È in Romania l’Amazzonia d’Europa. Vittima del disboscamento selvaggio

 

DISBOSCAMENTO selvaggio sistematico, guardie forestali assassinate da killer professionisti, tangenti alle autorità locali perché chiudano un occhio, minacce e sempre più violenze contro le guardie, i volontari delle ong che li accompagnano, gli ambientalisti e la popolazione locale.

La deforestazione mossa da biechi interessi economici illegali va avanti ogni giorno, i danni che ha apportato al clima e all’ambiente sono già giganteschi, ma il saccheggio non si ferma.

Sembrano resoconti dal Brasile del presidente sovranista Jair Bolsonaro che ha autorizzato l’assalto finale alla foresta amazzonica, polmone del pianeta.

Invece no: le notizie vengono da un importante paese membro dell’Unione europea e della Nato.

La Romania.

Dove, appena festeggiati i trent’anni della sanguinosa rivoluzione che rovesciò il tiranno Nicolae Ceausescu, altri soprusi avvengono ogni giorno ed evocano le brutalità e abusi di potere del “Conducator”.

La Romania in altre parole è diventata l’Amazzonia d’Europa.

Il nuovo governo liberal ed europeista – al potere dopo anni di esecutivi dominati dai corrotti socialisti-sovranisti – prepara leggi d’emergenza e ha autorizzato in corsa le guardie forestali ad avere e usare armi d’ordinanza.

Ma forse è troppo tardi per salvare il polmone d’Europa, e lo scempio continua.

In un’escalation di violenza contro i forestali e gli ambientalisti. 

Le cifre della catastrofe causata dal genere umano a meno di due ore di volo dall’Italia sono sul tavolo di tutti, denunciate da Greenpeace Romania e confermate dal rapporto di una commissione governativa, citato dal Guardian: ogni anno le foreste romene perdono 20 milioni di metri cubi di legname tagliato ed esportato illegalmente dalle squadracce e dai loro mandanti, la lobby dell’economia forestale in nero.

Venti milioni di metri cubi l’anno significa più del totale del legname tagliato e lavorato legalmente.

Una perdita enorme per l’ambiente, per il clima, e anche per economia e fisco del maggiore paese balcanico.

E col disboscamento selvaggio in stile amazzonico, imposto con la violenza, i distruttori delle foreste romene mettono in pericolo la sopravvivenza di moltissima fauna rara spesso a rischio estinzione: in Romania vivono il trenta per cento dei grandi mammiferi carnivori europei.

Orsi, lupi, linci, ora privi di habitat e di cibo. 

A volte le percentuali di disboscamento illegali sono ancora più alte.

Come racconta Gheorghe Oblezniuc, guardia forestale nell’area di Suceava, “abbiamo assistito al taglio, carico e trasporto di 2400 metri cubi di legname in una zona dove ufficialmente le autorità avevano permesso un disboscamento pari ad appena 600 metri cubi.

I capi delle grandi ditte del legno erano fianco a fianco con i governanti locali“.

Oblezniuc rischia, e lo sa.

Sei “rangers”, come i romeni chiamano le loro guardie forestali, sono stati assassinati dal 2014, gli ultimi due nel dicembre scorso.

Molti altri sono stati malmenati o intimiditi, come i fratelli Ilie e Dumitru Bucsa, pestati a sangue nel villaggio di Deia da una banda inferocita.

Banda aiutata dagli abitanti del posto: molti hanno partecipato alla spedizione perché intimiditi o minacciati a loro volta, o per paura di perdere il lavoro e dover emigrare.

Poi ignoti hanno versato litri di liquido antigelo nel vivaio dei fratelli Bucsa, loro seconda fonte di reddito, uccidendo tutti i pesci.  

C’è un clima di intimidazione e paura, i loro delatori ci controllano“, ha detto al Guardian Gheorghe Oblezniuc.

Ora possiamo girare armati, ma cerchiamo di pattugliare sempre al minimo in due, se possibile più numerosi“.

Hanno paura per le loro vite.  

Un altro ranger, Cretu Ionut, é stato circondato da una squadraccia di picchiatori mentre tornava a casa dal lavoro, e minacciato di morte: “Smettila con i tuoi rapporti al governo, o bruciamo la tua casa così togliamo di mezzo te e tutta la tua famiglia“.

In molti villaggi, i rangers sono trattati come paria da quella ampia parte della popolazione locale che sopravvive grazie al disboscamento illegale.

E anche contro i giovani ambientalisti, sempre più attivi per salvare la foresta, orsi, lupi e linci, il polmone d’Europa, aggressioni e minacce crescono.

Spesso, nelle zone più povere, i distruttori della foresta riescono anche a corrompere gli stessi ranger. 
E’ una minaccia gravissima per il clima dell’Europa intera e oltre, afferma Mihai Zotta, della ong ecologista Conservation Carpatia, “le foreste naturali romene sono enormi, e sono ben piú resistenti e importanti per il clima rispetto a ogni zona di riforestazione“.

Il ministro dell’Ambiente del nuovo governo europeista da poco in carica, Costel Alexe, ha pubblicato i dati veri della deforestazione sopra citati, denunciando che “i precedenti governi li avevano sistematicamente nascosti o smentiti“.

Ma il tempo stringe, e ai difensori dell’Amazzonia d’Europa in Romania mancano i mezzi per vincere la guerra.

Le autorità dovrebbero usare satelliti, droni, e ogni altro sistema di sorveglianza smart, intelligente e tecnologico, e non lo fanno“, denuncia Ciprian Galusca di Greenpeace Romania.

E allora la pugnalata mortale al clima europeo e al pianeta colpisce ancora, ogni giorno.

(Articolo di Andrea Tarquini, pubblicato con questo titolo il 9 gennaio 2020 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)

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