Ambiente, nasce un movimento europeo

 

Un nuovo movimento che non conosce confini europei e reclama giustizia ambientale è nato ieri ai Magazzini del Sale.

L’occasione è stata l’assemblea tenutasi prima della manifestazione di oggi contro il passaggio delle grandi navi in laguna, in programma dalle 15 in poi alle Zattere.

«Per la prima volta tante associazioni che hanno in comune il tema della crisi ambientale si sono parlate e conosciute», ha spiegato il portavoce del movimento No Grandi Navi Tommaso Cacciari.

«Siamo davanti a un movimento di persone che viene da tutta Europa, della stessa portata di quello che nacque con i No Global, ma che oggi si riunisce perché pretende che ci sia un cambio di politica nei confronti dell’ambiente.  

Oggi è in gioco la vita stessa di parte dell’umanità».

Più di duecento persone hanno partecipato all’assemblea (oltre agli spettatori in streaming nel sito del movimento) dove hanno parlato i portavoce di altrettanti movimenti di città che soffrono dello stesso problema veneziano, come gli abitanti delle Isole Baleari, quelli di Barcellona e di Amburgo e molti altri, ognuno con il proprio caso, ma ognuno accomunato da una parola emersa nell’intervento del portavoce di Napoli: «biocidio», ovvero distruzione dell’ambiente e quindi anche di chi ci abita.

Alla fine si sono gettate le basi di un movimento più grande che oggi farà la sua prima uscita sul palco della manifestazione.

«È come non avere le chiavi della nostra porta di casa», ha spiegato Manel Domenech di Maiorca dove proprio ieri si è manifestato contro la pressione turistica.

«Abbiamo sette grandi navi al giorno, 25 mila turisti, 600 mila stanze turistiche legali e un buon 40% illegali e 120 mila auto solo a uso turistico, non c’è spazio.  

Quando piove i turisti vengono tutti in città e le strade diventano impossibili, non si cammina».

Stessa insofferenza a Barcellona dove l’Assemblea de Barris per un Turisme Sostenible (Abts) tiene quotidianamente informati i cittadini con un Tweet (@AssBarrisTS) su quante navi arrivano e quanti turisti sbarcano, come spiega il portavoce Diego Martin.

A seconda del colore del cinguettio, dal giallo al nero, si capisce la portata dello sbarco, come ieri: Tweet arancione, tre crociere e 11 mila turisti.

«Adesso la MSC ha annunciato che vorrebbe costruire un’altra banchina», spiega Martin, «dovevamo fare una manifestazione a giorni, ma dopo l’attentato ci sono state delle limitazioni e abbiamo dovuto posticipare».

La sindaca Colau ha dato un taglio definitivo alla nascita di nuovi alberghi, ma le grandi navi non rientrano nelle sue competenze: «Non se ne parla da molto» prosegue, «ma il problema è che il Porto è autonomo, prende le decisioni senza parlare con la città.  

Noi chiediamo che ci sia un limite.  

Ora poi ci sono anche tre grandi navi con la polizia, per questo abbiamo mandato un Tweet nero (per il Referendum sull’Indipendenza della Catalogna, ndr)».

Ieri per tutto il giorno e oggi fino alle 14.30 l’associazione We are here Venice ha ospitato un workshop a Palazzo Persico Giustinian riunendo tutte le città italiane che hanno il problema delle grandi navi:

«La grande partecipazione all’assemblea», ha detto Luciano Mazzolin di Ambiente Venezia, «è la premessa a una grande manifestazione».

«Bisogna ascoltare la laguna», ha detto Lidia Fersuoch di Italia Nostra, «noi saremo alla manifestazione per questo».

 

(Articolo di Vera Mantengoli, pubblicato con questo titolo il 24 settembre 2017 su “La Nuova di Venezia e Mestre”)

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