Rifiuti, lo sfogo di Raggi: “Io lasciata sola. Arriverà qualcuno che vorrà risolvere l’emergenza con un impianto”

 

Uno sfogo che sa di resa.

Uno sfogo che omette le enormi responsabilità del Comune di Roma a cinque stelle nella (non) gestione della vicenda rifiuti, cancella due anni passati ad esaltare un piano, quello della Montanari, ripudiato nel giro di pochi giorni.

La sindaca di Roma Virginia Raggi ammette che è in arrivo un’emergenza rifiuti, ma, come da prassi della sua amministrazione, disegna le responsabilità altrui, senza prendersi le proprie. 

Lo fa durante il suo intervento all’incontro sul tema ‘Professionisti dell’Antimafia’ al festival Restart, organizzato dell’associazione antimafia daSud, all’Istituto Enzo Ferrari di Roma.

Un discorso che ricostruisce, secondo il suo punto di vista, l’emergenza rifiuti e che, nella sostanza, dice: Sono stata lasciata sola.

Incendio al Tmb Salario: per Raggi l’inizio dell’emergenza

Raggi parte nell’indicare la prima sottovalutazione del problema, ovvero l’incendio del Tmb Salario: “Hanno incendiato il Tmb Salario, un impianto che trattava un quarto dei rifiuti di Roma. È stato liquidato come un incendio. Lo voglio dire. Proprio, lo denuncio. E il Comune da solo non ce la può fare. Il Comune – aggiunge – si deve occupare della raccolta. Il trattamento e lo smaltimento non li fa il Comune. Io avrei avuto bisogno di tutte le istituzioni che dicevano: ‘ohibò! Mettiamoci subito tutti insieme e diamo immediatamente uno sbocco a Roma, che è la capitale d’italia e che produce circa 5.000 tonnellate di rifiuti al giorno’. Non è stato fatto. – continua la sindaca Virginia Raggi – io mi sono dovuta arrangiare, con evidenti criticità in città. Che faccio, me la mangio l’immondizia?“.

Le tappe secondo Raggi

Raggi ricostruisce i vari snodi dell’emergenza rifiuti vissuta dalla capitale negli ultimi mesi: “L’11 dicembre c’è stato l’incendio, il 12 dicembre io ho scritto ai Ministeri dell’Ambiente, della Difesa e dell’Interno.

Ho detto: ‘datemi il presidio fuori dal Tmb di Rocca Cencia, perché quello è diventato un impianto strategico.

Mettete l’esercito all’esterno dei Tmb di Malagrotta, che sono privati ma trattano l’altra parte dei rifiuti di Roma’.

Non ce l’ho avuto, per mesi.

A marzo, un altro incendio scoppia nel Tmb di Rocca Cencia, per fortuna domato immediatamente.

È stato necessario un blocco di una settimana, chiaramente.

Ci vogliamo rendere conto che quello è un business?

E il Comune da solo non ce la può fare“.

Raggi dimentica le emergenze pre incendio Tmb Salario

Qui c’è la prima omissione della sindaca.

Già prima dell’incendio al Tmb Salario la raccolta e lo smaltimento in città vivevano fasi di forte criticità.

La risposta era sempre il ritornello: “Noi abbiamo un piano.

Porteremo la differenziata al 70% entro il 2021 e non ci sarà bisogno di aprire ulteriori impianti“. 

Un piano che prevedeva due impianti di compostaggio, Casal Selce e Cesano, i cui progetti sono stati fermati dalla stessa amministrazione grillina per le proteste sui territori.

Due impianti evidentemente insufficienti, tanto che il vecchio management di Ama stava lavorando ad un piano industriale che prevedeva una serie di strutture in più zone della Capitale.

Le liti sul bilancio Ama e le dimissioni dell’assessora Pinuccia Montanari hanno mandato all’aria tutto. 

L’ordinanza della Regione per l’emergenza della scorsa estate

Raggi però, scientificamente, dimentica questi passaggi e nel suo discorso continua a descrivere il trattamento dei rifiuti come “un processo per fasi, funziona così: Ama deve raccoglierli e portarli agli impianti, che lavorano e poi li portano a loro volta in altri impianti di smaltimento finale.

Tipicamente per adesso l’indifferenziato, una volta trattato, va o negli inceneritori o nelle discariche“. 

E si arriva a quest’estate.

A giugno arriva l’ordinanza della Regione, che ho chiesto a gran voce e, tra le varie cose, dice che gli impianti del Lazio devono accogliere i rifiuti di Roma.

Benissimo – va avanti la prima cittadina della capitale – iniziamo a portare i rifiuti.

Finalmente gli impianti di trattamento dicono ‘ok, prendiamo anche i rifiuti di Roma, ne prendiamo un po’ di più’ e vedete che la città piano piano si ripulisce, perché Ama riesce a raccogliere e sa dove portare.

A luglio – continua Raggi – gli impianti ricominciano a chiudere le porte, perché devono andare in manutenzione e hanno una serie di tematiche.

Io riscrivo a tutti, al ministro, alla Regione, dicendo: ‘attenzione, nonostante l’ordinanza stanno richiudendo i  cancelli.

Noi avremo un problema a luglio, ce l’avremo ad agosto ma  soprattutto a settembre, quando tornano gli studenti, le famiglie.

Per favore, prorogate l’ordinanza, eseguitela coattivamente’.

Gli impianti non ci stavano dando ascolto.

Ad agosto ho forzato la mano cercando di organizzare delle riunioni per far capire che non ce la potevamo fare. E siamo in affanno, siamo di nuovo soli“.

L’ordinanza non rispettata da Ama e la discarica che serve a Roma

Anche qui una serie di scientifiche omissioni.

L’ordinanza da parte della Regione è arrivata anche su pressione del Ministro Costa.

La stessa ordinanza prevedeva, tra le altre cose, alcune prescrizioni per Ama, azienda comunale, tra cui l’approvazione dei bilanci 2017 e 2018.

Ad oggi nessuno dei due esercizi è stato approvato.

Inoltre la stessa ordinanza chiedeva la pulizia della città da parte di Ama che non c’è effettivamente mai stata, neanche ad Agosto.

Nel frattempo la regione ha approvato il piano rifiuti, indicando la necessità di una discarica per smaltire gli scarti.

Discarica temporanea sulla cui necessità concorda anche il Ministero, oggi a guida Cinque Stelle.

Sulla discarica però Raggi è, legittimamente, inamovibile, indicando però come unica soluzione il supporto delle altre regioni, in forza del fatto che Roma è la Capitale d’Italia. 

Raggi: “Vi dico cosa accadrà”

Continua la sindaca: “Vogliamo dire che la Raggi è brutta e cattiva perché non raccoglie l’immondizia?

Diciamolo, non mi interessa.

Vogliamo dire che l’Ama non fa il suo lavoro?

Diciamolo, l’Ama avrà un milione di problemi.

Però quello che non viene detto e raccontato è che c’è tutta una catena a valle che non sta funzionando.

E l’effetto è che i rifiuti sono a Roma, in strada e arriverà qualcuno che dirà: ‘per risolvere l’emergenza dei rifiuti serve un impianto fatto velocemente, senza norme, senza regole, ho io la soluzione’“.

La conclusione sembra essere un trovare una giustificazione a qualcosa che sta per accadere, ovvero la necessità di aprire un impianto: “Io non ho la pretesa di dire che è mafia – conclude Virginia Raggi – però io vi dico cosa  accadrà, cioè che si andrà in deroga per risolvere un’emergenza che non si poteva prevedere, che non si poteva risolvere in altro modo.

Noi abbiamo gli strumenti della legge, che non sono strumenti  semplici, popolari, che non fanno immediatamente acquisire consenso ma che forse sono la strada giusta“.

(Articolo di Matteo Scarlino, pubblicato con questo titolo il 28 settembre 29019 sul sito online “Roma Today”)

 

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