Islanda chiude canyon. Colpa di Justin Bieber: troppi turisti dopo il suo clip

 

Islanda, canyon chiuso ai turisti (e non solo).

La “colpa” è di Justin Bieber, di un video galeotto che la popstar canadese ha girato nello spettacolare Fjadrargljufur alla fine del 2015, e naturalmente del boom di arrivi, conseguenza del successo del brano e del clip.

L’Agenzia islandese dell’ambiente ha deciso di vietare l’accesso al sito fino al prossimo 1° giugno: il calpestio dei turisti, sommato al naturale decorso del disgelo, a chiusura di un inverno particolarmente umido, hanno trasformato l’area e gli stessi sentieri per il pubblico in “una fanghiglia praticamente inaccessiblie“, come ha spiegato Daniel Freyr Jonsson, consigliere del locale dipartimento di conservazione della natura all’agenzia Afp.

A causa della consistenza e dello spessore dello strato fangoso – ha aggiunto -, i turisti finiscono per scavalcare le recinzioni che delimitano le aree dove cresce vegetazione protetta.

E fanno danni“. 

Il sito è una splendida gola situata nel sud-est dell’isola, forse l’area più spettacolare, di sicuro la più facile da raggiungere tra le zone ad alta concentrazione di viste mozzafiato.

Si trova infatti lungo la direttrice che collega tra la capitale Reykjavik – e l’aeroporto di Keflavik – al Seydisfjodur, dove approda il ferry che arriva dalla Danimarca, via Faroe.

È quella la tratta più frequentata del Ring, la strada statale n. 1 che percorre in senso circolare l’isola nella sua parte più esterna, in vista o in prossimità dell’Atlantico: dall’Anello, per raggiungerla, basta una deviazione di qualche minuto.

Esteso su un paio di chilometri, il canyon, creatosi per erosione glaciale circa 9mila anni or sono, si presenta come un susseguirsi di falesie sinuose, alte fino a 100 metri e ricoperte di verde.

C’è tutto il meglio dell’isola vichinga, in quel mix di terra e di acqua che si incuneano l’una nell’altra fino a non farti distinguere tra mare e aree fluviali-lacustri.

Relativamente ignoto fino al fatidico 2015 – il video della popstar è della fine di quell’anno -, Fjadrangliufur ha visto da quel momento crescere gli afflussi, in modo quasi esponenzialmente.

Complici le 500 milioni di visualizzazioni che “I’ll show you” di Bieber ha raggranellato nel tempo su YouTube, “la frequentazione del canyon è aumentata tra il 50 e l’80 per cento all’anno dal 2016“, ha rivelato Jonsson.

Il rappresentante dell’autorità dell’ambiente stima che oggi circa 300 mila persone l’anno passeggino sopra o dentro la gola: quasi il 15 per cento degli oltre 2,3 milioni di visitatori che l’isola vichinga ha accolto nel 2018, anche questo un record.

Non bastavano i blockbuster cinematografici (da James Bond a Batman), e le grandi saghe tv (su tutte Game of Thrones), senza contare le pubblicità, a cominciare da quelle dei Suv -.

Ora arriva anche il video di una delle più celebrate teen-pop-star, a cambiare i connotati di quella che fino a poco tempo fa era una delle lande meno affollate del pianeta.

L’Islanda, con 300mila abitanti per oltre 100mila km di estensione, affronta da almeno un decennio crescite percentuali a doppia cifra del flusso di ospiti internazionali.

Secondo i dati del World Tourism Organization, l’isola vichinga è il Paese al mondo che nell’ultima decade ha registrato il massimo incremento negli arrivi (più 344 per cento nel periodo 2011-2017).

E c’è chi sostiene che in realtà, più delle star di Hollywood e della musica pop potè la famosa eruzione del vulcano Eyjafjalla, capace, nel 2010, di attirare un’attenzione mediatica senza precedenti sull’isola.

Segnali della volontà di regolamentare questi flussi, da Reykjavik, sono in ogni caso arrivati sotto diverse forme, negli ultimi tempi: come l’appello della polizia affinché i turisti evitino di affrontare le notti dell’inverno boreale, in solitudine, a caccia delle northern light, date le difficoltà ambientali e i rischi connessi, in primis per l’incolumità degli interessati, ma anche per l’ecosistema.

Il turismo in inverno e primavera è un fenomeno inedito per noi – conclude Jonsson -. e proprio quello è il periodo in cui la natura dell’isola è più fragile, senza contare che le infrastrutture delle attrazioni, anche quando ci sono, non sono state create né testate per numeri tanto elevati“.

Un caso, che ricorda, seppure con esito meno drastico, la vicenda di Maya Beach, la spiaggia thailandese resa celebre da The Beach e da Leonardo Di Caprio, chiusa per ora a tempo indeterminato per salvaguardare il suo ecosistema.

Per quanto riguarda i provvedimenti locali, altri siti turistici islandesi sono stati o sono temporaneamente chiusi ai visitatori.

La popolare vallata di Reykjadalur e le sue frequentatissime sorgenti termali, situate a poca distanza dalla capitale e dal Parco Nazionale del Thingwellir – celebre sia perché mostra il punto di separazione tra le faglie tettoniche del Nord-america e dell’Eurasia, che per aver ospitato il primo parlamento locale nel 970 – erano state chiuse nella scorsa primavera per ragioni simili a quelle che hanno portato i sigilli attorno al Fjadargljufur.

Ancora, nella spettacolare cascata di Skogar, una delle prime che si incontrano, percorrendo il Ring verso Est da Reykjavik, il cammino che porta ad ammirare il getto dall’alto è inaccessibile.

Anche in questo caso, una parte di “colpa” è dell’artista canadese: il video di “I’ll show you”, dopo aver mostrato Justin che fa l’equilibrista su uno stretto passaggio del canyon, ce lo porta proprio in vista della cascata: questa, però, era già una delle mete top dell’isola vichinga molto prima che Bieber diventasse una star.

Le iniziative del governo islandese vanno di pari passo con quella delle vicine isole Faroe, che quest’anno hanno lanciato una campagna di turismo sostenibile, chiudendosi per un weekend agli ospiti stranieri: a più livelli nell’arcipelago che è parte del Regno di Danimarca si sente ripetere il mantra: “Non vogliamo fare la fine dell’Islanda“.

Ma se il governo di Reykjavik sta cercando in qualche modo di tenere a bada il rischio overtourism, a livello locale qualcuno sembra ambire a quote più consistente della torta economica generata dal boom.

Mentre dall’autorità centrale arrivavano limitazioni e chiusure, due sindaci dell’isola si lamentavano perché su Google Maps le rispettive piccole città vengono perennemente mostrate in versione “invernale”, color bianco-neve.

Jon Pall Hreinsson e di Gudmundur Gunnarsson sono i primi cittadini di Bolungarvik e di Isafjordur, piccoli porti pescherecci situati nell’estremo Nord-ovest, alle estremità di due dei remoti e quasi inaccessibili fiordi settentrionali, per raggiungere i quali al turista servono lunghe deviazioni dal solito Ring.

Mi dà sui nervi vederla perennemente innevata“, ha detto Hreinsson della località di cui è sindaco. 

Pensate a quale possa essere la scelta del turista tipo, quando vede le nostre città in bianco circondate da altre dove domina il verde rigoglioso“, ha aggiunto Gunnarsson, la cui perfetta omonimia con il padre della cantante Bjork ha generato equivoci nel passato. 

L’appello a Big-G non ha per ora avuto seguito.

L’idea di attirare visitatori verso i remoti fiordi nordoccidentali, i più profondi, alti e scoscesi dell’Islanda, in realtà contraddice solo in parte la filosofia di controllo degli afflussi nell’affollato sud dell’isola: potrebbe semmai essere un tentativo di diversificazione e distribuzione più omogenea dei flussi: fette di torta di dimensioni soddisfacenti, ma per tutti.

 

(Articolo di Arturo Cocchi, pubblicato con questo titolo il 15 marzo 2019 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)

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