Guidonia, impianto TMB: convocata audizione in Regione. Zarro prepara lo “scacco matto” per i penta stellati

 

GUIDONIA (RM) – «Monnezza o non monezza, miasmi o non miasmi?», direbbe un Amleto moderno, catapultato a Guidonia, nel parco naturalistico dell’Inviolata, riconosciuto dalla Regione Lazio, che nel suo ventre ospita la megadiscarica, seconda solo a Malagrotta, e l’impianto di TMB pronto a partire e a raccogliere, secondo l’autorizzazione rilasciata, 190mila tonnellate di rifiuti l’anno, cioè, facendo un rapido calcolo, l’indifferenziato prodotto da circa 3 municipi romani.

La sua attivazione continua a preoccupare, considerati gli effetti del vicino impianto di Rocca Cencia, al di là della Tiburtina, e proprio per questo torna prepotentemente alla ribalta della cronaca non solo cittadina, dopo la pausa estiva.

Anzi, dopo il sit-in del 7 agosto, organizzato dal Comitato Spontaneo “NO TMB Guidonia” e dal Consigliere Comunale Claudio Zarro (Gruppo Misto), e l’approvazione del Piano Rifiuti da parte del Consiglio Regionale.

Audizione in Regione

Si parte con l’audizione in Regione in programma per martedì 8 settembre alle ore 12, convocata congiuntamente, in modalità telematica, dalle commissioni regionali “Agricoltura, ambiente” e “Urbanistica, politiche abitative, rifiuti”.

«Ascoltiamo i territori», afferma Marco Cacciatore, Presidente di quest’ultima, sua la proposta dell’ATO a sé stante di Roma, un passaggio fondamentale, prima osteggiata dal Pd-M5S, poi ripresa e inserita nel “Piano Rifiuti” dall’Assessore Massimiliano Valeriani.

Invitato a partecipare insieme a Flaminia Tosini Direttore Regionale “Politiche Ambientali e Ciclo dei Rifiuti” e al Comune di Guidonia: il Sindaco Michel Barbet, l’assessore Antonio Correnti e i consiglieri di maggioranza Alessandro CocchiarellaGiuliano Santoboni e Matteo Castorino. Invitati inoltre Carmine Laurenzano (“Fonte Nuova è Nostra”), Marco Gliardini (“Comitato CRA”), Umberto Calamita (“Amici dell’Inviolata”), Andrea Lucente (“Comitato di Risanamento Ambientale”) e lo stesso Comitato Spontaneo.

«Occasione importante per ribadire la nostra netta contrarietà», spiegano, «quello di Guidonia è un territorio con un’alta concentrazione di impianti industriali, devastato dai roghi tossici e dove insiste una discarica che ancora aspetta un’adeguata bonifica.

Attivare il sito significa aumentare gli agenti inquinanti nell’aria. E poi è troppo vicino all’impianto di Rocca Cencia.

La politica deve ragionare, le disgraziate lacune del Campidoglio non possono sempre ricadere sul nostro quadrante che, in termini di rifiuti, ha già pagato pesanti cambiali».

Dal Comitato poi aggiungono: «Ci stiamo strutturando, nei prossimi giorni contatteremo i cittadini che al sit-in del 7 agosto hanno dato la loro disponibilità, intendiamo creare un soggetto forte per la difesa dell’ambiente e della salute.

Subito dopo l’audizione organizzeremo una nuova manifestazione».

L’ordine del Giorno

La protesta passa inoltre attraverso l’importante Ordine del Giorno presentato il 31 agosto dal Consigliere Claudio Zarro, che dovrebbe essere calendarizzato dalla Presidente del Consiglio prima del 15 settembre, data l’urgenza e il Regolamento Comunale.

«Conoscete il mio impegno su questo tema», esordisce l’esponente politico nel video pubblicato su facebook, divenuto subito virale.

Il provvedimento, sottoscritto anche dalle consigliere Anna Checci e Lorena Roscetti, impegna l’Amministrazione ad «attivare tutti gli strumenti previsti dalla Legge Regionale n.13 del 19 luglio 2019 che consente la richiesta da parte dell’ente Comune alla Regione Lazio, di agire per tutelare quei siti già contaminati e/o inquinati», al fine di ottenere da quest’ultima il riconoscimento dell’«area dell’Inviolata come ad elevato rischio di crisi ambientale».

E ottenuto questo, il resto dovrebbe venire da sé, in quanto nei siti identificati come tali è vietato qualsiasi tipo di iniziativa capace ad appesantire ulteriormente le condizioni sanitarie e ambientali.

Quindi il TMB subirebbe uno stop a prescindere, considerato il fatto che all’Inviolata, dove sorge, è stato riscontrato, stando alle rilevazioni dell’ARPA, «uno stato di inquinamento che per qualità e quantità degli inquinanti, è di sicuro dovuta all’attività di discarica», chiuse le virgolette.

La mossa è di certo sottile, rappresenta, se vogliamo, un chiaro scacco al re alla maggioranza pentastellata, capitanata da Barbet.

«È uno strumento legislativo reale, non mi sono inventato nulla, utile per impedire l’attivazione dell’impianto», commenta Zarro, «è stato utilizzato dal Comune di Patrica per difendere la Valle del Sacco.

Mi chiedo perché la Giunta non si sia mossa prima».

Infatti, perché?

Nonostante tutto, il consigliere auspica un’ampia condivisione dell’atto, «questi temi non hanno colore politico», ribadisce, ma finora, contrariamente alle aspettative, non c’è stata alcuna presa di posizione ufficiale.

«L’Amministrazione dice una cosa e ne fa un’altra», incalza infine Zarro, «è vero che si dice contraria al TMB ma poi per il bando sui rifiuti ha utilizzato tariffe come se l’impianto fosse operativo.

A questo punto vediamo come si muoverà in Aula con l’Ordine del Giorno che, redatto anche grazie ai suggerimenti del consigliere Cacciatore, recepisce una legge regionale votata dal Pd e dal M5S».

 

(Articolo di David Nicodemi, pubblicato con questo titolo il 7 settembre 2020 sul sito on line “L’Osservatore d’Italia”)

 

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A cura dell’Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio

Tmb di Guidonia, no dei cittadini dopo il dissequestro

08/09/2020 – Due audizioni congiunte fra commissione Rifiuti, urbanistica e commissione Ambiente del Consiglio regionale del Lazio per fare il punto su due situazioni nell’area a nord-est di Roma, con le associazioni dei cittadini e le amministrazioni locali.

La prima ha avuto come centro l’impianto di trattamento meccanico biologico dei rifiuti di Guidonia, ma più in generale la situazione ambientale nella zona dell’Inviolata.

Molti i problemi sollevati nel corso degli interventi.

E’ stata ripercorsa la storia di quest’area, adiacente alla discarica, ormai esaurita, in origine compresa nel perimetro del parco regionale.

In sintesi, secondo le associazioni, si tratta di una zona di alto valore ambientale, che rischia di essere compromessa dall’entrata in funzione del Tmb, autorizzato per 190mila tonnellate annue ad agosto scorso, dopo il dissequestro disposto dal tribunale di Tivoli.

Una quantità, secondo i comitati ambientalisti, del tutto spropositata rispetto alle esigenze del territorio.

Guidonia corre, secondo gli intervenuti, il rischio “di tornare a essere la pattumiera di tutta la Regione”.

Le associazioni hanno invocato all’applicazione della legge regionale che tutela le zone ad alto rischi ambientale.

Da più parti si è invocato l’intervento della magistratura per censurare le presunte irregolarità nella procedura.

Giudizio negativo sul Tmb anche da parte dell’amministrazione comunale di Guidonia, che ha ribadito la sua assoluta contrarietà all’entrata in funzione dell’impianto.

Nella replica, la direzione regionale Rifiuti, ha ribadito la correttezza dei procedimenti amministrativi: non si tratta di una nuova autorizzazione, ma del rinnovo di quella del 2010, in seguito al dissequestro, fino al 2024.

L’impianto non è ancora entrato in funzione perché sono in corso i collaudi previsti dal provvedimento dell’amministrazione regionale.

Per quanto riguarda il quantitativo autorizzato, l’istruttoria non si è ancora conclusa.

La seconda audizione congiunta ha riguardato il polo logistico progettato in località Stacchini a Tivoli Terme.

Si tratta di un’area di circa 70 ettari alle spalle della stazione ferroviaria,

Secondo le associazioni che hanno richiesto l’audizione, si tratta di una zona protetta, un sito di interesse comunitario di grande interesse naturalistico, dove è stato presentato un progetto di un polo logistico, con la motivazione del rilevante interesse pubblico, per circa 2 milioni di metri cubi.

Con un notevole aumento di cubatura rispetto a quanto previsto dal piano regolatore (900mila metri cubi). Le due società che hanno presentato il progetto, infine, hanno spiegato i cittadini, risultano in liquidazione.

Per l’assessorato regionale all’Urbanistica non c’è ancora alcun atto formale da parte del Comune di Tivoli, che ha le competenze sulla pianificazione: si tratta di un’operazione che riguarda un sito di interesse comunitario, su cui non si può intervenire senza la preventiva autorizzazione del ministero.

Per certificare il rilevante interesse pubblico serve non solo il parere del Comune, ma anche della Regione, che proprio accanto all’area in questione vuole realizzare un grande polo sanitario.

Dall’amministrazione regionale, insomma, si prospetta un parere decisamente negativo.

L’assessore all’ambiente del Comune di Tivoli ha ricordato che si tratta di uno stabile dove in passato aveva sede un polverificio, da tempo in situazione di degrado, oggetto di numerose occupazioni, di abbandono di rifiuti pericolosi e dove hanno avuto luogo numerosi roghi tossici.

Il Comune ha ricevuto una proposta di riqualificazione e riconversione, su cui la giunta ha dato parere favorevole. Attualmente la delibera è all’esame del Consiglio comunale dove se ne discuterà l’11 settembre.

D’accordo con la posizione del Comune i rappresentati di un gruppo Facebook locale che nel loro intervento hanno evidenziato il grave degrado dell’area e che nel progetto restano 20 ettari destinati a verde pubblico, dove mantenere il sito di interesse comunitario: la priorità è la bonifica della zona.

La direzione regionale Rifiuti, concludendo la seduta, ha ribadito di aver fatto già presente al Comune di Tivoli le criticità del progetto, in particolare sulla bonifica del sito e sull’incidenza sull’area di interesse comunitario.

 

 

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