L’economista Alessandro Marangoni, amministratore delegato del centro studi Althesys, che conduce l’analisi Top Utility sulle aziende di servizi pubblici locali e gli acquedotti, non ha dubbi: «La crisi dell’acqua non può essere definita emergenza, perché viene da lontano ed era prevedibile: arriva dal sommarsi del cambiamento del clima con la mancanza di risorse economiche necessarie a fare gli investimenti indispensabili al settore idrico». Althesys, fa il punto sulla situazione climatica: «Nel solo 2016 la temperatura media annua ha segnato un nuovo record, è stata superiore di 1,35 °C rispetto al trentennio 1961-1990 (fonte: Crea-Mipaaf), e le anomalie idrologiche e termiche hanno contraddistinto anche i primi mesi del 2017, con temperature nettamente superiori alla media (+3,2 °C) associate a una forte riduzione di pioggia (- 53% rispetto alla media nel mese di giugno)». Per quanto riguarda le infrastrutture idriche, Althesys ricorda che «le perdite di rete negli acquedotti dei capoluoghi di provincia si sono attestate in media al 35,1% dell’immesso in rete (dati 2015, fonte Istat). La situazione è fortemente diversificata a livello territoriale con valori molto più bassi al Nord (23%) rispetto al Centro (42,7%) e al Sud (43,4%), con picchi del 54,8% in Sardegna». Marangoni sottolinea che «Gli investimenti sono in crescita, grazie alla visibilità sulle tariffe assicurata dall’azione dell’Aeegsi, ma sono ancora insufficienti. Tali investimenti, se rapportati alla popolazione servita, sono circa 33,5 €/abitante all’anno, a fronte di un fabbisogno stimato di 80 €/abitante. Nel 2015 le maggiori aziende idriche del Paese monitorate dall’indagine Top Utility di Althesys sulle prime 100 utility italiane hanno realizzato investimenti per 1,2 miliardi di euro, pari al 24,1% del loro volume d’affari: non bastano. Secondo la nostra analisi, quelle con la maggior necessità di interventi sulla rete di distribuzione e per i cittadini sono le imprese acquedottistiche del Mezzogiorno». Tra le […]