La sentenza è arrivata.
Il Tar di Bari si è pronunciato respingendo i ricorsi contro la Valutazione di impatto ambientale (Via) positiva presentati dal Comune di Manfredonia, dalla Lega italiana protezione uccelli e dal Comitato Associazioni operanti nel sociale per la tutela e la valorizzazione del territorio di Capitanata e del Gargano.
A cantare vittoria, invece, è Energas spa, azienda leader nel settore della distribuzione di Gpl che, così, può portare avanti la costruzione del deposito più grande d’Europa nell’area di Manfredonia.
Per la precisione, al centro della disputa ci sono un deposito, un gasdotto, un raccordo ferroviario e un pontile a Santo Spiriticchio di Manfredonia, Comune del Foggiano, all’interno del Parco Nazionale del Gargano.
Su un’area di 180mila metri quadrati sono previsti “12 serbatoi tumulati da 5.000 metri cubi ognuno, con una leggera sopraelevazione del tumulo di stoccaggio”, si legge nella scheda del progetto sul portale di Energas che dovrebbe occuparsi della sua realizzazione, insieme a quella del gasdotto, fino al pontile del porto, lungo circa 10 chilometri, di cui cinque sottomarini e cinque su terraferma, e del raccordo ferroviario di circa 1.800 metri, tra il deposito e la vicina stazione di Frattarolo.
Il deposito, in particolare, sarà da record.
Il più grande d’Europa.
“Il deposito avrà un impatto ambientale contenuto.
Non si prevede l’installazione di impianti di processo né emissioni inquinanti di alcun tipo.
Il progetto è stato redatto nella scrupolosa osservanza di tutte le norme vigenti ed è stato sottoposto a un’accurata analisi dei rischi da parte di un pool di tecnici specializzati”, spiegano da Energas che punta così a rassicurare la popolazione.
Ma sono in molti a essere preoccupati: “Non è possibile che, come un fulmine a ciel sereno, una mattina ci svegliamo e ci ritroviamo 12 serbatoi, lunghi come un campo di calcio, con un diametro uguale a una palazzina di due piani che contengono Gpl e una nave gasiera da 20mila tonnellate di Gpl da scaricare – è il commento del Caons alla sentenze del Tar – I bagnanti sulle spiagge di Manfredonia e Siponto devono pregare che non ci sia una perdita”.
Le preoccupazioni riguardano non solo la salute delle persone, ma anche l’ambiente naturale perché l’area interessata dal progetto insiste, anche se marginalmente, nella rete comunitaria “Natura 2000”, di fatto coincidente con i siti di importanza comunitaria “Valloni e steppe pedegarganiche”.
Contrari anche Italia Nostra, Legambiente, una lunga lista di associazione ambientaliste e non soltanto loro: “Mi chiedo se, sulla bilancia di un possibile sviluppo economico, valga la pena promettere posti di lavoro compromettendo l’equilibrio di un delicato ecosistema, già largamente provato, mettendo a rischio sia la salute di un’intera popolazione, sia il mantenimento di numerosi lavori esistenti in altri settori, dall’agricoltura alla pesca e al turismo”, ha detto l’arcivescovo di Manfredonia, monsignor Franco Moscone.
Quel che è incontrovertibile è l’esito del referendum consultivo comunale del 13 novembre 2016: superiore al 96% il numero dei cittadini contrari al progetto.
La questione, scandita dai pronunciamenti dei tribunali amministrativi, si trascina da oltre venti anni.
Da gennaio 1999, quando Pierluigi Bersani, ministro dell’Industria, concede alla società Isosar Srl, successivamente inglobata da Energas, l’installazione di un deposito Gpl da 60mila metri cubi.
La Via presentata a novembre 1999 è negativa anche a causa del parere contrario del Mibact.
Nel 2001 il parere è annullato dalla sentenza del Tar, anche perché con il decreto del Presidente della Repubblica dello stesso anno “Nuova perimetrazione del Parco Nazionale del Gargano” viene superata una delle criticità evidenziate: l’inclusione nell’area del Parco.
I pronunciamenti del Tar, nel 2002 e nel 2004, e del Consiglio di Stato, nel 2003 e nel 2009, confermano la sentenza del 2001.
Non è finita: a ottobre 2013 Energas presenta ancora la richiesta di compatibilità ambientale, ma aggiornata.
Al “parere istruttorio favorevole” della Direzione generale del Mibact nel novembre 2014 si aggiunge, a giugno 2015, il parere ambientale favorevole del Servizio Ecologia della Regione Puglia.
Preceduto dai pareri favorevoli della Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale dell’agosto 2014, del febbraio e dell’ottobre 2015.
A dicembre dello stesso anno ecco il decreto di compatibilità ambientale, sottoscritto dal ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, e da quello dell’Ambiente, Gian Luca Galletti.
I ricorsi del 2016 al Tar Puglia del Comune di Manfredonia, Lipu e Caons hanno riaperto la questione.
Che anche dopo la sentenza è tutt’altro che chiusa.
“I ricorsi respinti non determinano alcun tipo di cambiamento in una vicenda che rimane cristallizzata esattamente a un anno fa, con la raccolta al Mise dei pareri favorevoli espressi dalla Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale Via/Vas, ma che senza un’intesa da parte della Regione Puglia non comporteranno la costruzione del deposito”, ha dichiarato Angelo Riccardi, sindaco di Manfredonia fino allo scorso marzo.
Insomma, sembra proprio che a decidere possa essere il Governatore pugliese, Michele Emiliano.
(Articolo di Manlio Lilli, pubblicato con questo titolo il 29 dicembre 2019 sul sito online “Ambiente & Veleni” del quotidiano “Il Fatto Quotidiano”)