In 40 anni più della metà delle popolazioni di vertebrati è scomparsa. Wwf: “Serve impegno globale”

 

BISOGNA invertire il trend se vogliamo salvare la biodiversità e possiamo farlo solo lanciando un ”global deal”, un impegno mondiale, che difenda la ricchezza della vita sulla Terra.

A lanciare l’appello oggi è il Wwf, pubblicando il Living Planet Report, rapporto annuale realizzato con il supporto di più di cinquanta esperti e in collaborazione con la Zoological Society of London, che dal 1998 fornisce un’istantanea dello stato della natura.

UN TESORO DA DIFENDERE

Il report ricorda prima di tutto che questa varietà di specie deve diventare un investimento reale.

Tutte le ricerche scientifiche dimostrano l’incalcolabile importanza dei sistemi naturali per la nostra salute, il nostro benessere, la nostra alimentazione, la nostra sicurezza.

Globalmente è stato stimato che la natura offre servizi che possono essere valutati intorno a 125.000 miliardi di dollari, una cifra superiore al prodotto globale lordo dei paesi di tutto il mondo, che si aggira sugli 80.000 miliardi di dollari.

UN INDICE DELLE POPOLAZIONI ANIMALI

Dal 1970 al 2014 le popolazioni di vetrebrati hanno registrato un calo del 60%.

La conferma arriva dall’Indice del Pianeta Vivente (Living Planet Index), un indicatore dello stato della biodiversità globale, elaborato dal Wwf insieme alla Zoological Society of London, che ci segnala lo stato di salute delle specie del nostro pianeta.

Pubblicato per la prima volta nel 1998, per due decenni ha registrato l’abbondanza di 16.704 popolazioni di oltre 4.000 specie di mammiferi, uccelli, pesci, rettili e anfibi (gli animali vertebrati) in tutto il mondo.

Un trend che in meno di 50 anni ha visto un drammatico declino, come conferma il Living Planet Report 2018.

SOVRASFRUTTAMENTO, CLIMA E DEFORESTAZIONE

Le minacce che stanno minando le oltre 8.500 specie a rischio di estinzione, presenti nella Lista Rossa (Red List) dell’Iucn, riguardano soprattutto il sovrasfruttamento e le modifiche degli ambienti naturali, in particolare quelle dovute all’agricoltura.

Delle piante e di buona parte degli animali vertebrati (mammiferi, uccelli, rettili e anfibi) che si sono estinti dal 1500 ad oggi, il 75% di queste estinzioni è stata causata dal sovrasfruttamento e dall’agricoltura.
Altre minacce derivano dal cambiamento climatico, che sta diventando un driver crescente, dall’inquinamento, dalle specie invasive – che noi abbiamo spostato in tante aree del pianeta dove prima non esistevano e che fanno concorrenza a tante specie autoctone – dalle dighe e dalle miniere.

Il  20% della superficie delle foreste dell’Amazzonia è scomparso in appena 50 anni, mentre gli ambienti marini del mondo hanno perso quasi un terzo dei coralli negli ultimi 30 anni.

L’IMPRONTA ECOLOGICA

Negli ultimi 50 anni la nostra impronta ecologica, la misura del consumo delle risorse naturali, è cresciuta del 190%.

Creare un sistema più sostenibile richiede significativi e urgenti cambiamenti nelle attività di produzione e consumo.

PRESSIONI SUL SUOLO

Nel marzo 2018 l’Intergovernamental Science/Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES) ha reso nota la valutazione sul degrado dei suoli (Land Degradation and Restoration Assessment) che dimostra come oggi meno del 25% della superficie terrestre sia ancora in condizioni naturali e come nel 2050, continuando con gli attuali andamenti di sfruttamento senza invertire l’attuale tendenza, la percentuale della superficie delle terre emerse  in condizioni naturali si abbasserà al 10%.

Oggi, il degrado dei suoli mina il benessere di circa 3,2 miliardi di persone nel mondo.

Nell’era moderna – stima ancora il report – le zone umide hanno perso l’87% della loro estensione.

Il degrado dei terreni include anche la perdita delle foreste, un fenomeno che nelle zone temperate è stato rallentato dalle operazioni di riforestazione ma che è andato accelerandosi nelle foreste tropicali.

Un’analisi in 46 paesi in area tropicale e subtropicale ha dimostrato che l’agricoltura commerciale su larga scala e l’agricoltura di sussistenza sono state responsabili rispettivamente di circa il 40% e il 33% della conversione forestale tra il 2000 e il 2010.

Il 27% della deforestazione è stata causata dalla crescita urbana, dall’espansione delle infrastrutture e dalle attività minerarie.

Questo degrado esercita numerosi impatti sulle specie, sulla qualità degli habitat e sul funzionamento degli ecosistemi.

LA BIODIVERSITA’

Da ora al 2020, ricorda il Wwf, abbiamo un’unica finestra di opportunità per formulare una visione di positivo rapporto tra l’umanità e la natura.

La Convenzione della Diversità Biologica sta individuando i nuovi obiettivi e i target per il futuro.

Questi, insieme agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), possono diventare la chiave per un contesto di protezione concreta e di efficacia nella tutela della natura e della biodiversità.

UNA ROADMAP DAL 2020 AL 2050

A conti fatti, il Wwf con il suo Living Planet Report 2018 richiama a un impegno deciso per invertire la tendenza negativa della perdita della biodiversità.

Servono obiettivi ben definiti e un “set” di azioni credibili per ripristinare i sistemi naturali e ristabilire un livello capace di dare benessere e prosperità all’umanità.

Insomma, le politiche ambientali – insiste l’associazione ambientalista – “devono fare una sterzata e tracciare un percorso chiaro per l’agenda post 2020 capace di individuare obiettivi chiari per raggiungere la difesa della biodiversità; sviluppare gli indicatori rilevanti capaci di registrare i progressi della riduzione della perdita di biodiversità e accordarsi su una serie di azioni concrete che raggiungano collettivamente gli obiettivi nei tempi dati“.

In appena 50 anni il 20% della superficie delle foreste dell’Amazzonia è scomparsa mentre gli ambienti marini del mondo hanno perso quasi la metà dei coralli negli ultimi 30 anni.

Il Living Planet Report 2018 richiama ad un impegno deciso per invertire la tendenza negativa della perdita della biodiversità.

Il mondo ha bisogno di una Roadmap dal 2020 al 2050 con obiettivi chiari e ben definiti, di un set di azioni credibili per ripristinare i sistemi naturali e ristabilire un livello capace di dare benessere e prosperità all’umanità“.

Dichiara la presidente del Wwf Italia Donatella Bianchi che conclude: “Per ottenere risultati è necessario intervenire subito già dalla 14° Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD, Convention on Biological Diversity, che avrà luogo in Egitto) nel prossimo novembre.

È fondamentale un accordo globale, ambizioso ed efficace per la natura e la biodiversità, come è avvenuto per il cambiamento climatico in occasione della Conferenza di Parigi nel 2015“.

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 30 ottobre 2018 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vas