Veneto, stanno per approvare norme da brividi sull’ambiente. Così si rinviano le scelte vere

 

Si, lo ammetto, vorrei vivere in una Regione e in un Paese diversi.        

Più lungimiranti, coraggiosi… in una parola più concreti e realistici.

Qualcuno penserà che abbia confuso il significato delle parole, ciò che è coraggioso per sua natura non sarà realistico, ciò che è lungimirante non sarà concreto; non è così, la straordinarietà del nostro tempo è sconfiggere l’immediato, il consenso immediato, e saper guardare avanti, avendo cura di costruire l’unico futuro possibile, la sostenibilità e compatibilità umana con il pianeta Terra.

Leggere le norme in corso di approvazione in Regione Veneto è da brividi alla schiena, sembra di rivivere il sacco di Roma da parte dei lanzichenecchi tanto è odioso ciò che avviene. 

Cave tolte al controllo di Province con Arpa e gettate nelle mani dei Comuni incapaci persino dell’ordinaria manutenzione, figurarsi di acquistare gli strumenti necessari per i monitoraggi e le verifiche; un nuovo piano casa che prevede di infittire il “Tessuto Urbano Consolidato”, cioè quegli spazi liberi non ancora cementificati nelle città che ridurranno funzioni ecologiche essenziali per la stessa vita biologica degli esseri viventi.

Colline Unesco in preda a nuove cementificazioni in nome di alberghi diffusi che possono far divenire un pollaio o una baracca per ricovero attrezzi un nuovo fabbricato ad uso alberghiero, ma anche realizzare – in barba agli stessi piani agricoli aziendali e a qualsiasi strumento edilizio e urbanistico – ogni ampliamento e costruzione abbia una qualsiasi motivazione.

Insomma sono sempre qui e continuano ad operare gli stessi lanzichenecchi di ieri, in barba a sussulti di agonia territoriale siglati pure da Ispra, che colloca il Veneto maglia nera tra le regioni italiane per consumo di suolo.

Non ci siamo in quanto a coraggio di scelte nella manovra di bilancio statale.

Certo non siamo al livello Veneto, niente condoni e cose così manifestamente mostruose; ma si rinvia il tempo delle scelte vere.

Si rammenda un tessuto lacero ma non si realizza nessuna nuova tela, si chiudono vecchi conti ma si mantengono quota 100 e reddito di cittadinanza invece di spingere l’acceleratore verso quell’approccio di sistema, verso quel processo organico composto di misure collegate tra loro in un quadro generale di obiettivi di medio periodo da raggiungere per rendere sostenibile industria, infrastrutture, mobilità rispondendo sia ai 17 goal e target dell’agenda 2030 sia al Bes (Benessere equo e sostenibile) entrato a far parte del bilancio italiano dal 2017.

Anche qui dimenticando che il tempo non c’è, che un anno di pastoie e rinvii non sarà salubre per nessuno e non basterà applaudire Greta Thunberg o dichiarare di voler fare per risultare credibili.

Tantomeno realistici, concreti e coraggiosi.

 

(Articolo di Laura Puppato, pubblicato con questo titolo il 5 ottobre 209 sul sito online “Ambiente & Veleni” del quotidiano “Il Fatto Quotidiano”)

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