Le piattaforme petrolifere offshore pagheranno Ici e Imu?

 

Piattaforma off shore

La Commissione finanze della Camera ha approvato la risoluzione “Tassabilità ai fini delle imposte locali sugli immobili delle piattaforme petrolifere” che vede come primo firmatario  Giovanni Paglia, capogruppo SEL – Sinistra Italiana in commissione, che riunifica le tre risoluzioni presentate da SEL, tre deputati e l’intero gruppo del M5S, che «impegna il Governo a garantire senza equivoci che le piattaforme estrattive a mare siano assoggettate a ICI e IMU – spiega Paglia – Si stabilisce in particolare che il regime di esenzione previsto per i macchinari imbullonati non le riguardi e che sia possibile provvedere a tassazione sulla base del valore di bilancio, in attesa di determinare la rendita catastale.  

Ora si tratta di dare seguito a questo primo risultato, traducendo in legge l’impegno politico.  

Lavorerò su questo, nella convinzione che non possano esistere imprese esenti da tassazione, soprattutto se ricche come ENI. » 

L’approvazione della risoluzione dovrebbe permettere di rimediare a quanto previsto con la Risoluzione 3/DF del  primo giugno dal ministero delle finanze che di fatto esenta per il futuro i proprietari delle piattaforme offshore  dal pagamento dei tributi locali, in quanto assenti in Catasto.

Una decisione subito contrastata dal Coordinamento Nazionale No-Triv che l’aveva definita tre volte vergognosa: «Punto primo: dopo il verdetto 3618 con cui la Sezione Tributaria della Corte di Cassazione ha condannato in via definitiva Eni al pagamento di circa 33 milioni di euro al Comune di Pineto a titolo di ICI, il Ministero ha messo le mani avanti “aggiustando” la norma a beneficio delle due società petrolifere che hanno beneficiato più di tutte della proroga sine die delle concessioni entro le 12 miglia, introdotta con la Legge di Stabilità del 2016 ed oggetto del referendum del 17 aprile.  

Punto secondo: mentre le famiglie e le imprese italiane subiscono una pressione fiscale che è giunta al livello record del 44%, attraverso un condono mascherato il Governo ha accordato un ingiusto privilegio ai soliti intoccabili.  

Il 16 giugno, quindi, mentre milioni di italiani verseranno il primo acconto per l’IMU 2016, pochi privilegiati non saranno più tenuti a farlo.  

Punto terzo: le oltre 100 piattaforme offshore avrebbero portato ogni anno nelle casse dei Comuni dai 100 ai 200 milioni di euro, spettanze arretrate a parte. Da oggi in avanti il gettito sarà pari a zero».

I No-Triv ricordano che «sono numerosi i Comuni che hanno contenziosi aperti per diversi milioni di euro (per citarne alcuni, Scicli, Torino di Sangro, Termoli, Porto S. Elpidio, ecc.) ma sarebbero stati molti di più senza il provvidenziale salvagente del Governo.  

È chiaro che il caso di Pineto avrebbe rappresentato un pericoloso precedente per altre amministrazioni locali sul cui territorio insistono collegamenti stabili (oleodotti e gasdotti) con le piattaforme offshore: di qui la scelta del ministero delle Finanze che è intervenuto cambiando le regole a partita in corso.  

Solo per Vega A, Eni ed Edison hanno – o meglio, dopo la risoluzione del Ministero, avevano – un conto di oltre 30 milioni di euro da regolare con il Comune di Scicli.  

Solo Edison ne aveva un secondo da 9 milioni con il Comune di Porto Sant’Elpidio ed terzo da 11 milioni con quello di Termoli; in questo caso aveva provveduto perfino a pagare quanto dovuto “ancorché in via provvisoria in pendenza di giudizio”.  

Con il condono voluto dal Governo, di tutto questo è stato fatto tabula rasa. Eni ed Edison sentitamente ringraziano».

Una situazione alla quale la risoluzione unificata approvata in Commissione finanze della Camera dovrebbe porre rimedio.

Vedremo se il governo tornerà sui suoi passi o se preferirà confermare privilegi considerati assurdi anche dai parlamentari dello stesso PD.

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 13 luglio 2016 sul sito online “greenreport.it”)

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