Il piano faunistico-venatorio sardo va modificato

 

pernice-sarda

Le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico onlusLega per l’Abolizione della Caccia e Amici della Terra sono intervenute (30 settembre 2016) con uno specifico atto nella procedura di valutazione ambientale strategica (V.A.S.) relativa al piano faunistico-venatorio regionale.

Infatti, a distanza di 23 anni dalla legge nazionale sulla caccia (art. 10 della legge n. 157/1992 e s.m.i.) e a 17 anni dalla legge regionale sarda sulla caccia (artt. 19 e ss. dellalegge regionale n. 23/1998 e s.m.i.), finalmente, la Giunta regionale ha avviato la proceduradi approvazione del piano.

Con la deliberazione n. 66/28 del 23 dicembre 2015 si è avuta, infatti, l’adozione del piano.

Delibera del 23 dicembre 2015, n. 66/28 [file .pdf]

Adozione del Piano Faunistico Venatorio Regionale e degli elaborati connessi alla Valutazione Ambientale Strategica ai sensi del D.Lgs. n. 152/2006 e s.m.i. L.R. n. 23/1998.

Tuttavia, soltanto in pieno periodo estivo, tanto per cambiare, è stata avviata la fase di consultazione pubblica prevista nell’ambito della procedura di V.A.S.: la notizia di avvenuto deposito è stata pubblicata sul B.U.R.A.S. digitale n. 37 del 11 agosto 2016 (Parte I e II).   I 60 giorni per l’inoltro di atti di “osservazione” scadono, quindi, l’11 ottobre 2016.Il piano faunistico-venatorio regionale ha quale obiettivo la conservazione delle specie faunistiche e la regolamentazione del prelievo venatorio in base alle effettive consistenze faunistiche. Individua areali, stato faunistico, vegetazione degli habitat, dinamica delle popolazioni faunistiche, indicando gli interventi volti al miglioramento della fauna e degli ambienti.

Sono così state avviate le necessarie procedura di V.A.S. e di valutazione di incidenza ambientale (V.Inc.A.): l’assenza di quest’ultima quantomeno sulcalendario venatorio annuale regionale ha portato le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico onlusLega per l’Abolizione della Caccia Amici della Terra a ricorrere in sede comunitaria contribuendo – insieme a vari altri casi – all’apertura della procedura di indagine EU Pilot 6730/14/ENVI da parte della Commissione europea “diretta ad accertare se esista in Italia una prassi di sistematica violazione dell’articolo 6 della direttiva Habitat a causa di svariate attività e progetti realizzati in assenza di adeguata procedura di valutazione di incidenza ambientale (V.INC.A.) in aree rientranti in siti di importanza comunitaria(S.I.C.) e zone di protezione speciale (Z.P.S.) componenti la Rete Natura 2000, individuati rispettivamente in base alla direttiva n. 92/43/CEEsulla salvaguardia degli Habitat naturali e semi-naturali, la fauna, la flora e la direttiva n. 09/147/CE sulla tutela dell’avifauna selvatica.

Numerose le “osservazioni” presentate, in particolare riguardo la conferma del legame cacciatore – territorionecessario per legge e giurisprudenza costituzionale in quanto facente parte del “nucleo minimo di tutela della fauna selvatica vincolante per le Regioni” e le Province autonome” (Corte cost. n. 142/2013; Corte cost. n. 4/2000), l’esclusione dall’ammissione alregime di “caccia controllata” dei cacciatori non residenti in Sardegna oltre a quelli già autorizzati, l’ampliamento delle aree di divieto di caccia:

* è stato chiesto l’ampliamento della superficie agro-silvopastorale dove sia posto il divieto di caccia: infatti, al 2014 la superficie agro-silvo-pastorale del territorio regionale sottratta alla caccia (parchi nazionali, parchi naturali regionali, riserve naturali, oasi permanenti di protezione faunistica e cattura, zone temporanee di ripopolamento e cattura) è risultata pari a ettari 193.298,2, cioè solo l’8,4%, “nettamente al di sotto della soglia minima prevista dalla normativa nazionale e regionale, che individuano nel 20-30% diS.A.S.P. a tutela della fauna selvatica”. 

Da ciò, “di conseguenza, il primo obiettivo inerente la pianificazione territoriale della gestione faunistico-venatoria non poteva prescindere dallo sforzo di individuare dei nuovi ambiti territoriali da destinare alla protezione della fauna”, come riconosce la stessa proposta di piano [1];

* al 2014, la superficie occupata da istituti di gestione venatoria(aziende agrituristico venatorie, zone in concessione ad autogestite di caccia, zone di addestramento cani) è risultata pari a ettari 287.201,39, cioè l’11,93%.  Complessivamente la superficie agro-silvo-pastorale formalmente aperta alla caccia è risultata pari a ettari 2.115.252,99, cioè il 91,37%;

* secondo i dati riportati dalla proposta di piano faunistico-venatorio (p. 210-212), i cacciatori in Sardegna risultano essere complessivamente 35.987, di cui 35.454 residenti e 528 provenienti da altre Regioni, con una densità di 1 cacciatore ogni 67 ettari di superficie agro-silvo-pastorale (stagione venatoria 2012-2013);* in base alle normative regionale e nazionale, la proposta di piano faunistico-venatorio ha individuato 16 ambiti territoriali di caccia (A.T.C.) Isola di S. Pietro + Isola di S. Antioco, cioè due A.T.C. per ognuna delle 8 Province già esistenti.

In seguito all’entrata in vigore della legge regionale n. 2/2016 di riordino del sistema degli Enti locali in Sardegna sono attualmente esistenti la Città metropolitana di Cagliari e, fino a eventuali modifiche in conseguenza dell’esito del referendum istituzionale del 4 dicembre 2016, le Province di Sassari, Nuoro, Oristano e Sud Sardegna.   In proposito dovrebbero esser ridisegnati numero e territori degli A.T.C., nonché composizione degli organi direttivi degli A.T.C.;

* i dati relativi ai prelievi faunistici appaiono palesemente carenti per stessa ammissione della proposta di piano faunistico-venatorio, con tendenza alla diminuzione della Lepre e della Pernice sarda, al contrario del Cinghiale, mentre apparirebbero stabili gli abbattimenti del Coniglio selvatico.   

La scarsità di dati in merito alla consistenza delle popolazioni appartenenti alle specie faunistiche oggetto di caccia appare menomare qualsiasi effettiva valenza delle scelte programmatorie;

* la parte della proposta di piano faunistico-venatorio concernente i danni causati all’agricoltura dalle specie di fauna selvatica appare superata dal Report “Danni arrecati alle produzioni agricole dalla fauna selvatica in Sardegna, predisposto dallo stesso Assessorato della Difesa dell’Ambiente della Regione autonoma della Sardegna;* la mancanza di dati affidabili sulle effettive consistenze delle popolazioni appartenenti alle specie faunistiche oggetto di caccia, la persistente incidenza negativa sistematicamente rappresentata ogni anno dagli incendi [2], la presenza degli altri fattori negativi(inquinamenti, antropizzazione del territorio, ecc.) comporta, in applicazione del  principio di precauzione [3], la necessità di non aumentare in alcun modo la pressione venatoria, sia riguardo il numero dei cacciatori ammissibili nell’Isola, sia riguardo giornate (giovedì e domenica) e numero di giornate di caccia nella stagione venatoria.

Un contributo notevole per una migliore pianificazione faunistico-venatoria.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlusLega per l’Abolizione della Caccia e Amici della Terra 

[3] artt. 191 del TFUE, art. 174, par. 2, del Trattato CE, art. 301 del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.

[2] Anche quest’anno i dati provvisori indicano in 2.495 gli incendi per circa 11.600 ettari di terreni percorsi dal fuoco, dei quali 3.000 ettari di boschi (fonte R.A.S.).

[1] la superficie totale della Sardegna è di ettari 2.408.361,71, mentre la superficie agro-silvo-pastorale è di ettari 2.314.798,19, pari al 96.1%. altre aree ove vige il divieto di caccia sono i poligoni militari (ettari 24.003,35), le colonie penali all’aperto(complessivamente ettari 6.247, di cui 2.775 Is Arenas, 772 Isili, 2.700 Mamone), i fondi chiusi cartografati.

(Articolo pubblicato con questo titolo il 3 ottobre 2016 sul sito online del “Gruppo d’Intervento Giuridico”)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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