Già negli anni Quaranta nei dati delle temperature di alcune parti di Australia, Sudest asiatico e Africa c’erano i primi segnali del riscaldamento globale, mentre negli anni Sessanta i segni di un clima più caldo si potevano notare anche nell’area dei tropici.
A dirlo è uno studio condotto da ricercatori inglesi ed australiani, pubblicato su Environmental Research Letters, che ha ‘svelato’ così quando nei dati delle temperature sono apparsi i primi segnali del surriscaldamento globale.
La ricerca si sofferma sugli impatti globali già avvenuti e su quelli destinati ad aumentare nei prossimi anni.
I ricercatori, in particolare, hanno esaminato le temperature medie e quelle estreme, dati considerati più sensibili al riscaldamento globale.
Vicino ai poli, invece, i cambiamenti climatici nei dati delle temperature sono apparsi dopo.
Tra il 1980 e il 2000, infine, le colonnine di mercurio della maggior parte del pianeta stavano mostrando chiari segni del riscaldamento globale.
Gli Usa fino ad oggi hanno mostrato segnali minori, ma – avvertono gli studiosi – i segni del surriscaldamento diventeranno più evidenti nel prossimo decennio.
Mentre i mutamenti nelle temperature, scrivono ancora gli studiosi, sono già chiari nella maggior parte del mondo, quelli nelle piogge non sono ancora abbastanza pronunciati.
Nonostante si sia registrato un aumento generale delle precipitazioni estreme, questo non è ancora abbastanza forte da essere considerato al di fuori della variazione naturale.
“Ci aspettiamo che i primi eventi di forti piogge con un chiaro segnale di riscaldamento globale si verificheranno negli inverni in Russia, Canada e Europa del Nord nei prossimi 10-30 anni“, ha detto Ed Hawkins dell’università di Reading, co-autore dello studio.
“Questo potrebbe portare eventi di precipitazioni abbondanti in aggiunta alla tendenza già esistente di inverni sempre più umidi in queste regioni“.
(ANSA del 25 settembre 2015, ore 10:32
