Operação Verde Brasil in Amazzonia: Bolsonaro ora vieta di accendere fuochi per 60 giorni

 

Di fronte all’aumento degli incendi in Amazzonia e alle critiche internazionali, il presidente neofascista del Brasile, Jair Bolsonaro, ha firmato un decreto che vieta di accendere fuochi all’aperto per 60 giorni.

Non è chiaro quale impatto potrà avere il decreto perché, come fanno notare gli ambientalisti brasiliani, la stragrande maggioranza degli incendi appiccati per “bonificare” le foreste nell’Amazzonia brasiliana sono già illegali e restano praticamente impuniti perché la legge esistente non viene fatta rispettare.

Infatti, la giustizia brasiliana sta indagando sugli incendi, appiccati per far spazio a pascoli e terreni agricoli e il decreto Bolsonaro ora ri-vieta di accendere fuochi a questo scopo in tutto il Paese, permettendo tre eccezioni: quando gli incendi sono autorizzati dalle autorità ambientali per motivi legati alla salute delle piante; come misura preventiva per combattere gli incendi; come parte della tradizionale agricoltura di sussistenza praticata dagli indigeni.

I Paesi sudamericani si incontreranno la prossima settimana per discutere della crisi degli incendi in Amazzonia.

Bolsonaro ha respinto come colonialisti gli aiuti del G7 ma ha accettato quelli di altri Paesi e degli Usa (che del G7 fanno parte).

Il Cile invierà tre aerei, squadre specializzate e un elicottero militare; l’Ecuador tre brigate con 30 specialisti in incendi boschivi; gli Stati Uniti invieranno inoltre due canadair e un aereo per trasportare fino a 70 persone; Israele 100 m3 di agente chimico ritardante di fiamma.

Intanto è in pieno svolgimento l’Operação Verde Brasil e il governo federale  ha detto che, secondo il Centro Gestor e Operacional do Sistema de Proteção da Amazônia (Censipam), un satellite ottico che monitora gli incendi nella regione amazzonica, «i focolai di incendio stanno già diminuendo».

Il vice ammiraglio Ralph Dias da Silveira Costa, responsabile dei livelli tattici e operativi delle azioni nell’Amazônia Legal, ha spiegato che «attualmente, la maggiore attenzione è rivolta a combattere gli incendi.

Quelle contro i crimini, sono operazioni molto più elaborate, sono operazioni di intelligence e devono avere un certo grado di segretezza. In questa lotta contro la criminalità lavoriamo sul lungo periodo».

Secondo Gabriel Zacarias, il capo di PrevFogo dell’Instituto Brasileiro do Meio Ambiente e dos Recursos Naturais Renováveis (Ibama), «la semplice presenza di brigadistas nella regione amazzonica ha fatto cambiare comportamenti.

La gente percepisce già che, da quando abbiamo iniziato, i focolai di incendi sono diminuiti, e questo è indicativo.

Numericamente abbiamo bisogno di un periodo più lungo sia per garantire la sicurezza che per trasmettere queste informazioni, ma la presenza di tutte le agenzie coinvolte ha portato a  una variazione sostanzialmente al ribasso dopo l’inizio dell’operazione».

Il governo brasiliano fa l’esempio dello Stato di Rondônia, dove le operazioni anti-incendio sono iniziate il 24 agosto.

Marcos José Pereira, direttore Ações Socioambientais e Consolidação Territorial em Unidades de Conservação dell’Instituto Chico Mendes de Conservação da Biodiversidade (ICMBio), conferma che «nello Stato si è verificata una variazione al ribasso dei picchi di incendio. In quella regione specifica, abbiamo avuto una variazione nei focolai.

Per esempio, il 23 agosto abbiamo avuto alcuni picchi, circa 400 focolai, e dopo le azioni intraprese sono calati.

E’ certo che abbiamo dei fattori meteorologici che hanno favorito questo calo a circa 20, 30 focolai».

L’ICMBio, che Bolsonaro aveva promesso di abolire in campagna elettorale, partecipa all’Operação Verde Brasil insieme ai 43.000 militari delle Forças Armadas inviati in Amazzonia da Bolsonaro il 23 agosto.

Oltre alle forze armate, sono stati mobilitati team dell’Instituto do Meio Ambiente e Recursos Naturais Renováveis (Ibama), vigili del fuoco militari statali e 30 vigili del fuoco della Força Nacional che hanno esperienza in situazioni di emergenza ambientale.

L’operazione è sotto il comando della 17a Brigada de Infantaria de Selva nella sua aree operative (Rondônia e Acre), in continuità con l’Operação Jequitibá, attuata nella Floresta Nacional de Jacundá. Nel Rondônia, ICMBio fa parte del comando unificato con i vigili del fuoco militari e l’Ibama.

In quest’area, l’emergenza incendi è al livello 3, quando viene mobilitata la Força Nacional.

L’intervento si sviluppa in tre settori principali: distretto di Rio Branco, Floresta Nacional de Jacundá e Terra Indígena Tenharim Marmelos. ICMBio si prepara in anticipo con varie azioni che vanno dalla formazione al lavoro pratico, in particolare nelle unidades de conservação do Cerrado e spiega che «la principale strategia adottata è la gestione integrata del fuoco, che, tra le altre misure, realizza incendi controllati, con l’intenzione di ridurre il materiale combustibile per la stagione secca. Quest’anno, l’Istituto ha assunto 1.170 brigadistas per lavorare nelle unidades de conservação.»

Per rispondere all’emergenza incendi in Amazzonia, il governo federale brasiliano ha messo a disposizione 38,5 milioni di Real che in gran parte vengono utilizzati  per le strutture richieste per la lotta antincendio: veicoli delle truppe, veicoli aerei per il trasporto in luoghi inaccessibili o il lancio di acqua, materiali vari.

Sul fronte degli incendi sono attivi due aerei C-130 Hercules della Força Aérea Brasileira: uno utilizzato per il lancio di acqua e uno per il trasporto di truppe. A Brasilia, ICMBio partecipa anche al Centro de Operações Conjuntas che monitora le azioni quotidiane in Amazzonia Tecnici e specialisti si alternano 24 ore su 24, monitorando le informazioni dai fronti degli incendi e coordinando operativamente il lavoro di tutte le agenzie coinvolte.

Il governo federale assicura che «l’Operação Verde Brasil ribadisce gli impegni storici del Brasile per proteggere e preservare l’Amazzonia e la sua ricca biodiversità.

Il Brasile impegna tutte le forze disponibili per combattere gli incendi, soprattutto perché l’Amazzonia è un bioma molto sensibile al fuoco.

Pertanto, opera anche nelle inchieste e nelle indagini sugli incendi criminali che costituiscono illeciti ambientali soggetti a procedimenti amministrativi e penali».

Il governo ora finalmente avvisa che «la stagione secca, iniziata a metà luglio e che continuerà fino a ottobre, è spesso un momento critico.

A causa delle alte temperature, bassa umidità e venti forti, il fuoco si diffonde più facilmente, anche “rimbalzando” lungo le autostrade».  

Ma Tasso Azevedo, leader del gruppo di monitoraggio della deforestazione Mapbiomas, ha scritto su O Globo che «il peggio dell’incendio deve ancora venire.

Chi “ripulisce” la foresta abbatterà alberi e vegetazione prima di lasciarla lì per alcune settimane fino a quando non saranno più secchi e più facile da dargli fuoco.

Gli incendi attuali sono il ​​risultato dell’apertura di radure nelle foreste in aprile, maggio e giugno, ma il tasso di disboscamento nei mesi di luglio e agosto è aumentato bruscamente, suggerendo che sul terreno ci sia un sacco di combustibile in attesa di essere acceso».

Azevedo aveva chiesto al governo di fare di più: «Vietare l’uso del fuoco nella regione amazzonica fino alla fine della stagione secca. a novembre» e «un’azione urgente per porre fine alla deforestazione, è gran parte illegale e collegata a gruppi criminali coinvolti nel furto di legname, nell’estrazione dell’oro e nell’accaparramento di terre.

Ciò che stiamo vivendo è una vera crisi che, se non verranno fermati immediatamente, può trasformarsi in una tragedia che presenterà incendi molto più grandi di quelli attuali».

Intervistato dalla BBC in carcere, l’ex presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, ha accusato Bolsonaro di «aver causato un tremendo male al popolo brasiliano».

Anche Greenpeace Brasil è sul fronte deli incendi e Danicley Aguiar, responsabile foresta amazzonica dell’associazione, sottolinea: «Chi semina vento raccoglie tempesta.

Quello a cui stiamo assistendo non è frutto del caso, tanto meno la colpa della stagione secca che ha sempre fatto parte del clima amazzonico.

I dati dell’ Instituto de Pesquisa Ambiental da Amazônia (Ipam) mostrano che dall’inizio della stagione secca, tra i 10 municipi con i più alti tassi di deforestazione e focolai, nella maggior parte non si sono avuti più di 20 giorni senza pioggia, smentendo il discorso che stiamo vivendo sotto l’influenza di un evento di siccità estrema.

Tutto questo è il risultato della retorica anti-ambientale del governo Bolsonaro.

Per esempio, riducendo del 50% il numero delle operazioni dell’Ibama, il governo ha lanciato segnali negativi in ​​materia di protezione ambientale e ha permesso che la regione venisse contaminata da un senso di impunità, che ha portato un gran numero di fazendeiros e grileiros ad agire al di fuori della legge e persino ad annunciare pubblicamente la loro intenzione di eliminare e bruciare vaste aree forestali, senza nessun contrasto.

Di conseguenza, i focolai in Amazzonia rappresentano oggi non meno del 50% dei focolai del Brasile».

I sorvoli di monitoraggio realizzati da Greenpeace Brasil nei giorni scorsi hanno permesso di confermare che «molte aree che ora stavano bruciando lungo la BR 163 erano già state rilevate quest’anno dal sistema di allarme della deforestazione DETER. Pur essendo oggetto di frequenti avvertimenti, la gravità della situazione è stata solennemente ignorata dal governo, che ha preferito mettere in discussione la qualità e l’accuratezza dei dati presentati dall’ Instituto de Pesquisas Espaciais (Inpe)».

Ormai Bolsonaro non dice più che l’Inpe ha esagerato e che ci sono più o meno gli stessi incendi di sempre, d’altronde anche La Nasa ha confermato che «la stagione degli incendi del 2019 ha il maggior numero di incendi dal 2012». Il problema è che un’inchiesta della BBC ha scoperto che «l’elevato numero di incendi registrati coincide con un forte calo delle ammende inflitte per violazioni ambientali».

Aguiar conclude: «L’attuale momento richiede che Bolsonaro riconosca e combatta la percezione dell’impunità creata dalla sua retorica contro l’ambiente e si assuma, una volta per tutte, le sue responsabilità per la protezione dell’Amazzonia, come previsto dalla costituzione brasiliana.

Da qui in Amazzonia o altrove, continueremo a informare la società brasiliana e chiederemo il rafforzamento della politica ambientale brasiliana, la protezione dell’Amazzonia, nonché il rispetto di tutti gli impegni assunti nella lotta alla crisi climatica globale».

 

(Articolo di Umberto Mazzantini, pubblicato con questo titolo il 30 agosto 2019 sul sito online “greenreport.it”)

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vas