COMUNICATO STAMPA REGIONE PUGLIA: PIANO FAUNISTICO VENATORIOIL CONSIGLIO DI STATO DA RAGIONE A VAS! L’ASSOCIAZIONE DIFFIDA LA REGIONE AD EMANARE IL CALENDARIO VENATORIO SENZA UN NUOVO PIANO L’Associazione Nazionale di Protezione Ambientale “VERDI AMBIENTE E SOCIETA’” comunica che la Regione Puglia da tempo è omissiva, sia sul piano formale che decisionale, rispetto a quanto indicato dalla Legge n. 157/1992 (Legge quadro sulla protezione della fauna selvatica) la L.R. 59/2017 e delle Direttive 79/409/CEE “Uccelli” e 92/43/CEE “Habitat”. Per questo motivo, il 16.7.2019, notificava atto di diffida volto all’annullamento in autotutela del nuovo PFVR 2018/2023, poiché così come predefinito nella bozza, approvata dalla Giunta Regionale, contenente numerose violazioni di legge.La scrivente Associazione “VAS”, dava inoltre mandato al Prof. Avv. Daniele Granara, di impugnare il Calendario Venatorio 2019/2020, poiché emanato sulla base del PFVR 2009/2014 prorogato, con ben 4 delibere dalla Giunta Regionale Emiliano, in violazione della Legge n. 157/92, della L.R. 59/2017 (che prevede che resti in vigore per un solo quinquennio) come ha giustamente confermato il Consiglio di Stato con la recente Sentenza del 03/05/2021 N. 03487/2021 REG. PROV.COLL. N. 08709/2020 REG.RIC. confermando quanto denunciato dall’associazione “VAS”.Alla luce dei ricorsi promossi e a seguito dell’importante pronunciamento del Consiglio di Stato, la Regione Puglia non potrà più emanare Calendari Venatori senza aver approvato il nuovo PFVR 2018/2023, già sottoposto alla procedura di Valutazione Ambientale Strategica, comprensiva di VINCA con D.D. 312 del 20/12/2019, ed inspiegabilmente scomparso da più un anno. Conseguentemente, in data 12 Maggio c.a. la “VAS” ha nuovamente provveduto, mediate Ufficiale Giudiziario, a informare il Presidente della Regione Puglia dott. Michele Emiliano, dell’importante pronunciamento del Consiglio di Stato diffidandolo al rispetto della Sentenza N. 03487/2021, della 157/92 e della L.R. 59/2017 poiché il rispetto delle leggi non è un “dovere” solo dei Cittadini, ma soprattutto per le P.A. affinché […]
Parchi
La Regione Liguria ha concesso alla Compagnia Europea per il Titanio (CET) un permesso di ricerca triennale che dovrebbe portare all’apertura di una miniera nel comprensorio del Beigua, il presidente del Parco del Beigua, Daniele Buschiazzo, si è detto subito contrario alle prospezioni e ha spiegato perché l’Ente che dirige si opporrà: «Il decreto dirigenziale della Regione ci ha lasciato interdetti. E’ un atto tecnico firmato da un dirigente, ma riteniamo di avere altrettante ragioni tecniche e giuridiche per opporci al TAR della Liguria». Buschiazzo ricorda che «nella sentenza sempre del TAR emessa in data 19 febbraio 2020 e pubblicata il 21 marzo 2020, in cui Regione, Parco, Comuni hanno difeso un analogo decreto dirigenziale del 2015, si disponeva: “La sottoposizione dell’area sulla quale si dovrebbe svolgere la ricerca mineraria a molteplici vincoli sia paesaggistici che ambientali è di tale pervasività che non residua nessuno spazio per intraprendere un’attività di ricerca che, non essendo compiuta da un istituto scientifico ma da un’azienda estrattiva, avrebbe avuto, come fine ultimo, l’estrazione di minerali, attività certamente vietata dalle norme a tutela del Parco Regionale del Beigua che costituisce per circa il 40% l’area interessata alla concessione. Peraltro il restante 60% interessa un “Sito d’Interesse Comunitario terrestre ligure” nel quale la priorità dichiarata è la conservazione”. Solo questo basterebbe a togliere ogni dubbio. Un conto è se uno si fa una passeggiata per guardare le rocce del Geoparco per interessi geologici/naturalistici; ben diverso è se uno si fa una “passeggiata” per guardare le rocce del Parco per farci una miniera. Tale attività è vietata in un parco dalla legge n. 394/1991 e dalla legge regionale 12/1995. Intorno al Parco poi ci sono sia la ZPS (zona a protezione speciale) sia il Geoparco, aree in cui la stessa attività non è realizzabile». Il presidente […]
Nel ripercorrere la storia della legge n. 394/1991, legge quadro sulle aree naturali protette di cui nel 2021 si celebrerà il trentennale, si dovrà riconoscere che tra le categorie di aree protette che questa legge aveva individuato era mancata quella dei Parchi sulla carta: parchi istituiti a livello nazionale che purtroppo non sono mai diventati operativi per l’opposizione a livello regionale, quando non locale, di portatori di interessi particolari che hanno trovato sponda in politici compiacenti. Decano di questa categoria è sicuramente il Parco Nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu, chiamato a proteggere uno degli ultimi residui della spettacolare wilderness mediterranea: un grande mosaico che dalle vette di oltre 1800 metri scende fino al mare nel Golfo di Orosei, tra i più selvaggi tratti di costa del Mar Mediterraneo. In qualsiasi altro Paese al mondo un patrimonio così ricco di biodiversità sarebbe conservato e valorizzato. In Italia invece «il Parco Nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu è formalmente istituito, ma non è operativo», come si legge sul sito del Ministero dell’Ambiente, nonostante se ne parli dagli Anni ’30 del secolo scorso e sia stato inserito persino nel Piano di rinascita economica e sociale della Sardegna degli anni ’60. Nel 1989 il parco fu previsto da una legge regionale, ma è con la legge n. 394/1991 e il decreto istitutivo del 1998 che ne è stata formalizzata la nascita. Da allora il parco è come sospeso: dopo una lunga vicenda giudiziaria arrivata in Corte Costituzionale (che ha confermato la legittimità del suo iter istitutivo), a tutt’oggi il parco non esiste perché la Legge Finanziaria del 2005 ha stabilito di rinviare la concreta applicazione della disciplina di tutela a una nuova intesa tra Stato e Regione Sardegna: intesa che in 15 anni, nonostante l’avvicendarsi di governi nazionali […]
Che i parchi se la passino come peggio non potrebbero è noto. Ce ne sono non pochi allo sbando senza gestione e direzione. Parecchi mancano del direttore da anni: 8 su 23? Per le designazioni dei consiglieri in un caso sembra addirittura che il posto sia toccato ad un morto. C’è chi pensa come in Liguria che dei parchi dell’intera regione si debba fare un solo parco. Non parliamo poi delle aree protette marine, che fin dalla istituzione non sono mai riuscite effettivamente a decollare tanto che ieri in un dibattito è stato detto che le nostre acque marine protette non superano l’8-9 %. Insomma una situazione in cui le aree protette nel nostro Paese rischiano di sparire non avendo più un futuro. Ed è questo rischio reale che mi ha indotto sulla base di una esperienza non solo personale a rivolgermi al ministro dell’Ambiente Sergio Costa, con il quale dell’argomento avevamo avuto modo di discutere già a suo tempo, perché cerchi con una sua iniziativa nazionale di mettere fine questo caos. Mi illudo? Spero proprio di no. In ogni caso mi auguro che un sostegno venga innanzitutto dalle aree protette. Le opinioni espresse dall’autore non rappresentano necessariamente la posizione della redazione (Articolo di Renzo Moschini, del Gruppo S. Rossore, pubblicato con questo titolo il 4 gennaio 2021 sul sito online “greenreport.it)
In un comunicato congiunto, Gianni Carravieri, presidente del Cai Liguria, Roberto Cuneo, presidente di Italia Nostra Liguria, il presidente della Lipu , Aldo Verner, il delegato del Wwf per la Liguria Marco Piombo e il presidente di Legambiente Liguria Santo Grammatico, denunciano che «senza la minima discussione con le associazioni e senza alcun passaggio nelle commissioni consiliari, la Regione Liguria ha approvato, il 23 dicembre con un blitz, gli emendamenti alle disposizioni collegate alla legge di stabilità per l’anno 2021, tornando all’attacco dei parchi regionali». Le associazioni ambientalista sottolineano che «non è bastata l’approvazione della legge regionale “taglia parchi”, nell’aprile 2019, ampiamente contestata dalle associazioni ambientaliste, escursionistiche, di protezione del paesaggio e dei movimenti giovanili (legge poi dichiarata, in molti dei suoi articoli e commi, illegittima dalla Corte Costituzionale) con cui si sono tagliati centinaia di ettari di aree protette in Liguria a soddisfare gli interessi di chi non considera i parchi motori di sviluppo e luoghi di eccellenza del territorio per la tutela della biodiversità e dell’ambiente. Occorreva un nuovo attacco e questa volta puntando a depotenziare gli enti stessi, sottraendo il personale che verrebbe distaccato dalle dipendenze dirette dei parchi, ledendone l’autonomia, alla Regione, senza la garanzia che il personale stesso rimanga ad occuparsi di aree protette». Gli esponenti ambientalisti spiegano che «il pretesto di questa novità è la razionalizzazione delle spese, ma nel comma approvato si fa esplicito riferimento alla volontà di “costituire un omogeneo e unitario assetto organizzativo performante…” riunendo uffici, servizi e funzioni, l’Ente Parco unico per la Liguria. Una scelta pessima, in parte già attuata avendo tre parchi un unico direttore, che porterebbe ad una centralizzazione del governo e della tutela di territori con ambienti particolarmente diversi e lontani tra di loro (dalle Alpi Liguri, al Parco dell’Aveto sino a Monte Marcello – Magra Vara, passando per il […]
“Salviamo il bosco delle Lucinetta“. E’ l’appello del comitato spontaneo che si oppone al progetto del Comune di Subiaco che prevede il taglio una lecceta di 20 ettari nel Parco Regionale Naturale dei Monti Simbruini nell’area denominata ‘Le Lucinetta’. In pratica, si parla di una superficie vasta quanto l’intero centro storico di Subiaco. “Si tratta di un vero e proprio ascensore ecologico: man mano che si sale cambia il tipo di vegetazione. Una macchia mediterranea così alle pendici dell’Appennino è una cosa rara, senza contare poi che le leccete rivestono interesse comunitario” commenta all’Adnkronos, Benedetto Luciani tra i promotori del comitato per la salvaguardia del bosco delle Lucinetta. Questo bosco, inoltre, è la casa di molti animali e specie protette: cervi, ghiri, gatti selvatici, gufi e orsi che vedrebbero scomparire il loro habitat naturale, e andrebbero a riversarsi nelle aree dell’abitato sottostante, danneggiando le culture limitrofe. Un patrimonio di biodiversità a rischio e, denuncia il comitato, “il progetto del Comune non presenta un elenco della fauna presente“. Forte è anche il rischio idrogeologico: il terreno è particolarmente scosceso, con una pendenza del 55%, e i lecci hanno l’importantissimo ruolo di evitare frane e smottamenti. Anche il Fondo Forestale Italiano ha espresso contrarietà a questo progetto non condiviso con la comunità. Ma questo bosco ha anche un valore sacro e paesaggistico. “Tra i monasteri si vede questa quinta paesaggistica che è stata scelta dagli eremiti che hanno popolato questa valle” spiega Benedetto Luciani sottolineando, dunque, l’importante danno paesaggistico e sacrale proprio vicino l’eremo di Santa Chelidonia e la rupe di Morra Ferogna. Il timore poi “è che questi 20 ettari possano rappresentare un primo nucleo visto che il Comune è proprietario di 100 ettari di bosco“. Ma quali motivazioni ci sono dietro questo progetto? “L’idea precisa non c’è; solo qualche […]
Con un decreto del 15 dicembre, il ministro dell’ambiente Sergio Costa ha provveduto a nominare i componenti del Direttivo dell’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso Monti della Laga che sono: Giovanni Cialone, proprio su designazione del ministero dell’ambiente; Alessia Rossi (ministero delle politiche agricole); Donatella Rosini; Fabio Santavicca; Luigi Servi e Sante Stangoni (Comunità del Parco) Arianna Aradis (Ispara) e Piera Lisa Di Felice (Associazioni ambientaliste). Si chiude quindi l’iter per dotare l’Ente Parco dei suoi organi di governo ma con una svista che ha dell’incredibile e che è abbastanza imbarazzante. Infatti l’architetto Giovanni Cialone, di Italia Nostra, sezione “Carlo Tobia” dell’Aquila e delegato di Slow Food, ricercatore dell’Istituto per la tecnologia della costruzione del Cnr ed ex vice presidente del Parco nazionale Gran Sasso Monti della Laga è purtroppo prematuramente deceduto ormai quasi 6 mesi fa a 69 anni. Una scomparsa che ha sollevato un unanime compianto tra la comunità dell’Aquila e il mondo politico e ambientalista abruzzese, ma i cui echi evidentemente non sono arrivati al ministero dell’ambiente. Consideriamo comunque questo imbarazzante errore come un omaggio postumo a un ambientalista, ricercatore e amministratore pubblico di grande valore. (Articolo pubblicato con questo titolo il 21 dicembre 2020 sul sito online “greenreport.it”)
******************* SENTENZA N. 276 ANNO 2020 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE COSTITUZIONALE composta dai signori: Presidente: Giancarlo CORAGGIO; Giudici : Giuliano AMATO, Silvana SCIARRA, Daria de PRETIS, Nicolò ZANON, Franco MODUGNO, Augusto Antonio BARBERA, Giulio PROSPERETTI, Giovanni AMOROSO, Francesco VIGANÒ, Luca ANTONINI, Stefano PETITTI, Angelo BUSCEMA, Emanuela NAVARRETTA, ha pronunciato la seguente SENTENZA nel giudizio di legittimità costituzionale dell’art. 7 della legge della Regione Lazio 22 ottobre 2018, n. 7 (Disposizioni per la semplificazione e lo sviluppo regionale), promosso dal Tribunale amministrativo regionale per il Lazio nel procedimento pendente tra il Consorzio Ecovillage e altri e il Comune di Marino e altro, con ordinanza del 19 novembre 2019, iscritta al n. 43 del registro ordinanze 2020 e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 21, prima serie speciale, dell’anno 2020. Visti gli atti di costituzione della DeA Capital Real Estate società di gestione del risparmio (SGR) spa, del Consorzio Ecovillage, della società Futuro Immobil Italia srl e della società Arcadia 2007 srl, del Comune di Marino e della Regione Lazio; udito nell’udienza pubblica del 1° dicembre 2020 il Giudice relatore Daria de Pretis; uditi gli avvocati Stefano Gattamelata per la DeA Capital Real Estate SGR spa e il Consorzio Ecovillage, Raffaele Izzo per il Consorzio Ecovillage e per le società Futuro Immobil Italia srl e Arcadia 2007 srl, Raffaele Bifulco per il Comune di Marino e Elisa Caprio per la Regione Lazio; deliberato nella camera di consiglio del 1° dicembre 2020. Ritenuto in fatto 1.– Il Tribunale amministrativo regionale per il Lazio ha sollevato questioni di legittimità costituzionale dell’art. 7 della legge della Regione Lazio 22 ottobre 2018, n. 7 (Disposizioni per la semplificazione e lo sviluppo regionale), per asserita violazione degli artt. 3, 41, 42 e 117 della Costituzione. La disposizione censurata, intitolata «Modifica […]