L’idea è di una azienda di Breganze (Vicenza), la Livingcap che ha creato una linea completamente “ecofriendly” che utilizza solo materiale di recupero, denominata Greencorks. Con Livingcap gli scarti del sughero diventano oggetti di arredamento e design. L’ultima frontiera dell’azienda vicentina è Greencorks, linea ecofriendly che utilizza solo materiale di recupero. Dalla creatività di Livingcap sono nati gli sgabelli, ottenuti dal riciclo di tappi in sughero. Lo sgabello a forma di tappo spumante di dimensioni più piccole (45 cm) nasce dal riutilizzo di 700 tappi e fissa il doppio della CO2 emessa in caso di mancato recupero, ovvero 14 chilogrammi. Per dare vita a quello più grande (65 cm) servono 2.500 tappi per un totale di 32 kg di CO2 fissata (dati sono frutto di una ricerca commissionata al politecnico di Milano). Livingcap ha ideato anche un tavolino a forma di tappo per botte, diametro 60 cm, per 28 cm di altezza. Elementi che costituiscono complementi adatti ad ogni ambiente, sia interno sia esterno. Prodotti in un laboratorio artigianale di Vicenza, grazie anche al supporto dell’architetto Manuel Cason dello studio Mca & Partners, questi oggetti sono veri e propri elementi di design all’insegna del rispetto per la natura. “Anche i collanti impiegati – spiega Alessia Zanin, sales manager di Livingcap – sono di tipo naturale, così come la materia prima. Greencorks nasce per dare vita a prodotti come sedie, tavoli, cantinette, pouf a partire da una materia sempre viva come il sughero che è durevole nel tempo e riciclabile infinite volte“. Il progetto Greencorks si propone di incentivare uno sviluppo ecosostenibile. Il sughero viene raccolto all’interno di specifici contenitori, chiamati Save Planet Box, in appositi punti segnalati. Tutta la realizzazione avviene senza l’utilizzo di materiali artificiali. Anche i collanti impiegati sono di […]
Archivi Giornalieri: 23 Settembre 2014
Articolo di Antonello Caporale pubblicato il 17 settembre 2014 su “Il Fatto Quotidiano”. Antonello Caporale L’evoluzione della specie. In 45 articoli e 56 pagine, rese pubbliche quattro giorni fa sulla Gazzetta Ufficiale, Matteo Renzi si congeda dal sospetto e sviluppa – apertis verbis – le fattezze di Silvio Berlusconi, raccoglie e mette in pratica i dieci comandamenti dell’uomo del fare. Fare strade, autostrade, ferrovie, tralicci, ponti, inceneritori, canali di scolo e ogni altro genere di combinato col calcestruzzo nel più breve tempo possibile. Fare, soprattutto progettare, possibilmente senza gufi intorno, mani alzate, vincoli, osservazioni, consigli, deduzioni. Il mito della velocità è spirito del tempo e diviene finalmente – dopo un parto durato mesi – pratica legislativa. Il decreto legge si chiama Sblocca Italia, ed è una potente proiezione di ciò che diverrà il nostro Paese. [Si tratta del Decreto-Legge n. 133 del 12 settembre 2014, ndr.] Persino Giuliano Amato, il dottor Sottile, la punta massima dell’eccellenza insieme politica e tecnocratica, sembra abbia dato una sbirciatina al turbopremier e in un biglietto riservato al capo dello Stato avrebbe poi vergato le sue prime considerazioni: ciò che non è riuscito a fare Berlusconi lo fa ora Renzi. Giuliano Amato Napolitano ha letto il biglietto ma ha firmato ugualmente. È incostituzionale? Se la veda il Parlamento. In effetti la legge, organizzata nei dettagli da Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture e gran rappresentante di interessi diffusi, è stata sottoposta al vaglio di legittimità della dottoressa Nicoletta Manzione, ex capo dei vigili urbani di Firenze oggi a presidio dell’ufficio legislativo di Palazzo Chigi. Maurizio Lupi Il decreto trasforma le peggiori promesse in realtà. Inizia col prendere di petto (articolo 1) la costruzione della linea ferroviaria ad alta capacità Napoli-Bari e indica nell’amministrazione delegato delle Fs il commissario all’opera. Costui ha poco tempo (due anni) […]