In Gran Bretagna la prima casa di sughero. “Resistente, naturale e sostenibile”

 

QUANDO entri senti il profumo della foresta.

È questa la sensazione che molti hanno provato varcando la soglia della Cork House, una casa tutta in sughero costruita su una piccola isola del Tamigi, a Eton, pochi chilometri fuori Londra.

È la prima al mondo che utilizza blocchi, mattoni e pannelli realizzati appositamente con sughero riciclato, che si incastrano tra loro senza bisogno di malta o colla, come in un grande Lego scala uno a uno.

Non è un gioco, però, né un padiglione temporaneo: è una casa progettata per essere abitata davvero, per durare decenni, o forse secoli, opera di tre architetti inglesi, Matthew Barnett HowlandDido Milne e Oliver Wilton.

Completata la scorsa primavera, è composta da 1.268 blocchi di sughero ed è grande 44 metri quadrati.

Al suo interno uno spazio living con cucina a vista, una stanza da letto, un bagno e una piccola mansarda sono racchiusi da pareti monolitiche e sono collegati tra loro da tetti a forma piramidale che, grazie a lucernari sommitali, diventano veri e propri pozzi di luce.

Il potenziale del sughero come materiale da costruzione, colto dai progettisti, ha dato il via a un progetto di ricerca durato sei anni, condotto con il supporto degli ingegneri dello studio Arup e della Bartlett School of Architecture.

L’obiettivo era ambizioso: riformulare radicalmente i processi del progetto e della costruzione, attraverso la realizzazione di una sostenibilità totale, dalla progettazione alla demolizione dell’edificio.

Già in partenza la costruzione ha visto un impronta del 15% rispetto alla media delle emissioni di CO2 calcolate per tirare su una casa “normale”.

I blocchi di sughero sono stati modellati da robot e sono stati assemblati come fossero muri a secco.

Le forme robuste delle pareti e i gradini delle coperture richiamano antiche strutture in pietra, come le case ad alveare celtiche e le piramidi maya.

Ma quelle della Cork House sono morbide e leggermente spugnose al tatto, organiche.

E, a quando arriverà il momento, la casa potrà essere smantellata con un impatto ambientale minimo: i blocchi di sughero sono una risorsa bio-rinnovabile e possono essere riciclati o scomposti e restituiti alla terra.

La piccola dimora inglese ha vinto la prestigiosa Manser Medal 2019 – House of the Year e ha conquistato la nomination al Royal Institute of British Architects’ Stirling Prize, il premio per il miglior nuovo edificio costruito nel Regno Unito.

Riconoscimenti, certamente, alla qualità del progetto architettonico, ma che premiano innanzitutto l’innovazione della tecnologia costruttiva: semplice, efficace, sostenibile.

Il sughero in edilizia viene utilizzato da molti anni per rivestimenti esterni, pannelli isolanti termici e acustici, intonaci.

Ma mai, prima d’ora, era stato utilizzato al posto di laterizio e calcestruzzo: l’intera sezione della casa è fatta di questo prodotto naturale che vanta numerose proprietà, come leggerezza, flessibilità, elasticità, resistenza al fuoco, traspirabilità, impermeabilità, riciclabilità.

Un materiale pressoché unico.

Ancora più apprezzabile, se la sua provenienza e lavorazione sono certificate, per esempio dalla Fsc (Forest stewardship council) una ong che ha dato vita a un sistema di certificazione forestale riconosciuto a livello internazionale. 

Ilaria Dalla Vecchia, responsabile tecnico per la certificazione forestale Fsc spiega che “il lavoro dell’ente si sta ampliando: al prodotto forestale si stanno aggiungendo i servizi ecosistemici.

È necessario quantificare quanto offra una foresta in termini di acqua, nutrienti, biodiversità e valorizzare il patrimonio anche per il turismo e le aziende“.

Dalla Vecchia, tra l’altro, si occupa anche del progetto europeo “Incredible”, che punta a collegare scienza e pratica nella produzione, trasformazione e commercio dei prodotti forestali non legnosi del Mediterraneo, tra i quali il sughero, un’importante risorsa naturale per sostenere la gestione forestale sostenibile e lo sviluppo rurale.

Il cerchio del sughero, dunque, è chiuso: dalle sugherete ai prodotti primari, dai blocchi da costruzione al riciclo.

E l’esempio della Cork House racconta di come l’Europa stia tentando di accelerare la trasformazione anche dell’industria delle costruzioni, solitamente restia ai cambiamenti radicali.

(Articolo di Marco Angelillo, pubblicato con questo titolo l’8 dicembre 2019 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)

 

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