Unep boccia accordo di Parigi, ”non basterà”

 

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BRUXELLES – L’accordo di Parigi sul clima non basterà a contenere l’aumento della temperatura globale in questo secolo entro i 2 gradi: se vogliono raggiungere questo obiettivo i Paesi del mondo devono cercare di ridurre attivamente le emissioni di gas a effetto serra di un ulteriore 25% entro il 2030.

Questo l’allarme lanciato nel rapporto annuale del programma delle Nazioni unite per l’ambiente (Unep), secondo il quale senza ulteriori tagli delle emissioni, la temperatura media salirebbe di 3 gradi. Secondo l’agenzia dell’Onu, che ha presentato il suo rapporto il giorno prima dell’entrata in vigore dell’accordo sul clima di Parigi, anche se l’accordo fosse pienamente applicato l’aumento previsto della temperatura in questo secolo sarebbe tra i 2,9 e i 3,4 gradi.

Il direttore esecutivo dell’Unep, Erik Solheim, presentando i dati dell’Emissions Gap Report 2016 ha osservato che gli impegni presi nell’ambito dell’accordo sul clima di Parigi vanno “nella giusta direzione” e possono contribuire a “rallentare il cambiamento climatico“.

Ma serve “subito intraprendere ulteriori azioni” se si vogliono evitare gli effetti peggiori dell’aumento delle temperature.

Nel documento si invitano quindi le parti ad andare immediatamente oltre gli impegni di Parigi per scongiurare un aumento medio della temperatura globale che secondo le proiezioni potrebbe superare i 3 gradi.

Fao, 100 miliardi Green Climate Fund non bastano.

“I cento miliardi previsti per il Green Climate Fund istituito dall’Onu non saranno sufficienti per finanziare tutte le attività di adattamento e mitigazione necessarie a raggiungere l’obiettivo di mantenere sotto i 2 gradi l’innalzamento della temperatura fissato durante la COP21 di Parigi”.

Lo ha detto il direttore generale aggiunto della Fao, Renè Castro Salazar, intervenendo a Frosinone al tredicesimo Forum internazionale dell’Informazione ambientale, organizzato dall’associazione Greenaccord che si è aperto stamattina.

Un appuntamento che doveva svolgersi a Rieti, ma è stato spostato nel capoluogo ciociaro dopo l’allerta terremoto causata dall’ultima forte scossa dei giorni scorsi tra Umbria e Marche.

Al momento – ha aggiunto Castro – sono stati stanziati solo 10 miliardi delle risorse previste“.

L’obiettivo era di arrivare a 100 entro il 2020.

Per questo – ha proseguito – la Fao cercherà di fare da tramite tra i diversi Paesi, il Green Climate Fund e le banche di sviluppo regionali per essere certi che le risorse vengano utilizzate in modo efficace.

Altrimenti ripeteremo gli errori di protocollo di Kyoto che ha escluso i piccoli attori dal sistema“.

Fao, entro 2100 smaltire 30 gigatonnellate CO2.

Quella che stiamo affrontando è una sfida nei confronti della vita umana visto che entro il 2100 avremo bisogno di smaltire 30 Gigatonnellate di CO2, l’equivalente di una tonnellata per abitante“.

Lo ha detto il direttore generale aggiunto della Fao, René Castro Salazar, parlando a Frosinone al tredicesimo Forum sull’informazione ambientale.

Non bastano – ha proseguito – i 100 miliardi previsti per il Green Climate Fund istituito dall’Onu per finanziare tutte le attività di adattamento e mitigazione necessarie a raggiungere l’obiettivo di mantenere sotto i 2 gradi centigradi l’innalzamento della temperatura“, considerando anche che allo stato attuale sono stati stanziati solo 10 mld di dollari.

La Fao si farà portavoce delle istanze degli oltre 800 milioni di piccoli agricoltori che debbono essere inclusi in queste nuove forme di agricoltura“.

Anche Riccardo Valentini (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) ha evidenziato i punti critici dell’accordo di Parigi.

L’accordo – ha sottolineato – va troppo lentamente, anche se è stato utile aver incluso tutti i Paesi.

Fino al 2020 l’accordo è ancora in fase negoziabile ed è dimostrato che gli impegni volontari portano il riscaldamento globale alla soglia dei 3 gradi, ben al di sopra dei 2 che rappresentano l’ambizione minima di Parigi“.

 

(ANSA del 3 novembre 2016, ore 16:25)

 

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