Giulia Maria Crespi presidente del Fai: «Coste a rischio, salviamo le regole del Ppr»

 

SASSARI. Non perde mai l’aplomb, ma la passione per la Sardegna traspare dalla voce che si fa vibrante.

Giulia Maria Crespi, presidente onorario del Fai, ha lo spirito combattivo di una guerriera per l’ambiente.

Boccia senza nessun appello la legge urbanistica varata dalla giunta e non ancora arrivata in Consiglio e non ha nessun dubbio.

«Le coste sarde sono in pericolo».

Le piace la nuova legge urbanistica?

«Ho sempre difeso quest’isola.  

Amo questa terra come se fossi nata qui.  

Sono arrivata in Sardegna nella primavera del 1960 ed è stato amore a prima vista.  

Nei miei occhi resta questa immagine e mi rattrista leggere le prospettive che si aprono con questa nuova legge urbanistica.  

Sono convinta che sia in atto una nuova invasione da parte del Qatar e vedo questa legge come una concessione agli interessi di questo investitore.  

In questo io vedo un pericolo».

Ma la legge urbanistica non riguarda solo la Costa Smeralda, ma tutta l’isola.

«Lo so benissimo. 

E io dico questo perché la Sardegna va tutta tutelata.  

È molto triste che la giunta contravvenga al Piano paesaggistico regionale ideato da Renato Soru». Per lei il Ppr rimane un punto di riferimento?

«Certo. Il Ppr non deve essere toccato.  

Per anni con il Fai abbiamo spiegato in tutta Italia che la Sardegna è una delle due regioni a essersi dotata di un Piano paesaggistico.  

Un motivo di orgoglio.  

Uno strumento che ha salvato la Sardegna dai cementificatori. Vedo in questa giunta un atteggiamento omissivo e ambiguo.  

Pronto ai compromessi. Si deve essere intransigenti».

Cosa farebbe lei?

«Per prima cosa si deve salvare il Ppr, poi io porterei la linea di inedificabilità da 300 a 500 metri dal mare.  

Dobbiamo difendere la Sardegna e il suo ambiente che è il suo bene più prezioso.  

Ho letto in questi mesi delle inchieste delle procure sarde sui casi di possibile inquinamento legato alle attività industriali. Non è quello il futuro dell’isola».

Su cosa si dovrebbe puntare?

«Non ho dubbi: la bellezza e l’integrità del suo territorio, delle sue bellezze naturalistiche e artistiche.  

La maggior parte delle persone non le conosce.  

Si deve sfruttare il turismo di alto livello nei mesi di spalla.  

Si deve portare a conoscere i grandi artisti e le bellezze uniche di quest’isola.  

Lo si fa ancora troppo poco.  

In Sardegna c’è un artigianato di grande qualità. Un altro cardine è l’agricoltura.  

Un tempo l’isola forniva le primizie al resto dell’Italia.  

Dai carciofi ai fiori.  

Si deve ritornare là.  

A quella qualità.  

L’isola ha dei prodotti agroalimentari insuperabili.  

Il pecorino è una prelibatezza, la ricotta di pecora qualcosa di inimitabile, non come quella che viene fatta con il latte in polvere arrivato dalla Germania.  

Per non parlare di carne e prosciutti.  

Il futuro passa dalla valorizzazione di prodotti e tradizioni».

La giunta dice di lavorare in questo senso.

«Non fa abbastanza. L’interno della Sardegna si svuota.  

I paesi si spopolano, si dovrebbe al contrario incentivare i giovani a ritornare nelle campagne e nei paesi dell’interno dell’isola.  

In questo modo si migliora la qualità della vita della Sardegna e le si dà un futuro.  

La Regione dovrebbe incentivare il ritorno dei giovani e in particolare il ritorno al lavoro nelle campagne.  

Le terre dell’isola vanno valorizzate e difese.  

Non si pensa mai all’agricoltura. In tanti hanno abbandonato le terre che ora sono devastate dai cinghiali.

Aiutiamo i giovani a riscoprirle.  

Io ho 94 anni e queste battaglie le faccio per i giovani e per il loro futuro».

Si deve pensare meno al cemento e più all’ambiente?

«Non c’è dubbio, la Sardegna non deve diventare il bersaglio di chi pensa solo a depredarla e a sfregiarla per arricchirsi».

Gli hotel devono poter adeguare i loro standard ricettivi alle esigenze del mercato se si vuole fare turismo.

«Nessuno lo nega.  

Si possono fare tutte le ristrutturazioni che si vuole all’interno, ma senza aumentare le volumetrie sul mare di un solo metro cubo e senza fare sopraelevazioni.  

Si deve seguire il Ppr di Soru e non tentare di aggirarlo concedendo possibilità di costruire in aree pregiate». La nuova legge urbanistica ha come principio filosofico di fondo il concetto del riuso. Del non consumo del suolo.

«Non sono d’accordo.  

Si deve restare ancorati alle linee dettate dal Ppr di Soru, che è un esempio per tutta l’Italia».

Ma la Sardegna deve avere una legge urbanistica. Lo sostiene anche Soru.

«Certo, ma serve una legge che conservi l’assoluto divieto del consumo del suolo. Esistono delle linee precise.  

Si deve recuperare l’esistente come ha fatto il Fai con le Saline Conti Vecchi e la batteria di Talmone a Palau,

Ho letto in questi giorni che nel Testo unico sul turismo è previsto l’incremento delle case mobili anche nella fascia dei 300 metri.  

Ecco questo è un esempio di cosa non si deve fare.  

Questo è un esempio di cosa la giunta Pigliaru dovrebbe combattere e non prevedere».

 

(Intervista di L. Roj, pubblicata con questo titolo il 2 agosto 2017 su “la Nuova Sardegna”)

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