Milano, Catella (‘regista’ di Porta Nuova) dopo l’acquisto della torre Inps: “Non sono il nuovo Ligresti”

 

Area ex sede INPS.

E adesso, dopo l’area Garibaldi, le ex Varesine e l’Isola, per Porta Nuova parte la fase ‘4’.

Perché il quartiere è destinato ad allargarsi verso via Melchiorre Gioia.

Con un primo tassello: la torre dell’Inps acquistata – per il fondo Porta Nuova Gioia – dalla Coima sgr guidata da Manfredi Catella.

Ex sede Inps.

Ex sede INPS

Un altro pezzo di città destinato a cambiare e a farlo anche con investitori internazionali: dopo aver venduto Porta Nuova al fondo sovrano del Qatar, infatti, Catella ne ha coinvolto un altro in questa operazione, quello di Abu Dhabi.

Porta Nuova 4.A.

Manfredi Catella, è il nuovo padrone della città?

Per niente. Noi siamo solo professionisti e lavoriamo per conto di investitori di tutto il mondo. Io non sono personalmente proprietario, mi sento un artigiano che lavora sul territorio per conto dei propri clienti“.

Che differenza c’è, quindi, tra lei e gli immobiliaristi del passato alla Ligresti che hanno segnato le sorti di interi quartieri di Milano?

La differenza è semplice e riguarda due fattori per me fondamentali: qualità e reputazione. Con Porta Nuova ci siamo presi la responsabilità di riportare la qualità del costruire bene la città in chiave contemporanea. Può piacere o non piacere, ma l’impegno è evidente e ha contribuito a dare lustro internazionale a Milano. In queste due parole c’è tutto: significa anche essere trasparenti, operare con le regole del mercato“.

Che progetto avete per la torre dell’Inps?

Per il momento abbiamo fatto studi per verificare le dimensioni che l’edificio potrà avere e altri per la zona pedonale e gli attraversamenti. Quella è un’area in parte irrisolta: la nuova sede della Regione ha creato un polo importante, ma poi ci sono altri edifici non utilizzati, dall’Inps alla Torre Galfa“. [vedi http://www.vasonlus.it/?p=14211]

Totrre Galfa.00.

Quella zona, in realtà, è lo storico centro direzionale della città. Nella sua visione, che cosa dovrà diventare?

Con Porta Nuova abbiamo costruito un nuovo, importante, centro direzionale, ma anche realizzato un mix tra residenze, commercio, cultura. È una strada auspicabile perché è la varietà che crea la vitalità di una città. In questo caso, credo che la vocazione naturale rimarrà direzionale e commerciale, con innesti di abitazioni come per il progetto che stanno sviluppando realtà cinesi a fianco dell’edificio del Comune di via Pirelli. Adesso bisogna riuscire a ridare alla zona una propria identità, a ricucirla con la città: è il lavoro fatto con Porta Nuova“.

Giardini d'inverno.

Il complesso dei “Giardini d’inverno” sfiderà il bosco verticale di Boeri

Sembra disegnare un piano più ampio del palazzo dell’Inps: vuol dire che non vi fermerete qui?

Guardiamo sicuramente ad altri edifici in zona perché vorremmo completare il lavoro di riqualificazione del quartiere. Tre anni fa, ad esempio, abbiamo comprato da un fondo tedesco insieme a investitori istituzionali italiani un immobile in via Gioia: dopo una ristrutturazione integrale oggi ospita un hotel e uffici. Un ruolo importante lo avrà anche Unipol, che possiede tre indirizzi strategici: uno all’interno di Porta Nuova, uno in via De Castillia e la Torre Galfa“.

Il nuovo design della torre Inps sarà affidato a Cesar Pelli, l’architetto dell’Unicredit Tower e del masterplan Porta Nuova. Perché abbattere e ricostruire, però? Non si poteva salvaguardare un pezzo della Milano degli anni ’60?

“Guardi, mi considero un agnostico in questo. Ci sono edifici che hanno un valore storico che va preservato ed è quello che abbiamo fatto con un monumento come l’ex Palazzo delle Poste di Ferrante Aporti di cui ci siamo occupati. Altri immobili sono semplicemente vecchi e hanno caratteristiche che li limitano. Nel caso dell’Inps non avremmo potuto garantire elevati standard di efficienza“.

Ma in questo modo non si rischia di perdere la memoria della città?

Qualsiasi città è un organismo vitale che si rinnova. Milano è passata da centro industriale a terziario, dai servizi agli abitanti tornati in centro. La qualità si fa anche abbattendo e ricostruendo. Preservare è solo una parte della storia“.

Siete arrivati alla fase ‘4’: perché questo sviluppo a pezzi?

Una visione generale ce l’avevamo fin dal primo giorno, ma la proprietà dell’area era molto frammentata. Di fatto non avevamo un foglio bianco su cui disegnare, ma tante tessere e il mosaico poteva essere formato solo mettendo insieme pezzi diversi per genesi ed evoluzione. L’amministrazione, però, ha cercato di garantire un disegno unitario e vincoli precisi“.

Nascita Porta Nuova.1.

Nascita di Porta Nuova (foto di Gabriele Basilico, tratta dal volume “Milano Porta Nuova, l’Italia si alza”)

Nascita Porta Nuova.2.

Nascita di Porta Nuova (foto di Gabriele Basilico, tratta dal volume “Milano Porta Nuova, l’Italia si alza”)

Nascita Porta Nuova.3.

Nascita di Porta Nuova (foto di Gabriele Basilico, tratta dal volume “Milano Porta Nuova, l’Italia si alza”)

Eppure una critica riguarda propria la mancanza di una visione generale.

Non sono d’accordo. Con Porta Nuova abbiamo creato un dialogo virtuoso con il pubblico e cercheremo il confronto con il Comune e la Regione anche per la torre Inps. Il successo del progetto non sarà solo costruire un bell’edificio, ma progettare la parte pubblica, connetterlo con la città“.

L’operazione degli scali ferroviari è rimandata, ma le aree, a cominciare da via Farini, sono strategiche. Potreste investire anche lì

Il nostro mestiere è fare sviluppo immobiliare. Sicuramente osserviamo con attenzione quello che accadrà“.

 

(articolo di Alessia Gallione, pubblicato con questo titolo il 7 gennaio 2016 su “la Repubblica”)

 

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