Riscaldamento globale mette a rischio sicurezza alimentare

 

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(di Stefano Secondino) Il riscaldamento globale rischia di affamare milioni di persone al mondo, inaridendo i campi o sommergendoli con alluvioni.

E la stessa agricoltura contribuisce al cambiamento climatico, con la deforestazione e le emissioni di metano dagli allevamenti.

Per questo, l’agricoltura va modificata per adattarla al clima cambiato, e al tempo stesso per non farlo cambiare ancora.

È questo il messaggio della edizione di quest’anno della Giornata mondiale dell’alimentazione, indetta per il 16 ottobre dalla Fao e presentata venerdì nella sede di Roma, presenti il premier Matteo Renzi e delegazioni da tutto il mondo.

Anche papa Francesco ha mandato un messaggio.

Ottocento milioni di persone soffrono la fame – ha detto il direttore della Fao, José Graziano da Silva -. La nostra agenda vuole sradicare la fame nel mondo nel 2030, ma l’obiettivo è a rischio per l’avanzata del cambiamento climatico. Abbiamo visto un aumento dei parassiti e delle malattie, alluvioni più intense, uragani in Africa, Asia e America. Disastri come questi sono sempre più probabili e più difficili da prevedere“.

Tutti sconvolgimenti provocati dal riscaldamento globale, causato dalle emissioni di gas serra dalle attività umane, soprattutto anidride carbonica e metano.

I poveri e gli affamati sono quelli che soffrono di più – ha messo in luce il direttore della Fao -. I piccoli agricoltori sono i meno attrezzati ad affrontare i cambiamenti del clima“.

D’altro canto, la stessa agricoltura è responsabile del 20-25% delle emissioni globali di gas serra e consuma il 70% delle risorse idriche.

Due terzi delle emissioni di gas serra agricoli vengono dalla zootecnia.

Insomma, contadini e allevatori sono al tempo stesso vittime e corresponsabili del riscaldamento globale.

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La via d’uscita a questo rebus si chiama agricoltura sostenibile.

Varietà di piante più resistenti, pratiche agricole più efficienti, che sfruttano meno acqua e riducono la deforestazione.

E poi ridurre gli sprechi alimentari: un terzo del cibo al mondo va sprecato.

Una quantità che sarebbe sufficiente a eliminare la fame dal mondo.

Per cambiare tutto questo servono politiche dei governi, investimenti, ricerca, cultura.

Nel suo messaggio alla Fao papa Francesco ha auspicato che gli Accordi di Parigi “non rimangano belle parole, ma si trasformino in decisioni coraggiose capaci di fare della solidarietà non soltanto una virtù, ma anche un modello operativo in economia“.

E poi ha denunciato la logica della produzione e del consumo “a tutti i costi” e i mercati che trasformano il cibo in “un mero affare economico“.

Per il premier Renzi “l’Italia si impegna per utilizzare gli eventi del 2017, dalla celebrazione dei Trattati di Roma a marzo al G7 fino alla presenza nel consiglio Onu, per fare dell’argomento del cibo un tema di discussione“.

E ha aggiunto: “Con la legge sullo spreco alimentare possiamo passare dalle 500mila tonnellate di oggi ad 1 milione di tonnellate di cibo risparmiato nel 2017“.

I NUMERI DELLA GIORNATA – Nel 2050 la produzione agricola globale dovrà aumentare del 60% rispetto ai livelli attuali, per sfamare una popolazione mondiale che cresce senza sosta.

Ma intanto oggi un terzo del cibo prodotto viene perso prima che arrivi sulle tavole.

La Fao, l’agenzia delle Nazioni Unite per l’agricoltura e l’alimentazione, in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione del 16 ottobre ha diffuso una serie di dati sul settore agricolo nel mondo, sul suo funzionamento (o malfunzionamento) e sul suo impatto sull’ecosistema.

SPRECO ALIMENTARE. I dati sullo spreco alimentare sono impressionanti.

Il cibo buttato, un terzo del totale prodotto, vale 2.600 miliardi di dollari all’anno.

Questo spreco genera ben l’8% delle emissioni totali di gas serra.

È quasi quanto genera il settore dei trasporti su strada.

Se lo spreco alimentare fosse un paese – scrive la Fao in un documento – sarebbe il terzo più grande emettitore al mondo“.

SFRUTTAMENTO RISORSE. Per sfamare una popolazione mondiale che continua a crescere, nel 2050 la produzione agricola dovrebbe aumentare del 60%.

Ma il cambiamento climatico, con la desertificazione e gli uragani devastanti, è un grave ostacolo.

Già si riscontra un declino della produttività della coltura – scrive la Fao – ma per il 2050 un calo dal 10% al 25% potrebbe diventare un fenomeno diffuso“.

Per la stessa data, “la pesca delle principali specie si ridurrà fino del 40% nelle zone tropicali, dove i mezzi di sussistenza dipendono fortemente dal settore ittico“.

EFFETTO SERRA. L’agricoltura contribuisce per il 20-25% alle emissioni di gas serra (anidride carbonica e metano).

Ma due terzi dei gas climalteranti agricoli vengono dalla zootecnia.

La deforestazione provocata da una agricoltura intensiva e non sostenibile incide per un 10-11% sulle emissioni.

 

(ANSA del 15 ottobre 2016, ore 16:54)

 

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