Brasile: Bolsonaro vuole nominare un missionario evangelico integralista a capo della Funai

 

Il presidente del Brasile, il neofascista Jair Bolsonaro ha proposto il missionario evangelico Ricardo Lopez Dias come nuovo capo della Fundação Nacional do Índio (Funai), l’agenzia governativa agli affari indigeni.

Survival International ha subito denunciato che «Dias ha lavorato per molti anni con la New Tribes Mission (NTM), oggi nota come Ethnos 360».

La NTM è tristemente nota per i suoi tentativi di contattare ed evangelizzare le tribù incontattate.

È una delle organizzazioni missionarie più fondamentaliste.

La caccia all’uomo effettuata dalla NTM in Paraguay negli anni ‘70 e ‘80 provocò moltissimi morti.

Sarah Shenker di Survival International ha sottolineato che «mettere un missionario evangelico a capo del dipartimento per gli Indiani incontattati della Funai è come piazzare una volpe al comando di un pollaio.

È un aperto atto di aggressione, una palese dichiarazione dell’intenzione di contattare a forza queste tribù, cosa che le distruggerà.

Insieme al recente progetto del Presidente Bolsonaro di aprire le riserve indigene all’attività estrattiva e allo sfruttamento delle risorse, questa manovra costituisce un piano genocida per la totale distruzione dei popoli più vulnerabili del paese, la cui sopravvivenza è ora a rischio.

Ci opporremo e resisteremo con tutte la nostre forze insieme ai nostri amici indigeni in Brasile».

Una contrarietà condivisa dall’Articulação dos Povos Indígenas do Brasil (Apib) che, insieme a diverse organizzazioni indigene e per la difesa dei diritti umani brasiliane, «respinge con forza le informazioni secondo cui la presidenza Funai prepara la nomina di un pastore evangelico collegato alle attività di proselitismo della Missão Novas Tribos do Brasil (MNTB), organizzazione missionaria di origine nordamericana, per assumere il coordinamento generale degli indiani isolati e di recente contatto della Funai. 

Le conseguenze dannose delle attività di proselitismo sulle popolazioni indigene isolate nel territorio brasiliano sono storicamente note. 

Ci sono innumerevoli situazioni in cui il contatto forzato causato da gruppi missionari, compresi quelli legati alla MNTB, ha provocato un elevato numero di morti per malattie, disgregazione socio-culturale e deterritorializzazione».

L’Apib ricorda che già oggi la Funai è guidato da un delegato della polizia federale, nominato dalla Bancada ruralista la potente lobby parlamentare che fa riferimento ai fazendeiros), e che questa nomina sarebbe la continuazione di atti politici che «minando i diritti delle popolazioni indigene, smantellando l’organismo federale indigeno e una politica di non contatto con popolazioni indigene isolate che è iniziata nel 1987 e che è riconosciuta a livello internazionale.

Invece di cercare personale tecnico competente all’interno della Fundação, con esperienza di lavoro con popoli isolati, capacità tecnica e allineamento con i precetti costituzionali del rispetto dell’autonomia delle popolazioni indigene, Funai cede agli interessi evangelici e di proselitismo, minando una politica secolare di rispetto per le popolazioni indigene, che sfida ciò che stabilisce la Costituzione del 1988.

Denunciamo, ancora una volta, il rapido smantellamento delle politiche pubbliche verso i popoli indigeni da parte del governo Bolsonaro, attraverso la presentazione di politiche indigene sottomesse agli interessi dei gruppi religiosi che sostengono il suo governo e, in molti casi, ai gruppi ruralistas interessati alle terre tradizionalmente occupate da questi popoli. 

Si tratta ancora di un’altra situazione propensa alla violazione dei diritti umani causata intenzionalmente dall’attuale governo, che potrebbe portare alla morte fisica, socioculturale e spirituale delle popolazioni indigene isolate e contattate di recente che vivono in Brasile.

I popoli indigeni in Brasile e le loro organizzazioni rappresentative continueranno a combattere contro le misure anti-indigene del governo Bolsonaro e in favore di una politica indigena repubblicana e laica, che faccia valere i diritti indigeni sanciti dalla Costituzione del 1988».

Anche la Coordenação da Organização Indígena dell’União dos Povos Indígenas do Vale do Javari (UNIVAJA), a nome dei popoli Marubo, Mayoruna (Matsés), Matis, Kanamary, Kulina (Pano), Korubo e Tsohom-Djapá, ha espresso il rifiuto totale alle intenzioni della Fundação Nacional do Índio di nominare un missionario evangelico a coordinare il Coordenação Geral de Índios Isolados.

«Questa è l’ennesima stupida e irresponsabile esibizione dell’attuale presidente dell’organismo indigenista dello Stato brasiliano, che ha chiaramente utilizzato un’istituzione dello Stato brasiliano per avvantaggiare settori retrogradi come il fondamentalismo evangelico e l’agroindustria a danno delle popolazioni indigene».

L’UNIVAJA sottolinea che «l’istituzione statale Funai è stata creata esattamente per essere un ente pubblico che detiene tutte le esenzioni istituzionali e imparziali per l’esecuzione di politiche pubbliche per le popolazioni indigene. 

Nel caso degli indiani isolati, sono gruppi che dipendono unicamente ed esclusivamente dalla protezione della loro integrità fisica e territoriale da parte dello Stato brasiliano, secondo le leggi e la Costituzione federale. 

Tuttavia, i risultati consolidati da decenni nella protezione degli Indiani isolati sono ora minacciati, poiché, in pratica, coloro che li realizzeranno sono quelli che hanno già causato disgrazie per la vita e la società di innumerevoli popolazioni indigene in Amazzonia. 

L’attività missionaria nei villaggi è stata tanto dannosa quanto le malattie, perché provoca la disorganizzazione etnica, sociale e culturale delle popolazioni indigene.

A noi Javari, i missionari ci dividevano in chi era di Dio e chi era del Diavolo, questo per gli isolati significa la completa estinzione.

In questo senso, chiediamo alle autorità competenti che impediscano questo ritorno all’indietro che questa volta influenzerà in modo vitale i nostri parenti che hanno scelto di vivere in piena autonomia all’interno delle nostre terre».

La Coordenação das Organizações Indígenas da Amazônia Brasileira (COIAB) denuncia direttamente all’opinione pubblica «i crimini di genocidio ed etnocidio che saranno commessi contro i nostri parenti isolati e di recente contatto se la nomina di una persona legata al attività di proselitismo religioso per il settore Funai che lavora con i nostri parenti.

Storicamente, le nostre famiglie hanno sofferto per il lavoro di proselitismo dei missionari – molti dei quali provenienti dalla Missão Novas tribos do Brasil (MNTB), che hanno imposto contatti forzati ai nostri avi e ave. Il contatto forzato è stato stabilito attraverso bugie, violenza e minacce di morte. In altri contatti per evangelizzarci, ci hanno offerto doni per attirarci e ingannarci, spesso questi doni erano contaminati da malattie, che hanno portato alla morte molti dei nostri parenti. 

Anche sulla base di bugie e minacce, in molte altre occasioni, questi gruppi di missionari proselitisti hanno scacciato i nostri parenti dai nostri territori ancestrali verso altre regioni straniere, riunendo nello stesso posto diversi dei nostri diversi popoli, sopravvissuti a loro, costringendoci da quel momento ad abbandonare i nostri sistemi e credenze socioculturali. 

Hanno insistentemente cercato – tra l’altro attraverso bugie, minacce, punizioni fisiche – di cooptarci per sottometterci alle loro idee e al loro modo di pensare il mondo. Il proselitismo dell’attività missionaria ci ha causato morte fisica, morte socioculturale, distruzione dei nostri territori fisici e spirituali».

Consapevole della storia dei popoli indios il COIAB conclude: «Oggi sappiamo che ci sono proselitisti e gruppi religiosi evangelici alleati con gruppi criminali ruralistas che intendono conquistare ciò che resta dei nostri territori. 

Siamo certi che l’attività di proselitismo dei missionari vada di pari passo con la distruzione dei nostri ultimi territori.

A nostro avviso, la nomina di questo missionario a lavorare con i nostri parenti isolati significa ancora un altro attacco da parte di questo governo razzista e prevenuto verso i nostri popoli, le nostre famiglie. 

Abbiamo il diritto di pensare e vivere in modo diverso dalla società non indigena. 

Abbiamo il diritto ai nostri territori! 

Non lasceremo che queste chiese e i fondamentalisti religiosi facciano ai nostri parenti isolati ciò che hanno fatto alle nostre famiglie in passato!»

(Articolo pubblicato con questo titolo il 3 febbraio 2020 sul sito online “greenreport.it”)

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