Blocca lo “Sblocca Italia”: petizione popolare proposta da Altra Europa Roma / Tsipras

Riceviamo da VAS Campania e volentieri pubblichiamo la petizione popolare proposta da Altra Europa Roma / Tsipras.

 Immagine.Altra Europa

Al Parlamento della Repubblica Italiana

Alle principali testate giornalistiche e radiotelevisive

Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale (la n.212/2014) del decreto legge n.133 del 12 settembre 2014 – meglio conosciuto come “Sblocca Italia”- il governo italiano ha attribuito alle attività di rigassificazione e trasporto del gas in Italia e in Europa e a quelle di prospezione, ricerca ed estrazione di idrocarburi e stoccaggio sotterraneo del gas, “carattere di interesse strategico […] di pubblica utilità, urgenti e indifferibili”.

In particolare, gli articoli 36, 37 e 38 del capo IX riguardante “Misure urgenti in materia di energia”, destano notevoli preoccupazioni sotto il profilo della tutela ambientale, del rispetto del territorio, della salvaguardia della salute dei cittadini, con un rapporto costi/benefici assolutamente inadeguato sotto il profilo socioeconomico e sulle ricadute occupazionali.

INFATTI IL DECRETO PREVEDE

– l’esclusione dal patto di stabilità delle entrate derivanti dalla royalties connesse all’aumento della produzione di idrocarburi, limitatamente, però, alle nuove estrazioni e soltanto per un periodo di 4 anni, in ogni caso legate a decreti attuativi da emanare annualmente;

– che “Le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e quelle di stoccaggio sotterraneo di gas naturale rivestono carattere di interesse strategico e sono di pubblica utilità, urgenti e indifferibili”: in pratica viene riconosciuta di carattere strategico ogni infrastruttura legata agli idrocarburi (gassificatori, gasdotti, stoccaggi di gas nel sottosuolo, attività di prospezione e sfruttamento di giacimenti di idrocarburi);

– la realizzazione di queste attività prevede la dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza dell’opera e l’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio dei beni in essa compresi; – il titolo concessorio sarà unico, mentre ora i titoli sono due: permesso di ricerca e concessione di coltivazione: per tali attività vengono previsti tempi di realizzazione molto lunghi (rispettivamente 6 anni e 30 anni), entrambi prorogabili;

– tutte le procedure di Valutazione di Impatto Ambientale per le attività di ricerca, prospezione ed estrazione in terraferma saranno sottratte alle regioni e assegnate allo Stato, la possibilità di autorizzare con pochissimi studi a supporto attività di estrazione “sperimentali” in mare nelle aree a confine con altri paesi, per 5 anni rinnovabili per altri 5.

DI CONSEGUENZA

– Qualsiasi norma inserita in un piano per la tutela paesaggistica e ambientale (ad esempio un piano di un parco nazionale) potrà essere superata per la realizzazione dei gasdotti; – l’unicità del titolo concessorio si rivela un grande favore alle multinazionali che, una volta individuato un giacimento, potranno reclamare “un diritto acquisito” per lo sfruttamento del patrimonio dello Stato;

– l’accentramento dei poteri nelle mani dello Stato e non delle Regioni annullerà ogni possibilità di partecipazione dei cittadini che abitano sul territorio ed il loro diritto di far sentire la propria voce; – il lungo periodo di validità del titolo concessorio rappresenta una pesante ipoteca sulle future generazioni;   RITENIAMO:

– che gli idrocarburi che si trovano nel sottosuolo, così come le altre risorse naturali, sono “beni comuni”, cioè proprietà di tutti i cittadini italiani;

– che la gestione del bene comune deve avvenire garantendo il rispetto dell’ambiente, la tutela e la conservazione delle risorse naturali, la sicurezza ed il diritto alla salute di tutti i cittadini; – che le attività petrolifere espongono il territorio a diversi tipi di impatto potenziali: rilascio di sostanze inquinanti in fase di esplorazione e coltivazione, incidenti di vario tipo, emissione di sostanze gassose in fase di esplorazione, emissione di sostanze inquinanti legate ai processi industriali;   SOTTOLINEIAMO:

– che il Decreto non prevede alcun tipo di monitoraggio ambientale integrato in grado di misurare in maniera continua le variazioni dei parametri necessari alla verifica continuativa delle mutazioni dello stato dell’ambiente, indispensabile per individuare i segnali dei processi di inquinamento e/o di modifica delle matrici ambientali;

– che l’esposizione all’inquinamento ambientale, per un periodo sufficientemente prolungato di tempo, può determinare danni alla salute (soprattuto tumori) che possono comparire, anche a distanza di decenni, nelle successive generazioni.

– che il territorio italiano, particolarmente fragile sotto il profilo idrogeologico e ad elevato rischio sismico verrebbe sottoposto ad un ulteriore dissesto irreversibile e – come dimostrano gli studi più recenti – ad un incremento del rischio terremoti; inoltre, in caso di sisma potrebbe verificarsi la dispersione di idrocarburi, con conseguente inquinamento irreversibile delle acque superficiali, sotterranee e del suolo;

– che il fenomeno della subsidenza sia l’inevitabile e prevedibile conseguenza delle trivellazioni in mare, riscontrabile solo a danno già avvenuto, e che le trivellazioni in mare determinino comunque la distruzione dell’ecosistema marino, anch’esso particolarmente fragile essendo il Mediterraneo un mare chiuso;

– che le ipotetiche previsioni occupazionali nel settore non saranno in grado di generare posti di lavoro nei territori oggetto delle concessioni, ma soprattutto determineranno notevolissime perdite di posti di lavoro nei settori agricolo e del turismo dei territori devastati, con la conseguente perdita di prodotti di eccellenza del settore agroalimentare e il mancato sviluppo di un’attività di primaria importanza sotto l’aspetto culturale;

– che gli studi di scienziati esperti del settore valutano che le quantità di idrocarburi estratte sarebbero assolutamente minimali e comunque insufficienti a sopperire in maniera congrua al fabbisogno nazionale, mentre la distruzione del territorio sarebbe per sempre e rappresenterebbe una pesantissima ipoteca a carico delle future generazioni.

PERTANTO CHIEDIAMO:

– A tutti i parlamentari di opporsi alla conversione in legge del decreto votando no anche in caso di apposizione della questione di fiducia da parte del Governo

– Agli enti e alle istituzioni di votare e trasmettere al Governo e al parlamento ordini del giorno, delibere e atti contrari al decreto nonché di sostenere le iniziative che i cittadini e i movimenti metteranno in campo 

I parlamentari votino NO alla conversione in legge del decreto “SBLOCCA ITALIA”, anche nel caso venga posta la fiducia.

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NOTA VAS Campania

Oltre al danno ambientale e per la salute, chiaramente espresso nella petizione, il decreto va bocciato anche perché non attiva nel settore una svolta energetica di graduale rinuncia dell’energia fossile a favore di quella solare.

A tale proposito la Regione Campania ha al suo attivo una legge di iniziativa popolare regolarmente approvata che viene però ignorata per non creare danni alle multinazionali energetiche che sicuramente hanno buoni referenti nelle istituzioni.

Nicola Lamonica

Coord. VAS Campania

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