Piccoli comuni radici del futuro. Borghi e territori al centro del rilancio del Paese

 

Oggi al il ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo si è parlato di piccoli comuni, innovazione sociale ed economia del paese e delle opportunità offerte dai nostri borghi, tra tradizione e innovazione, peculiarità nazionali e sviluppo globale.

Un incontro tenutosi alla vigilia della festa dei piccoli comuni, Voler Bene all’Italia, che Legambiente promuove insieme a un vasto comitato dal 2 al 4 giugno, con il contributo di Menowatt Ge.

Secondo Legambiente, «la scommessa dei borghi italiani è tutta da giocare.  

Perché a saperle cogliere, per lo sviluppo del Paese, le potenzialità di questi territori sono molte e consistenti.  

Se solo un quarto delle superfici coltivate abbandonate negli ultimi 20 anni fosse riutilizzato in modo innovativo, per esempio, avremmo 125mila nuove aziende agricole (di 12 ettari ognuna).  

Oppure se i posti letto dei comuni fino a 5.000 abitanti fossero utilizzati secondo la media nazionale (21,9% invece dell’attuale 18,2%), il fatturato indotto del turismo sarebbe di 1,84 miliardi di euro, con l’attivazione di circa 33.400 unità di lavoro.  

Non è un caso che l’incontro di apertura di questa grande iniziativa di celebrazione della ricchezza materiale e immateriale custodita nell’Italia “minore” si sia svolto tra le mura del ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo, che ha proclamato il 2017 Anno dei borghi e dato il suo patrocinio insieme ai ministeri dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e al dipartimento per gli Affari regionali della Presidenza del Consiglio dei ministri a Voler Bene all’Italia, che ha anche ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica».

La presidente di Legambiente, Rossella Muroni, ha sottolineato che «i borghi, già oggi,  pur soffrendo in tanti casi di calo demografico e rarefazione dei servizi basilari, concorrono allo sviluppo di strategie per ridurre le diseguaglianze sociali ed economiche e per creare un “sistema Italia” capace di generare competitività e miglioramento della qualità di vita dei cittadini.  

Le potenzialità che l’indagine che presentiamo oggi pone all’attenzione lasciano capire come la distanza per recuperare il disagio insediativo e produttivo di questo pezzo di Paese non è irrecuperabile, indicando anche la via di cui l’Italia ha bisogno per garantire attraverso serie politiche di forte riequilibrio territoriale la qualità produttiva paesaggistica e attrattiva che le invidiano in tutto il mondo».

La Muroni si riferisce all’ottavo rapporto nazionale Piccoli Comuni, a cura di Sandro Polci e Roberto Gambassi, che, oltre a restituire un’analisi puntuale dello stato dei territori italiani dei piccoli comuni, si concentra su «tre opportunità – quella residenziale, quella agricola e quella turistica – per contrastare, secondo criteri di economia circolare, lo spopolamento, l’invecchiamento e la denatalità di ampia parte del territorio.

Con una chiave di lettura che rompe e capovolge lo scenario attuale di disgregazione dei borghi, i numeri, analizzati in prospettiva, tracciano, infatti, quelli che potrebbero essere i risultati di azioni, concrete e fattibili su questi tre fronti».

Il rapporto evidenzia che «nei piccoli comuni, si conta circa una casa vuota ogni due occupate.  

Un patrimonio abitativo che rappresenta un’opportunità di riuso sociale, di recupero edilizio e turistico che potrebbe essere utilmente impiegata per nuova residenzialità, anche sul fronte dell’accoglienza dei migranti.   

Solo puntando sul 15% del patrimonio abitativo disponibile si potrebbero ospitare 300mila nuovi cittadini e invertire il tragico calo demografico a cui sono condannate queste aree, oltre a produrre con opere di adeguamento 2 miliardi di giro di affari nel settore della rigenerazione urbana e 30mila nuovi addetti da impiegare.  

Senza considerare che se i posti letto disponibili e potenziali fossero utilizzabili secondo la media italiana del 21,9% a fronte dell’attuale 18,2% dell’Italia interna il settore svilupperebbe un fatturato indotto di 1,84 miliardi di euro e un attivazione di circa 33.400 mila unità di lavoro. 

Considerato anche il ritorno di giovani all’agricoltura, l’exploit di prodotti di eccellenza italiana sul mercato internazionale, il connubio tra la filiera agroalimentare e l’attrattività turistica enogastronomica, che oggi possono divenire un sistema coordinato, stiamo parlando di un’economia della bellezza, che già in Italia produce 1 euro su 6 del fatturato nazionale (indagine Prometeia).  

In una proiezione studiata sui trend della vicina Francia – che sui comparti dei consumi alimentari e del turismo, cioè le maggiori vocazioni dei territori minori fa meglio di noi – si potrebbe sviluppare per l’Italia dei borghi sotto i 5mila abitanti un fatturato aggiuntivo di 1,6 miliardi per quasi 30 mila unità di lavoro».

Per quanto riguarda la crescita dell’offerta turistica, il rapporto  sottolinea «la necessità di fare rete, on line e sul territorio, grazie al potenziamento della banda larga e a quello del legame con gli operatori del settore».

L’indagine sui Piccoli Comuni si sofferma sulle certificazioni ambientali, estendendo ai borghi il ragionamento sulle imprese che vede le certificazioni come acceleratori di competitiva e performance.

«Considerando che nel 2010, le notti trascorse dai turisti nei comuni sotto i 5.000 abitanti sono 8,7 per ogni abitante, mentre in quella che viene definita “l’Italia del Marchio” salgono a 11,9 – spiega Legambiente – si calcola che per ogni cittadino dei comuni sotto i 5 mila abitanti corrisponde una spesa economica turistica di 887 euro mentre, nei comuni certificati, questa cifra sale a 1.234 euro: una ricchezza aggiuntiva che produrrà ulteriore qualità per il borgo e per l’impresa turistica.  

Come è evidente nell’approfondimento fatto per la Regione Toscana, dove, dal 2010 al 2015, la domanda nei comuni fino a 5.000 ab. è leggermente diminuita (- 1,7% mentre nei “Comuni del marchio” è cresciuta di + 14,1%».

Il Cigno Verde è convinto che «invertire il trend, dunque, è possibile e oggi diventa una questione fondamentale, se si considera che l’Italia è il Paese più vecchio in Europa e che il picco di cittadini over 65 è proprio nei piccoli comuni.  

In particolare, nei comuni sotto i 2mila abitanti, gli over 65 sono attualmente al 25,5% (a fronte del 21,4% nazionale) con una crescita stimata al 30% nel 2020 (nazionale al 27%) e al 34% nel 2030: in pratica, un anziano ogni 3 persone e 3 anziani per ogni bambino.  

Ma esperienze innovative stanno dimostrando che i piccoli comuni sono la terra ideale di quella green society che vuole e sa realizzare un’economia solidale, circolare e rispettosa delle risorse».

Perché una festa dei piccoli comuni, ma anche perché un Anno dei Borghi, ce lo dice anche l’appello ai cittadini italiani, promosso da Legambiente e dalla rete di Borghi Autentici d’Italia, «affinché sia posto all’attenzione della opinione pubblica, delle istituzioni e di tutte le forze politiche, economiche e sociali il tema del futuro dei borghi italiani».

Il testo propone azioni concrete per migliorare la qualità della vita nei borghi e, nel rivendicare con forza le potenzialità dei piccoli comuni per il futuro del Paese, definisce gli “argomenti cruciali di questa ‘Italia speciale’. 

Una realtà che costituisce il 55% del territorio nazionale e su cui vive oltre il 16% della popolazione del Paese, e che deve essere messa in condizione di avere una parte da protagonista attiva della crescita e del miglioramento futuro del Paese.

«Per questo – ha dichiarato Ivan Stomeo, sindaco di Melpignano e presidente dell’associazione Bai – le associazioni firmatarie dell’appello auspicano che si promuova, al più presto, una mobilitazione pubblica che, a fronte di un modello di sviluppo caratterizzato dalla sostenibilità ambientale, economica e sociale e non predatorio, sia capace di affrontare e risolvere le criticità e di promuovere e valorizzare le opportunità presenti nei territori dei borghi italiani».

Intanto la festa di Voler Bene all’Italia si preannuncia come un assaggio esemplare della ricchezza dei nostri borghi, con itinerari speciali, visite guidate e aperture straordinarie per condividere il patrimonio di storia, tradizioni e natura dei nostri territori.

Moliterno, Pollica, Melpignano, Buccino, Biccari, Masullas, Montesegale, Roseto Capo Spulico, Castel del giudice, Stroncone, San Leo, i comuni dell’Ecomuseo della Valle dell’Aso, del Parco del Beigua e delle Cinque terre sono solo alcuni dei numerosi piccoli comuni che mostreranno le proprie bellezze ai visitatori in questo fine settimana speciale.

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 1 giugno 2017 sul sito online “greenreport.it”)

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