Strage di elefanti in Botswana

 

Fino ad oggi il Botswana era considerato uno dei Paesi africani che, grazie alle sue durissime leggi contro il bracconaggio, era riuscito a limitare l’uccisione della fauna selvatica protetta.

Ma Elephants Without Borders denuncia che con l’arrivo al potere del nuovo presidente Mokgweetsi Masisi la lotta al bracconaggio si è molto assopita e i risultati cominciano a vedersi.

E’ infatti la stessa ONG a denunciare che da qualche mese nel Paese dell’Africa australe vengono uccisi decine di animali e a rendere noto l’ultimo massacro di elefanti avvenuto direttamente nel Botswana wildlife sanctuary.

Mike Chase di Elephants Without Borders ha detto a BBC News Africa che «i corpi di 87 elefanti morti da qualche settimana sono stati ritrovati in Botswana» e l’ONG fa notare che la strage «coincide con il disarmo dell’unità anti-bracconaggio del Botswana» decretata a maggio, dopo solo un mese dalla sua elezione, dal presidente Masisi.

Quello che sembra certo è che i bracconieri hanno violato i confini del Botswana, il Paese che ha la più grande popolazione di elefanti del mondo

Chase, che è a capo del team che ha condotto il vasto studio sulla fauna selvatica ha detto che «molti degli 87 elefanti morti sono stati uccisi per le loro zanne solo poche settimane fa e cinque rinoceronti bianchi sono stati uccisi  in tre mesi.

Sono scioccato, sono completamente sbalordito.  

Il livello del bracconaggio di elefanti è di gran lunga il più grande che abbia mai visto o di cui abbia letto in qualsiasi parte dell’Africa finora.

Quando paragono questo a cifre e dati del Great Elephant Census, che ho condotto nel 2015, stiamo registrando il doppio del numero di elefanti appena uccisi dai bracconieri che altrove in Africa».

Il grande censimento degli elefanti stimò che nell’ultimo decennio era stato ucciso un terzo degli elefanti e che in soli 5 anni era scomparso il 60% degli elefanti della Tanzania.

Il Botswana, grazie alla sua reputazione di durissima lotta al bracconaggio, era sfuggito a questa strage di pachidermi.

Nonostante la mancanza di recinti ai confini lo avevano capito anche gli elefanti.

Infatti, i dati dei collari GPS dimostrano che gli elefanti provenienti da Angola, Namibia e Zambia rimanevano dentro i confini del Botswana, dove pensavano evidentemente di essere al sicuro, difesi da unità antibracconaggio ben armate, addestrate e gestite.

Con i suoi 130.000 elefanti, il Botswana era diventato il loro ultimo santuario in Africa mentre il bracconaggio per l’avorio continua a spazzare via i branchi di pachidermi nel resto del continente.

Ma la BBC aveva già notato che qualcosa stava già cominciando a cambiare 2 anni fa, quando una sua troupe televisiva sorvolò con Chase l’area di confine con la Namibia e scoprì diverse carcasse di elefanti che erano state private delle zanne.

Ma la nuova strage è stata scoperta nel cuore del Botswana: vicino all’ Okavango Delta wildlife sanctuary, che attira turisti da tutto il mondo.

Chase spiega: «La gente ci ha avvertito di un imminente problema di bracconaggio e pensavamo che lo avrebbero fatto.

La causa è il disarmo dell’unità anti-bracconaggio del Paese.

Ora i bracconieri stanno spostando le loro armi in Botswana, abbiamo la più grande popolazione di elefanti del mondo e si è aperta la stagione per i bracconieri.

Chiaramente, dobbiamo fare di più per mettere uno stop alla portata di quel che stiamo registrando nel nostro sondaggio».

Le unità antibracconaggio disarmate da Masisi pattugliavano le regioni di confine, storicamente le più vulnerabili, ma un alto funzionario dell’ufficio del presidente, Carter Morupisi, ha detto ai giornalisti del Botswana che «il governo ha deciso di ritirare le armi e le attrezzature militari del Department of Wildlife e dei National Parks», ma non ha spiegato il perché.

Il 2018 Wildlife Survey del Botswana è solo a metà del lavoro e gli ambientalisti temono che gli elefanti uccisi dai bracconieri alla fine saranno molti di più. 

BBc News Africa spiega che «l’area di rilevamento è divisa in sezioni, o transetti, e l’aereo vola avanti e indietro come una falciatrice che taglia l’erba, girando a ciascuna estremità per assicurarsi che nulla venga perso.

Le “carcasse fresche” sono quelle degli scomparsi negli ultimi tre mesi, ma molte di quelle registrate sono state uccise nelle ultime settimane.

I conservazionisti temono che la portata di questo nuovo problema del bracconaggio sia ignorata poiché è dannosa per la reputazione del Paese».

Chase conclude: «Tutto questo richiede un’azione urgente e immediata da parte del governo del Botswana.

Il Botswana è sempre stato in prima linea nella conservazione e c’è bisogno di volontà politica.

Il nostro nuovo presidente deve sostenere l’eredità del Botswana e affrontare rapidamente questo problema: il turismo è di vitale importanza per la nostra economia, i nostri posti di lavoro e la nostra reputazione internazionale, che qui è messa in gioco come roccaforte sicura per gli elefanti».

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 4 settembre 2018 sul sito online “greenreport.it”)

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