Archivi Giornalieri: 31 Agosto 2015
(ANSA del 21 agosto 23015, ore 17:39) – Nel Mediterraneo ogni anno vengono uccisi illegalmente 25 milioni di uccelli selvatici. La stima è di Birdlife International, secondo cui il primato negativo va all’Egitto, con 5,7 milioni di uccisioni. L’Italia è seconda, e prima in Europa, con 5,6 milioni di volatili cacciati illegalmente. Doppiette, reti e trappole che incollano gli uccelli ai rami fanno come prima vittima il fringuello (2,9 mln di esemplari), seguito da capinera (1,8 mln), quaglia (1,6 mln) e tordo bottaccio (1,2 mln). L’associazione ambientalista ha stilato una classifica delle prime dieci nazioni mediterranee per numero di uccisioni illegali di volatili, che insieme raggiungono i 22.600 esemplari cacciati. A primeggiare sono i Paesi teatro di conflitti come Egitto, Siria (3,9 milioni di uccelli all’anno) e Libia (500mila). Numeri rilevanti anche in Libano (2,6 milioni). Tra le nazioni europee, in top ten oltre all’Italia figurano Cipro (2,3 milioni), Grecia (700mila), Francia (500mila), Croazia (500mila) e Albania (300mila). Malta ha la più alta densità di uccisioni, pari a 343 per km quadrato contro le 19 dell’Italia, mentre la città cipriota di Famagosta spicca con 689mila uccisioni annue. In Italia le aree più ‘calde’ sono il Sulcis con 125 mila uccelli cacciati illegalmente, il bresciano (112mila) e il delta del Po (84mila). Stando allo studio scientifico, che oggi viene anticipato in occasione del British Birdwatch Fair in attesa della sua pubblicazione integrale, delle 348 specie di uccelli che sorvolano i cieli del Belpaese, il 43% viene cacciato illegalmente in numero significativo. Birdlife non nasconde una posizione critica nei confronti delle istituzioni europee. La direttiva Uccelli, attualmente all’esame della Commissione Ue, “dovrebbe essere implementata meglio, piuttosto che riaperta“, dichiara l’associazione. “Alcune specie un tempo abbondanti in Europa sono oggi in declino. I nostri uccelli meritano rotte più sicure. Per questo – […]
(ANSA del 21 agosto, ore 19:24) di Laura Giannoni – Nel mondo esiste un ‘superpredatore’ che dà la caccia un ampio ventaglio di specie animali, causa estinzioni di fauna selvatica, stravolge ecosistemi e catene alimentari, mettendo a dura prova gli equilibri del Pianeta. A scoprirlo sono stati ricercatori canadesi, ma il suo aspetto è sotto gli occhi di tutti: basta guardarsi allo specchio. L’uomo, uno dei tanti predatori esistenti, ha comportamenti che lo differenziano da tutti gli altri predatori, e più di tutti gli altri agisce in un modo non sostenibile per la Terra. In un articolo pubblicato sulla rivista Science, dal titolo ‘L’ecologia unica dei predatori umani’, gli esperti dell’università di Victoria hanno messo a confronto la predazione umana con quella non umana, analizzando 2.125 specie di predatori terrestri e marini. Risultato: l’uomo uccide più degli altri animali prendendo di mira gli esemplari adulti. In questo modo mette a rischio il “capitale riproduttivo”, va cioè a modificare il potenziale di procreazione delle altre specie. Stando all’indagine, gli esseri umani fanno razzia di pesci adulti a un tasso superiore di 14 volte rispetto ai predatori marini. Inoltre cacciano e uccidono grandi carnivori, come orsi e leoni, 9 volte di più rispetto a quanto avviene in natura, dove gli animali si uccidono a vicenda. “La nostra tecnologia di uccisione tecnicamente perfetta, i sistemi economici globali e una gestione delle risorse che dà priorità ai benefici a breve termine hanno dato vita al superpredatore“, spiega Chris Darimont, autore della ricerca. “I nostri impatti sono estremi, così come il nostro comportamento, e la Terra ha l’onere del nostro predominio predatorio“. Questo onere si sostanzia in un’alterazione degli ecosistemi, visibile ad esempio nella riduzione delle dimensioni dei pesci e nell’estinzione di diverse specie, nel cambiamento del potenziale riproduttivo e nella trasformazione delle interazioni […]