Il consumo di caffè in capsule comporta il rilascio di nanoparticelle e microplastiche?

 

All’Università Milano-Bicocca un gruppo di biologi del dipartimento di Scienze dell’ambiente e della Terra, con la passione per la scienza e per la sostenibilità, ma anche per il caffè, si è d’un colpo reso conto che anche la semplice e verace passione per questa bevanda può avere un impatto ambientale non indifferente.

Dopo aver stimato un consumo di 5.000 capsule all’anno da parte del solo gruppo di ricerca – costituito da 11 persone, evidentemente senza una più sostenibile moka a disposizione – il team ha dunque deciso di mettere a punto un progetto che potesse soddisfare tre obiettivi principali: avviare un sistema di raccolta sperimentale per differenziare le capsule applicabile a realtà come uffici, aziende e università; analizzare in laboratorio eventuali rilasci di nanoparticelle e microplastiche all’interno della bevanda e, infine, sperimentare formule di riuso del caffè esausto.

Per portare avanti questo progetto di ricerca è partita su Produzioni dal Basso, storica piattaforma italiana di crowdfunding, la raccolta fondi per il progetto di ricerca, che rimarrà attiva fino al 15 aprile.

Nel concreto, la prima azione prevista dal progetto consiste nell’installazione, all’interno dell’Università, di raccoglitori dedicati alla raccolta differenziata delle capsule.

Per separare le capsule dal caffè esausto il gruppo di lavoro ha individuato un macchinario speciale, messo a disposizione dall’azienda White Star, che consentirà di differenziare i rifiuti in modo sostenibile iniziando nel contempo un processo di compostaggio; nel frattempo è già siglata la partnership con il Parco Nord di Milano, per riutilizzare il caffè esausto come fertilizzante dell’Orto Comune Niguarda.

Come già accennato, il progetto prevede inoltre l’analisi in laboratorio delle capsule, partendo dallo stabilire se le alte temperature raggiunte all’interno delle macchinette del caffè possano determinare il rilascio di microplastiche o nanoparticelle nel caffè che si consuma.

L’obiettivo dell’indagine in laboratorio è duplice: da un lato, infatti, occorre capire se ci sono materiali più idonei a contenere il caffè, che non lascino tracce sulla salute; dall’altro, in questo modo gli scienziati vogliono contribuire a orientare produttori e i consumatori verso materiali maggiormente sicuri e sostenibili.

Per contribuire alla campagna di crowdfunding del progetto “Caffè senza tracce”: https://www.produzionidalbasso.com/project/caffe-senza-tracce/.

Per i partecipanti  previste ricompense come semi da piantare, eccellente caffè macinato, simpatici gadget e un albero da frutta

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 15 febbraio 2019 sul sito online “greenreport.it”)

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