La stagione della caccia si chiude ancora una volta con tanti incidenti

 

ROMA – Chiude domani, 30 gennaio, la stagione della caccia nella maggior parte delle regioni (in alcune proseguirà fino al 10 febbraio). 

L’Associazione vittime della caccia (Avc), nel precisare che i dati definitivi della stagione venatoria 2019-2020 saranno resi noti il primo febbraio a chiusura avvenuta, pubblicano sul proprio sito web il “Bollettino della guerra n.7“, aggiornato al 15 gennaio 2020, indicando “82 vittime umane: 24 morti e 58 feriti“. 

Sul sito dell’Avc sono poi riportati in dettaglio i numeri delle vittime in ambito venatorio e non venatorio, la cronologia e i luoghi dove sono avvenuti i fatti.

Il Wwf indica che in 5 mesi ci sono stati “178 sequestri e 170 violazioni penali riscontrate dalle 323 guardie volontarie Wwf, che pero’ da sole non bastano a contrastare l’illegalità“. 

Riferendosi alla prosecuzione della stagione venatoria in alcune regioni, l’associazione ambientalista osserva che “se è vero che sulla carta è limitata ad alcune specie, è lecito immaginare che gli episodi di bracconaggio si ripeteranno, considerata la gravissima carenza di vigilanza che si riscontra in molte situazioni territoriali“.

Il Wwf spiega: “Specie rare e protette uccise a fucilate – tra cui capovaccaio, ibis eremita, aquila di Bonelli, lanario, per non parlare degli enormi traffici di uccelli da richiamo – ; buona parte delle regioni italiane che continuano a violare, in maniera sistematica, le leggi italiane e i principi europei e internazionali sulla tutela della fauna selvatica e l’attività venatoria: 9 i ricorsi amministrativi da parte del Wwf accolti dai giudici in altrettante regioni.

Le 323 guardie Wwf in quasi 15.000 ore di servizio hanno rilevato 645 violazioni, 170 delle quali di tipo penale con relativa segnalazione alle Autorità competenti, hanno disposto 178 sequestri, comminate sanzioni per 172.500 euro e hanno recuperato 705 animali.” 

Alla vigilia della chiusura della stagione venatoria, con un “bilancio pesante tra milioni di animali uccisi e vittime umane“, l’Ente nazionale protezione animali (Enpa) chiede “l’intervento del ministro dell’Interno e l’innalzamento dei massimali delle assicurazioni“, che tra l’altro “alimentano una parte del fondo destinato alle vittime della caccia“, perché “ormai è una questione di sicurezza“.

Milioni di animali selvatici sempre più rari uccisi solo per il sadico divertimento di pochi – rileva l’Enpa – Campagne ‘militarizzate’ da piccoli eserciti di persone che, anziché rispettare la natura, girano armati.

Regioni che calpestano sentenze di Tar, Corte Costituzionale, Consiglio di Stato e gli autorevoli pareri scientifici al fine di mantenere una manciata di consensi.

E vittime umane.

Questo il terribile quadro della caccia in Italia – osserva l’associazione – che devasta ambienti, inquina habitat e mette in pericolo la vita di escursionisti, cittadini, e anche dei bambini“.

Nel ricordare che c’è “un quadro drammatico per l’ambiente, dove si tagliano i parchi e dove la piaga del bracconaggio assume connotati drammatici, e dove per l’Unione Europea siamo sorvegliati speciali per le nostre politiche venatorie troppo permissive“, l’Enpa chiede “al Governo di intervenire con forza, soprattutto nei confronti di quelle regioni, dei dirigenti, della cariche politiche che continuano ad emanare consapevolmente atti illegittimi, contro gli interessi dei cittadini che invece vorrebbero maggiori tutele per gli animali selvatici riconosciuti dalla legge nazionale 157/92 come “beni indisponibili dello Stato“.

L’Enpa punta anche il dito sulla “facilità” con la quale è possibile ottenere oggi il rinnovo della licenza di caccia, che avviene ogni 5 anni dietro presentazione di un certificato medico.

Al termine della stagione venatoria 2019-20, l’associazione a difesa degli uccelli Lipu-BirdLife ritiene “indispensabile e urgente un intervento normativo su bracconaggio e caccia illegale, incluso un provvedimento straordinario come il Dave (Divieto di attività venatoria), che fermi la caccia in presenza di atti di bracconaggio.”  

Per sostenere questa proposta di legge che prevede lo stop completo della caccia nelle zone in cui si verificano atti di bracconaggio “abbiamo già raccolto oltre 100mila firme”, perchè “è ora di voltare pagina“.

La stagione venatoria, avviata con le preaperture dei primi giorni di settembre e che avrà 10 giorni di proroga in alcune regioni, “termina con alcuni passi avanti sul fronte della tutela, grazie a una maggiore protezione di specie di uccelli a rischio – dichiara Aldo Verner, presidente della Lipu – quali la pavoncella e il moriglione, e la chiusura anticipata della stagione per specie in migrazione prenuziale, come i tordi e la beccaccia, determinata in molti casi dai successi nei ricorsi amministrativi“.
Al tempo stesso, continua Verner, sono state confermate “due grandi criticità: la disposizione filovenatoria di molte regioni e il persistere di gravi fenomeni di bracconaggio e caccia illegale, che determinano una sorta di zona grigia estremamente dannosa e difficile da affrontare“.

I due fenomeni – prosegue Verner – sono peraltro collegati, nella misura in cui le amministrazioni regionali continuano ad assumere provvedimenti sul filo dell’illegittimità, quando non di illegittimità conclamata, che finiscono con il creare un clima di tolleranza e la sensazione, rafforzata dalla ridotta vigilanza, che, in fondo, si possa fare quasi tutto“.

Per questo, aggiunge il presidente della Lipu, “è indispensabile che il piano d’azione antibracconaggio sia applicato in modo completo, a partire dalle modifiche normative che inaspriscano le pene, aumentino la vigilanza e riconoscano alle guardie la funzione di Polizia giudiziaria. Altrettanto necessario – conclude – è un intervento straordinario che possa davvero costituire un detrattore per il bracconaggio diffuso“.

(ANSA del 29 gennaio 2020, ore 17:20)

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