Tutte le energie della pace vanno messe adesso al «lavoro» 

L’iniziativa. Oggi incontro nazionale di Cgil e Fiom Piemonte, Sbilanciamoci – partecipa Maurizio Landini – con Legambiente, Wwf, Kyoto Club, su «Mobilità sostenibile al lavoro»

DI GIORGIO AIRAUDO E GIULIO MARCON, IL MANIFESTO 25/03/2022

Quando Sbilanciamoci, la Cgil e la Fiom del Piemonte insieme alle associazioni ambientaliste come Legambiente, Motus E, Transport & Environment, WWF, Kyoto Club hanno promosso per il 25 marzo l’incontro nazionale Mobilità sostenibile al lavoro – presso la Camera del lavoro di Torino – la guerra in Ucraina non era ancora scoppiata. Proprio in questi giorni la campagna Sbilanciamoci ha rilanciato le sue posizioni: subito cessate il fuoco e negoziato e no a ogni invio delle armi, che non può che portare all’escalation e al prolungamento della guerra. Nella stessa direzione la Cgil, che ha promosso insieme alle associazioni la manifestazione per la pace a Piazza San Giovanni, a Roma.

La guerra in Ucraina ha messo in risalto le criticità del nostro sistema produttivo, ancora fortemente ancorato al petrolio e al gas (della Russia), senza che sia iniziato un percorso convincente di riconversione energetica che ci liberi dalle fonti fossili per andare decisamente sulla strada della elettrificazione (alimentata dalle energie rinnovabili) del nostro sistema di mobilità. Inviamo (sbagliando) armi in Ucraina, ma inviamo tante centinaia di milioni di euro alla Russia per il gas, soldi che Putin usa per finanziare la guerra.

Quello del 25 marzo è un appuntamento volto proprio alla riflessione su una transizione ecologica giusta – ancor più necessaria alla luce di questa guerra- che traguardi l’industria dell’automotive, e più in generale, dei trasporti verso il passaggio dai motori endotermici all’elettrico, senza che questo comporti disoccupazione e scomparsa del nostro patrimonio industriale.

La transizione è anche un occasione di redistribuzione e di riconversione formativa alla condizione che piani industriali siano affiancati a piani sociali con ammortizzatori sociali specifici. Purtroppo l’Italia (a causa delle politiche assenti dei governi e della miopia delle classi imprenditoriali) è nettamente in ritardo: scarsi investimenti, niente politica industriale, mancanza di strategia. Senza interventi reali, rischiamo di perdere centinaia di migliaia di posti di lavoro, veder scomparire una parte importante del nostro tessuto industriale e accumulare ritardi enormi nella lotta ai cambiamenti climatici. Con i giusti interventi invece possiamo invece diventare potenza solare creando buona industria per il pianeta e nuovi buoni lavori più professionali e meglio retribuiti accelerare la transizione non rallentarla.

Uno degli effetti collaterali di questa guerra (non solo per l’Italia) è infatti il rischio di rallentare la transizione ecologica e le tante cose che ci sono da fare per avvicinarsi a questo traguardo, per mettersi a ricercare nuovi fornitori delle stesse fonti fossili che ci arrivano dalla Russia. Il risultato di tutto ciò è un cambiamento di orientamento, sul breve termine, a favore della lobby del gas e del petrolio, a scapito degli investimenti sull’elettrificazione della mobilità e sulle energie rinnovabili.

Per questi motivi bisogna invece riportare l’attenzione alla vera priorità strategica che abbiamo di fronte: l’abbandono della strada del petrolio e del gas a favore delle energie rinnovabili e della elettrificazione del sistema dei mobilità. Tutto ciò tra l’altro favorisce l’autosufficienza nazionale e anche quella locale, grazie alle comunità energetiche, e indebolisce il potere di ricatto di chi esporta fonti fossili, togliendo dal tavolo uno dei pretesti di guerre e conflitti.

Di questo parleremo a Torino con tanti ospiti importanti: con Maurizio Landini, il ministro Giovannini e il vice ministro al MISE Fratin, con i massimi esponenti delle organizzazioni ambientaliste, con Luca Mercalli e tanti altri.

E soprattutto con oltre 300 delegati delle fabbriche e dei luoghi di lavoro. Mentre le fonti fossili (soprattutto il petrolio) sono legate, in passato come oggi, a dinamiche di guerra e di dominio (come quelle che vediamo oggi in Ucraina), le fonti rinnovabili e l’elettrificazione del settore dell’automotive possono rappresentare delle energie di pace, per un modello di sviluppo radicalmente, nuovo: sostenibile.

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