Campania, il condono edilizio di De Luca. Green Italia: «indecente»

 

Il vulcanico presidente della Campania, Vincenzo De Luca, si è dimenticato di quando il suo Partito, il PD, ai tempi delle giunte regionali di centro-destra diceva: «Finché il territorio sarà considerato oggetto di baratto in cambio di consensi elettorali, quelle che poi verranno saranno lacrime di coccodrillo» e ha presentato, insieme alla sua giunta, un disegno di legge che prevede «misure di razionalizzazione e semplificazione in materia di governo del territorio»  e che in realtà punta a  salvare 70mila immobili abusivi, permettendo ai Comuni campani di attuare misure alternative all’abbattimento degli edifici non a norma, come ad esempio acquistarli per trasformarli in scuole, asili nido o biblioteche.

 

Insomma, il disegno di legge è un condono edilizio per  gli abusi costruiti lungo le coste e le aree interne e sfuggiti al precedente condono o edificati  dopo il 2003.

 

De Luca e il Pd campano parlano addirittura di sanatoria sociale, ritirando fuori  le definizioni di “abusivismo buono” dei bei tempi di Berlusconi e addirittura quello “di  necessità” degli antichi governi democristiani e degli estinti ministri socialdemocratici.

 

Il tutto “giustificato” con il fatto che le ordinanze di abbattimento degli abusi non vengono rispettate dagli abusivi.

 

Secondo il co-portavoce di Green Italia, Carmine Maturo, è «indecente il disegno di legge per la sanatoria sugli immobili voluto dal governatore della Regione Campania De Luca.

 

L’abusivismo “buono” e di “necessità” non esiste, e in un territorio come quello campano che ha pagato, e continua a pagare, un prezzo altissimo all’illegalità legata agli intrecci tra malavita e cemento, nessun arretramento può essere concesso».

 

La Regione propone di  «consentire ai Comuni di rilevare, anziché abbattere, le strutture abusive. 

 

E nel caso si trattasse di semplici abitazioni e non di capannoni o strutture adattabili a uffici pubblici, il suggerimento è di riconsegnarle in fitto a chi già le abita.

 

Nel patrimonio così acquisito rientrano immobili di ogni genere, quelli che abbondano nei programmi e che puntualmente difettano nei bilanci consuntivi». 

 

Il tutto in una regione dove il ciclo del cemento è saldamente nelle mani della Camorra e dove  un meccanismo del genere sarebbe una manna per il già endemico voto di scambio.

 

Maturo fa notare che «il disegno di legge approvato dalla giunta della Regione Campania sostanzialmente suggerisce ai Comuni di rilevare gli immobili abusivi e di riconsegnarli in fitto a chi già li abita, autorizzando i Comuni a non abbattere le strutture abusive, pari al numero enorme di 70mila».

 

il co-portavoce di Green Italia conclude: «È furbesco l’intento di De Luca e della maggioranza che lo sostiene, perché l’abusivismo edilizio non è un’illegalità minore, ma è una piaga che ha procurato danni enormi al paesaggio e al territorio.

Come Green Italia lanciamo un appello a tutte le amministrazioni comunali, alle associazioni ambientaliste, alla cittadinanza attiva che vogliono bene al proprio territorio di ribellarsi a questo ulteriore tentativo di condono e di sfregio del territorio».

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 17 marzo 2017 sul sito online “greenreport.it”)

 

N.B. – Il 5° comma dell’art. 31 del D.P.R. n. 380 del 6 giugno 2001 (“Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia”) riguarda gli “Interventi eseguiti in assenza di permesso di costruire, in totale difformità o con variazioni essenziali” e dispone testualmente: “L’opera acquisita è demolita con ordinanza del dirigente o del responsabile del competente ufficio comunale a spese dei responsabili dell’abuso, salvo che con deliberazione consiliare non si dichiari l’esistenza di prevalenti interessi pubblici e sempre che l’opera non contrasti con rilevanti interessi urbanistici, ambientali o di rispetto dell’assetto idrogeologico.”

Disporre per legge di riconsegnare in affitto le case abusive a chi già le abita non sembra rientrare affatto nella esistenza di prevalenti interessi pubblici.

 

Dott. Arch. Rodolfo Bosi

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