Lo Stato dimentica Teano e il Mose minaccia l’Arsenale

 

Il Fatto Quotidiano 20.10.2016

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Teano è celebre per essere il luogo dell’incontro tra Giuseppe Garibaldi e il re Vittorio Emanuele II il 26 ottobre 1860.

Sempre a Teano ben prima, nel II secolo a.C., fu realizzato quello che ora è “il più antico edificio da spettacolo interamente costruito su volte”, come si legge sul sito ufficiale della Soprintendenza per i Beni culturali delle province di Caserta e Benevento, ma oggi versa in grave stato di abbandono e da tempo è chiuso al pubblico.

Assurdo, perché il Teatro di Teano è un vero gioiello, “faceva parte – spiega la Soprintendenza – di un complesso architettonico costituito da una grande terrazza artificiale che normalizza l’altura retrostante il teatro sulla quale sorgeva un tempio, che secondo dati epigrafici, sembra fosse dedicato ad Apollo.

La decorazione del teatro fu rinnovata durante il regno di Augusto, probabilmente in connessione con l’elezione di Teanum Sidicinum a colonia romana.

Agli inizi del III sec. d.C. il teatro fu completamente rinnovato per volere imperiale, su impulso di Settimio Severo, e fu completato da Gordiano III assumendo forme grandiose”.

Il complesso archeologico di Teano è proprietà dello Stato e gestito dal Polo museale della Regione Campania.

Italia Nostra ha appena stilato l’impietosa nuova “lista rossa” dei beni culturali che corrono il rischio di essere seriamente compromessi e di scomparire sotto i colpi dell’incuria di Stato.

Tra questi c’è, appunto, proprio il sito di Teano: “La mancanza di fondi da parte della Regione Campania e le mancate rimesse del governo ne stanno determinando il tragico declino.

Nessuna manutenzione ordinaria al monumento, tanto da obbligarne la chiusura al pubblico”.

Il presidente di Italia Nostra, Marco Parini, spiega: “Il complesso di Teano necessita di un progetto di restauro e di consolidamento delle cime murarie fuori terra.

Con la lista rossa Italia Nostra prosegue l’impegno per salvare monumenti, per nulla minori, identitari della nostra cultura, che cadono nell’oblio”.

L’associazione segnala altri quaranta luoghi del Bel Paese in pericolo mortale, che si aggiungono alla prima lista rossa inaugurata nel 2012, e lancia l’App lista rossa che permetterà di ricevere segnalazioni dei cittadini su altri siti in stato di abbandono.

Quello di Italia Nostra è un viaggio alla scoperta di sfregi al bello.

Un altro esempio è nel parco di Villa Ada a Roma: le Scuderie Reali in completo stato di abbandono.

C’era un piano di restauro con aree per eventi, bar e ristoranti ma la giunta Alemanno considerò il costo eccessivo e chiuse tutto in cassetti che nessuno ha più riaperto.

Proseguiamo questo particolare giro d’Italia in Sardegna: Sinis Cabras, provincia di Oristano, lungo la costa sorgono torri difensive dal grande valore storico-architettonico, come la Torre di Columbargia (fine 1500) e la Torre di Ischia Ruja (1580).

Purtroppo rischiano di crollare da un momento all’altro: interventi di consolidamento sono urgentissimi. Ritorniamo nel Lazio, alla scoperta di un luogo, il Borgo di Fogliano, in provincia di Latina, dove sono stati girati i film della saga di Sandokan.

È un antico villaggio di pescatori, con ritrovamenti archeologici risalenti al II sec. a.C., ma “purtroppo l’imponente giardino è in totale stato di degrado e oggi non è neppure chiaro quale ente debba emanare un bando per la gestione del Borgo”, denuncia ancora Italia Nostra.

Le cose non vanno meglio in Veneto: “L’Arsenale di Venezia ha anticipato di alcuni secoli il moderno concetto di fabbrica”.

Costruito nel XII secolo è adesso minacciato dal Mose, la mega opera che dovrebbe difendere la Laguna dall’acqua alta.

“È confermata – spiega Parini – la manutenzione delle paratoie del Mose dentro l’Arsenale: questo significa costruire capannoni industriali e un mega depuratore (perché le paratoie sono molto inquinate) e costruire i capannoni stessi in Arsenale nord, a ridosso dei tre Bacini di Carneggio storici in pietra d’Istria, che non hanno eguali in tutto il Mediterraneo e sono perfettamente funzionanti.

Così i bacini non potranno esser più utilizzati e l’Arsenale, dopo secoli di attività, cesserà le sue funzioni e sarà deturpato come già avvenuto all’esterno con le orribili mega banchine in cemento armato con guardrail.

Abbiamo individuato un’area di rimessa a Marghera per costruire questi capannoni, spero che vorranno ascoltarci”.

Sempre in Veneto a rischio anche il Forte Sant’Andrea (Venezia, XVI secolo) e la dimora estiva della regina Margherita di Savoia, Villa Tonello (Recoaro Terme, XIX secolo).

Il tragico elenco continua in Puglia con il Castello di Villanova (Ostuni, XIV secolo), completamente dimenticato: non è accessibile al pubblico.

E la “lista rossa”, purtroppo, non finisce qui.

 

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