“Ambiente e natura: la necessità di dettare scelte politiche”

 

Bruna Varrone

Da Bruna Varrone riceviamo e pubblichiamo: “E’ stata da poco coniata una nuova sigla per “allodole” ZEA, Zone Economiche Ambientali, così le ha chiamate Costa, presentandone l’idea nel parco della Sila, le “Zone dove si produce sviluppo economico senza contrastare l’ambiente“.

Peccato che si continui a parlare di sviluppo in un periodo in cui dovrebbe essere chiaro che PIL e ambiente non potranno mai andare d’accordo, peccato che non sia stata stilata una lista di quali siano queste attività compatibili con l’ambiente, peccato che sul “banco” del convegno campeggi una locandina che al solito inneggia alle rinnovabili, mentre noi sappiamo bene quale danno di cementificazione e distruzione di biodiversità abbiano operato le pale eoliche sul Matese.

Peccato che le allodole ambientaliste (tirate per la giacchetta da Costa) abbocchino, capisco che il simbolismo pascoliano del fanciullino sia molto forte e porti a confondere amore per la natura e osservazione scientifica, con la capacità di essere veramente attivi nella salvaguardia della natura.

Peccato che ancora il ministro si interroghi sulla giustezza delle royalties, e nessuno chieda quante centrali fossili siano state chiuse a fronte delle migliaia di pale eoliche installate in Italia.

Peccato che nessuno si impegni a frenare le società di telecomunicazione nel voler produrre e vendere più energia di quanto serva. (Un esempio sono i giga ricarica che i gestori ci vendono forzosamente da qualche mese quando facciamo una ricarica inferiore ai 13 euro).

Se la politica e i movimenti non dettano uno stop chiaro alle industrie, non si va da nessuna parte, vale per l’energia, vale per lo spreco alimentare, vale per le opere inutili e vale anche per i parchi dove qualcuno dovrebbe avere il coraggio di dire chiaramente quello che si intende fare e quello che non si può assolutamente fare e se non sia meglio non farci assolutamente nulla, definire cioè nel dettaglio le metodologie e le regole per il settore pubblico e privato.

Infatti il tavolo della COP 25, la conferenza mondiale sul clima tenutasi a Madrid e conclusasi il 15 Dicembre è fallito proprio su un aspetto tecnico, quello della “finanza climatica” che mancava negli accordi di Parigi del 2015.

La finanza climatica riguarda lo scambio di quote di emissione tra soggetti inquinanti e soggetti non inquinanti per cui le imprese non decarbonizzate comprano quote da altri Paesi che hanno fatto progetti di riduzione delle emissioni; si è posta inoltre la difficoltà di come conteggiare in maniera corretta questa riduzione, alcuni paesi proponevano di conteggiarla due volte, la prima nella riduzione, la seconda nell’acquisto.

Dunque si pone un problema globale, di dover misurare effettivamente la riduzione di emissione e non di accontentarsi semplicemente di decantarla attraverso l’impiego di misure alternative, che siano energetiche agricole o alimentari.

“Scienza è Coscienza” almeno dal nucleare in poi, pertanto per venire all’ambientalismo nostrano credo che chi si riunisce sotto una sigla ambientalista, abbia un dovere ben preciso, non può assolutamente limitarsi ad aggregare persone in grupponi per osservare le allodole, proporre percorsi naturalistici, occuparsi di ritrovamenti e scoperte e contemporaneamente contribuire ad una certa idea di parco senza una visione chiara e critica, poiché viene il sospetto che il gradimento dei post e delle foto, sia usato per la profilazione, non già da parte di amministratori, ma da chi osserva i gruppi e i movimenti ambientali per trarne vantaggio economico e politico.

A ben guardare la storia dell’Ottocento e del Novecento è piena di naturalisti, ricercatori del bello e del dettaglio che partecipavano alle campagne belliche, e i primi parchi naturali in Italia furono istituiti proprio durante il regime fascista.

Ma già alla fine dell’Ottocento, un secolo prima della società dell’immagine, le prime industrie elettriche a New York attenzionavano e sfruttavano a loro vantaggio i movimenti animalisti, in quella che fu definita “la guerra delle correnti”, tra la General Electric di Edison inventore della corrente continua e la Westinghouse, che sosteneva l’impiego di corrente alternata brevettata da Nikola Tesla e Galileo Ferraris. Edison, per dimostrare la pericolosità della corrente alternata, per l’abbattimento di un elefante da circo, reo di aver causato la morte di tre persone, propose di sostituire la consueta impiccagione con la somministrazione pubblica di una scarica di corrente alternata, sollevando gli animalisti contro l’impiego diffuso di questa forma di elettricità.

La corrente alternata vinse comunque la guerra ma la vicenda costò a Tesla una condizione di perenne ostracismo e allontanamento dai laboratori, mentre gli animalisti non fermarono la diffusione della sedia elettrica a base di corrente continua già brevettata da Edison, progetto dal quale Westinghouse si era allontanato per ovvie questioni etiche.

Questo solo per dire che da sempre la natura e i suoi miti hanno interessato la politica e l’economia.

Va da se che nessuna associazione ambientale anche piccola, può seriamente pensare e comunicare di occuparsi di ambiente e natura senza fare politica, anzi dovrebbe pretendere di fare politica dettando scelte politiche, economiche ed industriali anche impopolari ma precise.

(Comunicato stampa di Bruna Varrone, pubblicato con questo titolo il 30 dicembre 2019 sul sito online “Il Vaglio”)

N.B. – Bruna Varrone è nata a Telese Terme nel 1966, laureata in fisica a Napoli, ha lavorato fino al 2002 a Roma nel settore informatico, successivamente a Benevento per il CED di Unisannio e il Marsec. Attualmente vive a Telese Terme, consulente IT  e docente di Matematica e Fisica. Ideatrice e web-master di Telesianarrando.

 

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