Un “ecomostro diffuso”, rivendicato come diritto all’impunità

 

Settantuno villette costruite abusivamente a due passi dal mare, sul demanio marittimo, sulla costa calabrese di Carminia di Stalettì (CZ).

Spudoratamente, utilizzando una deliberazione consiliare del 1964, meramente programmatica.

Aria fritta e cemento armato, delizia per occhi e orecchie di Cetto Laqualunque, quasi consueto in una splendida Terra dove anche gli ospedali possono essere abusivi.

Ora l’ecomostro diffuso con rivendicazione di impunità è finito sotto sequestro preventivo ad opera della magistratura catanzarese su indagini dei Carabinieri e della Guardia costiera.

Auspichiamo che in tempi brevi seguano ruspe e ripristino ambientale.

Gruppo d’intervento Giuridico odv

A.N.S.A.17 dicembre 2020

Abusivismo: villette su demanio marittimo, 71 sequestri.
In nota località turistica Calabria per pm ‘ecomostro diffuso’.

CATANZARO, 17 DIC – I carabinieri e la Guardia costiera hanno sequestrato su disposizione del gip, 71 villette costruite, secondo l’accusa, sul demanio marittimo a Caminia di Stalettì, nota località turistica del Catanzarese.

Sono 68 gli indagati dalla Procura di Catanzaro per il reato di occupazione del demanio marittimo.

Per i pm si tratta di “un ecomostro diffuso che, nonostante sollecitazioni giudiziarie extrapenali e penali meno invasive, continua ad ergersi sul demanio deturpando il paesaggio, impedendo l’uso pubblico dell’area, rivendicando, quasi arrogantemente, il diritto all’impunità”.

La richiesta è firmata dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, dall’aggiunto Giancarlo Novelli e dal sostituto Graziella Viscomi ed è stata accolta dal gip Giulio De Gregorio.

La vicenda delle villette estive della Catanzaro bene realizzate a Caminia si trascina da anni nonostante, scrivono i pm, si tratti di un terreno “incontestabilmente pubblico” situato tra la spiaggia e la ferrovia.

Anche il Tar si è pronunciato sulla vicenda in maniera favorevole allo sgombero e per i pm “non vi è alcun dubbio sull’appartenenza pubblicistica dell’area.

Il titolo, infatti, è conteso unicamente fra lo Stato ed il Comune, mentre i privali non vi hanno mai acquisito diritti reali”.

La lettura del provvedimento – scrivono i magistrati – dimostra una volta di più la consapevolezza dell’abuso da parte degli occupanti che non hanno (e sanno di non averli) né il contratto di compravendita col Comune (che questi giammai avrebbe potuto stipulare poiché non è proprietario), men che meno posseggono un titolo edilizio che li legittimasse a fare scempio del territorio e sottrazione all’uso collettivo mediante la realizzazione dei bungalow oggetto della richiesta di sequestro”.

Il sequestro è stato eseguito dai carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro, guidati dal col. Giuseppe Carubia, della sezione di pg della Procura guidata dal maggiore Gerardo Lardieri, dalla Guardia costiera di Soverato coordinata dal tenente di Vascello Augusto Cipollone.

A.N.S.A.16 dicembre 2020

Sequestrate opere cantiere ospedale Vibo, sette indagati.

Ipotesi disastro ambientale.

Ci sono dirigenti Regione Calabria.

da Il Fatto Quotidiano17 dicembre 2020

Catanzaro, sequestrate 71 villette sulla spiaggia: “Ecomostro diffuso che deturpava il paesaggio, si rivendicava diritto all’impunità”.

Con l’accusa di occupazione abusiva di demanio marittimo, 68 indagati stamattina si sono visti notificare il decreto di sequestro emesso dal gip Giulio De Gregorio su richiesta del procuratore Nicola Gratteri, dell’aggiunto Giancarlo Novelli e della pm Graziella Viscomi. (Lucio Musolino)

La Procura di Catanzaro lo ha definito un ecomostro diffuso che continua ad ergersi sul demanio “deturpando il paesaggio, impedendo l’uso pubblico dell’area, rivendicando, quasi arrogantemente, il diritto all’impunità”.

Sono le villette costruite negli anni sulla spiaggia di Caminia, nel Comune di Stalletì, che presto saranno abbattute.

Di fatto quell’ecomostro da decenni è la residenza estiva della “Catanzaro bene”.

Con l’accusa di occupazione abusiva di demanio marittimo, 68 indagati stamattina si sono visti notificare il decreto di sequestro emesso dal gip Giulio De Gregorio su richiesta del procuratore Nicola Gratteri, dell’aggiunto Giancarlo Novelli e della pm Graziella Viscomi.

La sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri e il personale della guardia costiera hanno applicato i sigilli a 71 immobili costruiti di fatto sulla spiaggia, senza permessi e senza concessioni da parte del Comune di Stalletì.

A un indagato è stato sequestrato un intero “complesso residenziale”, realizzato sullo stesso suolo demaniale e composto da nove bungalow ed un parcheggio.

Tutto rigorosamente abusivo secondo la Procura.

L’accusa è di impedimento dell’uso pubblico di spazio demaniale e invasione di terreni pubblici.

a che punto si giunge: Eboli, pubblicità vendita appartamenti abusivi

L’area interessata dall’occupazione degli immobili è quella nel territorio di Stalettì, contrada Panaja-Caminia, in una fascia di terra compresa tra la spiaggia e la linea ferroviaria Taranto-Reggio Calabria.

Circa 5mila e 700 metri quadrati in passato di proprietà del Comune, ma dal 1876 passati al demanio marittimo a causa di un esproprio da parte dell’allora Società delle Strade Ferrate per il Mediterraneo che aveva acquisito tutta quella fascia a ridosso del mare necessaria per la realizzazione dell’attuale linea ferroviaria.

Alla fine degli anni sessanta, in contrada Caminia è iniziata quella che, nella richiesta di sequestro delle villette, i pm definiscono “una corsa alla terra in cui si sono precipitati coloro che non hanno inteso rispettare le procedure di legge”.

È lì che, indisturbate, decine di famiglie del catanzarese hanno costruito i bungalow, il parcheggio e i 61 manufatti, di varie dimensioni, adibiti a civili abitazioni soprattutto destinate a seconde case per la villeggiatura estiva.

Privati cittadini che, in realtà, per i magistrati sono dei “meri occupanti senza titolo delle aree in questione, autori delle degli abusi edilizi in spregio al paesaggio ed ai vincoli territoriali”.

Stando alle indagini condotte dalla Capitaneria di porto e dai carabinieri, guidati dal maggiore Gerardo Lardieri, infatti, i proprietari delle case estive sequestrate non hanno mai posseduto alcun titolo concessorio, né tantomeno autorizzazioni edilizie.

Risulta – scrivono sempre i pm – la totale assenza di buona fede” degli indagati che, negli anni, per giustificare gli abusi avrebbero “sbandierato, quale supporto di proprietà un provvedimento del Consiglio comunale cui si programmava una lottizzazione” di Caminia.

In realtà si trattava di una delibera risalente addirittura al 1964, “un mero atto programmatico, certamente non sostitutivo dei permessi per l’edificazione, né equipollente a un provvedimento concessorio che per sua natura non può che essere individuale.

I proprietari non hanno né il contratto di compravendita col Comune, men che meno posseggono un titolo edilizio che li legittimasse a far scempio del territorio”.

Un territorio che potrebbe, inoltre, essere soggetto a frane, alluvioni e inondazione.

Nel Piano stralcio per l’assetto idrogeologico regionale, infatti, è emerso che l’area è caratterizzata da livelli di rischi e pericoli connessi all’erosione costiera.

Già nel 2016, la Corte di Cassazione aveva stabilito che era necessario procedere al sequestro delle villette di Caminia.

Quella sentenza non è mai stata rispettata.

Eppure, le costruzioni sequestrate fino ad oggi hanno impedito l’uso pubblico di contrada Caminia mentre gli indagati “continuano nell’occupazione” di un’area dall’elevatissimo valore paesaggistico e dalla “naturale destinazione all’uso collettivo”.

Il tutto “nonostante il giudizio civile che ha accertato la proprietà demaniale dell’area, le ordinanze di sgombero del Comune di Stalletì, le pronunce del Tar favorevoli allo Sgombero e l’emissione di decreti penali di condanna su richiesta della Procura”.

Con il sequestro disposto dal gip, gli immobili verranno affidati in custodia all’ufficio demaniale competente.

Le villette della “Catanzaro bene” dovranno essere sgomberate dai rispettivi proprietari entro 90 giorni.

E subito dopo in contrada Caminia arriveranno le ruspe.

(foto da mailing list ambientalista)

(Articolo pubblicato con questo titolo il 31 dicembre 2020 sul sito online del Gruppo d’Intervento Giuridico)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vas