Appello degli indios Matsés al Perù: fermate le esplorazioni petrolifere nelle terre indigene

 

Il 21 settembre Survival International aveva cantato vittoria: «Una compagnia petrolifera canadese si è ritirata dal territorio di una tribù amazzonica in Perù.  

Nel luglio 2016, la Pacific E&P ha annullato il suo contratto per la ricerca di petrolio di fronte alla dura opposizione degli Indiani Matsés.  

La resistenza dei Matsés ha impedito alla compagnia petrolifera di dare il via alla prima fase di esplorazione per la ricerca del greggio».

Ma purtroppo il pericolo non è ancora scongiurato e i Matsés, chiamati il popolo del Giaguaro, che vivono nel cuore della frontiera dell’Amazzonia incontattata, stanno portando avanti una campagna per la revoca di tutte le concessioni petrolifere  e per impedire che il governo del Perù assegni un nuovo contratto a un’altra compagnia.

Infatti, «il lotto “135” della compagnia si trova in un’area proposta come riserva a protezione delle tribù incontattate – spiegano a Survival – Il progetto da 36 milioni di dollari prevede trivellazioni e la tracciatura di centinaia di linee sismiche in un’area di oltre 700 km2 nella foresta, interessando anche le sorgenti di tre fiumi importanti, essenziali per il sostentamento dei Matsés».

Una donna matsés ha detto a Survival: «Il petrolio distruggerà il luogo in cui nascono i nostri fiumi.  

Cosa succederà ai pesci?  

Che cosa berranno gli animali?»

Nonostante i Matsés si siano ripetutamente opposti al lavoro della compagnia nelle loro terre, le loro proteste sono state ignorate e Survival sottolinea che «un secondo lotto, il “137”, si trova esattamente sulla terra appartenente ai Matsés.  

Nel 2016, la Pacific E&P ha annullato il proprio progetto di esplorazione petrolifera in quest’area a causa della ferma opposizione della tribù.  

Oggi gli Indiani stanno portando avanti una campagna per la revoca della concessione petrolifera e per impedire che le autorità peruviane assegnino un nuovo contratto a un’altra compagnia».

Una campagna della quale si è fatta interprete Survival International con una petizione indirizzata al presidente del Perù, Pedro Pablo Kuczynski, nella quale si legge: «Le vite dei Matsés incontattati e di altri indigeni del Perù settentrionale sono in pericolo.  

Sollecito il suo governo a vietare le prospezioni petrolifere nel parco nazionale Sierra del Divisor e a cancellare la concessione petrolifera del Lotto 135.   

In una terra dove vivono gli Indiani incontattati non dovrebbe aver luogo nessuna prospezione petrolifera a causa dei rischi che gli esterni possono porre alla loro salute.  

La storia recente dimostra che i contatti con gli operai delle compagnie petrolifere e altri esterni possono sterminare gran parte di una tribù incontattata entro il primo anno.  

È di vitale importanza che la terra degli Indiani sia protetta tramite la creazione della riserva dei popoli incontattati Yavarì Tapiche.  

Questo darà loro la migliore opportunità di sopravvivere e determinare autonomamente il proprio futuro.  

Se la loro terra non sarà riconosciuta e protetta nel rispetto della legge peruviana 28736 e della Convenzione ILO 169, per i Matsés incontattati sarà la catastrofe».

La prospezione petrolifera è devastante per i popoli indigeni.

Per individuare la posizione dei giacimenti petroliferi, il procedimento prevede l’utilizzo di esplosioni sotterranee lungo centinaia di sentieri che attraversano la foresta, le esplosioni spaventano gli animali e li e fanno fuggire, lasciando quindi poca selvaggina da cacciare, e l’intero processo è causa di enorme disagio.

Survival denuncia.

«La terra dei Matsés  è invasa da taglialegna, trafficanti di droga e compagnie petrolifere che portano violenza genocida e malattie  e costringono i Matsés incontattati a vivere in fuga.  

Nella terra indigena è stato creato un parco nazionale, ma questo purtroppo non li proteggerà.  

Al suo interno infatti vi è già una concessione petrolifera, e il governo intende dare il via alle prospezioni.  

L’impatto sugli indigeni sarà devastante.  

L’unico modo per proteggerli è creare nella loro terra ancestrale una riserva per gli Indiani incontattati destinata esclusivamente a loro, dove perforazioni, attività minerarie o disboscamento non siano permessi.  

L’istituzione del parco nazionale non è sufficiente. Se non si agirà subito, i Matsés incontattati potrebbero essere spazzati via».

I Matsés sono un piccolo popolo di circa 2.200 persone che  vivono lungo la frontiera tra Perù e Brasile, nella foresta pluviale amazzonica, dove il fiume Yaquerana, che scorre nel cuore della loro terra, segna il confine internazionale che divide la loro terra ancestrale costituita da torrenti, pianure alluvionali, sabbia bianca e foreste.  

Quelli di Survival International raccontano che «i Matsés cacciano animali della foresta come il tapiro e il paca – un grande roditore – usando arco e frecce, trappole e fucili.  

Le comunità vivono tutte vicino alla riva del fiume, e ogni mattina bambini e adulti si dedicano alla pesca quotidiana.  

Nei loro orti crescono un’ampia varietà di prodotti, tra cui alimenti base come il platano e la manioca.  

In ogni casa matsés c’è sempre in ebollizione il chapo, una bevanda dolce a base di platano.  

Le donne cuociono il frutto maturo e poi spremono la sua polpa morbida in un setaccio di foglie di palma.  

La deliziosa bevanda viene servita calda, e molto spesso viene bevuta dondolandosi su un’amaca!»

Una specie di paradiso terreste che è stato scoperto dalla “civiltà” solo nel 1969, quando i Matsés furono contattati da una spedizione del gruppo missionario statunitense del Summer institute of linguistics.

Ma i  missionari arrivarono solo dopo i violenti scontri tra gli indios e i coloni peruviani che volevano costruire una strada nel territorio matsés.

Numerosi coloni furono uccisi dopo aver occupato una delle case comunitarie dei Matsés e aver alzato la bandiera peruviana.

Questo provocò l’intervento dell’esercito.

«Da allora, i Matsés hanno sostituito le loro abitazioni comunitarie con case monofamigliari e hanno abbandonato molte delle loro cerimonie» dicono a Survival.

Un Matsés, Marcos, ricorda: «I nostri antenati ci hanno sempre detto che gli stranieri portano conflitti.  

E proprio come accadde durante il boom della gomma, stanno tornando per creare problemi».

Vicino ai Matsés vivono altri gruppi indigeni incontattati, sia in Perù sia in Brasile.

I Matsés dicono che, negli anni ’90, «quando i taglialegna invasero la nostra terra, i gruppi incontattati sparirono.  

Oggi abbiamo mandato via i taglialegna e gli Indiani stanno tornando».

Marcos conclude: «La compagnia petrolifera li costringerà a fuggire di nuovo.  

Prima di essere contattati dai missionari, noi eravamo come questi popoli incontattati.  

Si spostano da un posto all’altro, e quando vedono un Bianco, fuggono.  

Quando sentono qualcuno avvicinarsi coprono le loro tracce con foglie e arbusti, proprio come facevamo noi.  

Ma io so che sono là.  

Posso assicurarvi che sono là.  

Andate e dite al mondo intero che i Matsés sono determinati a resistere alla compagnia petrolifera.  

Non vogliamo che invada la nostra terra!»

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 23 dicembre 2016 sul sito online “greenreport.it”)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vas