L’interpretazione della direttiva Bolkestein da parte della Regione Toscana al governo non va bene. Il consiglio dei ministri ha impugnato la legge regionale approvata a maggio con cui si cercava di offrire una “via d’uscita” alle imprese balneari per far fronte all’ennesimo cambio di scenario dovuto al pronunciamento della Corte di giustizia europea sull’applicazione della Bolkestein. Intanto la sentenza sui ricorsi per i mancati rinnovi delle concessioni presentati in Lombardia e Sardegna è attesa per il 14 luglio. L’Italia aveva prorogato le concessioni fino al 2020 senza effettuare gare, ma la sentenza potrebbe rendere carta straccia le autorizzazioni e obbligare l’indizione di aste su tutto il territorio nazionale: la Toscana aveva cercato di giocare d’anticipo approvando una legge che strizzasse l’occhio alla Bolkestein ma che allo stesso tempo cercasse di tenere in equilibrio libertà di concorrenza e tutela degli investimenti già effettuati. Ma tutto è stato bloccato dal governo. La Regione si dichiara pronta alla battaglia, mentre le opposizioni parlano di “pasticcio” e di “Pd Armata Brancaleone”. Intanto tutti i balneari d’Italia restano col fiato sospeso in attesa del 14 luglio. La situazione d’incertezza resta e il governo cerca di correre ai ripari: il viceministro all’economia Enrico Zanetti ha già assicurato che “sono in corso di definizione linee guida per una legge delega per le concessioni demaniali marittime“. La legge toscana: niente aste, indennizzi e gestione diretta La legge toscana prevede “procedure comparative” al posto delle aste, una durata delle concessioni compresa tra i 6 e i 20 anni in proporzione ai piani d’investimento presentati, l’indennizzo del 90 per cento del valore del suolo e dell’attività commerciale in favore di quel titolare originario che perdesse la concessione e infine il divieto di sub-affitto. Nessun obbligo comunque: chi deciderà di non sfruttare questa opportunità “potrà attendere l’esito della sentenza e la disciplina transitoria […]