Era un tratto dell’antica Via Minerva, che collegava la piana vesuviana al promontorio dedicato alla dea dei naviganti, fino alla Punta della Campanella ,“Tra Castell’a Mare ed Equa si segue il detto Monte Lattario, che termina all’Ateneo, o Capo di Minerva, che prende il nome dal latte delle vacche, del quale parlano Procopio e Cassiodoro”. Questo tratto era l’unico e ancora molto trafficato, prima che i Borboni costruissero la strada costiera, sin dall’ età imperiale, e nel tratto di Vico Equense arrivava fino a dove poi è sorta la chiesa di S.Maria del Toro, oggi quel tratto si chiama via dei Mulini, cosiddetta perché in passato si trovavano dei mulini ad acqua, i cui resti una volta visibili oggi sono quasi scomparsi del tutto. La strada si ricongiunge a via S. Francesco proseguendo quindi per l’antica via della Sperlonca e continuava fino a Pozzano e da lì nell’agro sarnese: la frana del 1966, ne trascinò a valle un tratto, mentre quello che la congiungeva a Pozzano è crollata a seguito di altri episodi franosi. Ho fatto questa premessa, perché su via San Francesco e su via Mulini l’ex assessore ai lavori pubblici nonché all’ambiente (sic!), che ora è consigliere regionale, ma ancora fac totum del comune di Vico equense, nonché monarca assoluto dello stesso, Gennaro Cinque, sta “incontrando” tutti i proprietari per “proporre” i lavori interrati di allaccio fognario, più Enel e fibra e forse gas. Sono certamente lavori necessari e utili, ma ormai tutti sanno, come lavora l’assessore, la sua manona pesante, e quali sono le “sue” maestranze” alle quali si rivolge per eseguire i lavori, e che, con quella manona l’assessore ha cementificato il territorio; dai sentieri alle spiagge, e così, stradine che avevano una loro connotazione e caratteristica storica, costruite cioè con materiali quali basolati lavici o pietra arenaria, […]