofe, nonché il rischio per coloro che a scopo ricreativo o naturalistico frequentano queste aree.

«Per il WWF da anni il Piemonte non solo ha perso il primato della Regione italiana più virtuosa nella conservazione della natura, ma con questa Giunta si sta ampiamente meritando il primato per le peggiori politiche di tutela dell’ambiente a livello nazionale» ha dichiarato Stefano Bechis, presidente del WWF Piemonte e Valle d’Aosta.

A fronte di questo quadro l’associazione ambientalista chiede che il Governo proceda all’impugnazione della Legge Regionale piemontese n.11/2013 presso la Corte  Costituzionale, per fermare l’aumento della pressione venatoria nei territori limitrofi alle aree protette: come già detto, in particolare è contestata la parte del provvedimento che apriva l’attività venatoria nelle aree contigue del parco anche ai cacciatori non residenti.

Secondo il provvedimento preso dalla Giunta Cota, infatti, nelle fasce di raccordo tra le aree protette e il territorio dove la caccia è permessa, è stato annullato il diritto di attività venatoria  ai soli cacciatori residenti nei comuni dell’area protetta e dell’area contigua: una scelta che secondo molte associazioni è destinata a aumentare la pressione venatoria su questi territori.

Ed è notizia del 2 agosto 2013 che anche il Governo avrebbe deciso di avallare questa tesi, impugnando il provvedimento piemontese di fronte alla Corte Costituzionale.

Lo annuncia la Lega per l’Abolizione della Caccia, che scrive: «Nella seduta odierna il Consiglio dei Ministri, tra l’altro, ha deliberato di impugnare alla Corte Costituzionale parte della legge regionale del Piemonte n. 11 del 25/6/2013».

«Si tratta del provvedimento regionale che consentiva anche ai cacciatori non residenti nei comuni delle aree contigue ai parchi di esercitare la caccia nelle zone “cuscinetto” esterne alle aree protette regionali», si legge in una nota.

«Era stata messa in atto dal Consiglio Regionale una  palese violazione della legge quadro statale sulle aree protette n. 394 del 1991 – aggiunge la LAC – la quale stabilisce che solo i cacciatori residenti nei comuni delle  ”aree contigue” ai parchi possano esercitarvi l’attività venatoria. La norma approvata dal Piemonte invece consentiva tale possibilità a tutti i cacciatori, compresi quelli forestieri».

E aggiunge: «Alla fine di giugno 2013 un dettagliato esposto ai Ministeri interessati era stato inoltrato da parte delle associazioni ambientaliste: Lega Abolizione Caccia,  WWF e Pro Natura-Torino, per chiedere al Governo di ricorrere alla Consulta affinché la norma regionale venisse dichiarata incostituzionale».

E conclude: «Ora si dovrà attendere il giudizio della Corte Costituzionale, anche se quest’ultima già in altre 3 occasioni ha annullato identiche disposizioni della Regione Liguria».

 

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