Foto del 4 aprile 2019. Dal sito del Parco di Veio Non mangiano cani e gatti. Non attaccano l’uomo. E se c’è un animale che deve temerne la presenza è il cinghiale. Il ritorno dei lupi è un fatto conclamato. Ma non deve contribuire a ingenerare alcuna psicosi. Un predatore di cinghiali La prima cosa che va sempre ricordata, ha sottolineato l’ente Parco di Veio, è che stiamo parlando “dell’unico nemico naturale per i cinghiali”. E che, aspetto tutt’altro che secondario, “é specie protetta da normative nazionali e direttive comunitarie”. Dal 1971 (Decreto Natali) ne è vietata la caccia e l’uccisione anche perché, la specie appenninica, è ancora considerata “vulnerabile”. Il loro numero è in costante aumento e, come si diceva, dalla Tenuta di Castel di Guido ai Castelli Romani, ci sono videotrappole che ne testimoniano la presenza. Tre branchi a Veio Nel parco di Veio “sono stati rilevati tre nuclei produttivi” hanno fatto sapere dell’ente parco. Tuttavia “nonostante la cospicua presenza i danni agli allevamenti segnalati all’Ente sono comunque risultati abbastanza sporadici”. Una condizione che era recentemente stata condivisa anche dal presidente dell’Ente Parco Regionale di Bracciano e Martignano che, come quello di Veio, guarda con maggiore preoccupazione alla presenza di cinghiali. Stop agli allarmismi A Veio, peraltro, “non risultano casi di predazione su cani e gatti domestici”. Una precisazione doverosa visto che, il 12 dicembre, il Corriere della Sera, occupandosi del ritorno dei lupi a Roma Nord, aveva titolato asserendo che “mangiano anche cani e gatti”. Per quanto riguarda il suo rapporto con l’uomo, l’ente parco ha ricordato che “non risultano attacchi all’essere umano in Italia negli ultimi 200 anni”. A dispetto di un antagonismo ancestrale che, evidentemente, in alcune sottoculture continua a serpeggiare. Gli animali allo stato brado Resta comunque un predatore. E quindi anche se il 95% della sua […]
Parchi
Il 7 dicembre, nel corso di una attività di perlustrazione e controllo nel Parco Regionale di Porto Conte, il comando della Stazione di Alghero del Corpo forestale e di vigilanza ambientale della Regione autonoma della Sardegna, ha rilevato a Capo Caccia «le tracce di una rilevante ed imponente attività di trasformazione del territorio attuata in danno di un soprassuolo caratterizzato dalla presenza di Ginepri secolari e numerosissime piante di Pino». L’associazione ecologista Gruppo di intervento giuridico odv conferma che «in breve tempo, incredibilmente, è stato tagliato un ginepreto secolare sul mare di Porto Conte (Alghero), nell’area dell’Hotel Capo Caccia, acquisito nel 2019 da una cordata di imprenditori capeggiata da Francesco Biasion, titolare del vicino “Condominio Eurotel Capocaccia”, altra struttura ricettiva che ha visto lustri di analoghi contenziosi giudiziari». Secondo la community Facebook Sardegna Rubata e Depredata «con un vero e proprio blitz hanno raso al suolo un bosco di ginepri secolari di un ettaro in un’area ad altissima tutela ambientale ricadente nel perimetro del Parco naturale Regionale di Porto Conte». Il Corpo forestale sottolinea in un comunicato che «considerata la gravità degli interventi e al fine di evitare che gli stessi venissero portati ad ulteriori ed estreme conseguenze, il Comandante dell’Ispettorato Forestale di Sassari, Giancarlo Muntoni, ha disposto l’immediato invio sul posto del NIPAF (nucleo investigativo di polizia ambientale forestale) del Corpo Forestale di Sassari affinché intervenisse per stroncare le attività in essere. I Forestali, giunti sul posto, hanno effettuato alcuni controlli nell’area rilevando il disboscamento totale effettuato su un bosco misto di Ginepri e Conifere eseguito per una porzione di circa un 6000 mq, in assenza di qualsiasi autorizzazione paesaggistica ed anche della valutazione di incidenza ambientale (Vinca). In particolare questo tipo di valutazione si rende necessaria perché il bosco è ubicato in area qualificata come Sito di importanza comunitaria (SIC Capo Caccia) e Parco regionale di Porto […]
Testo della proposta di legge Osservazioni di VAS e proposte di modifiche e integrazioni 1 – Nella introduzione della Relazione alla proposta di legge n. 245 del 5 ottobre 2020 si fa sapere che la gestione del Parco dell’Inviolata è passata all’Ente Parco dei Monti Lucretili con la legge regionale n. 12 del 12 agosto 2016, la cui disposizione non risulta però incardinata nella legge regionale n. 29/1997 e precisamente alla lettera b) del 1° comma dell’art. 39 dedicato proprio al “Riordino delle aree naturali protette esistenti”. Si propone pertanto di integrare in tal senso la lettera b) del 1° comma dell’art. 39 della legge regionale n. 29/1997 2 – Anche la proposta di legge n. 245/2020 non risulta incardinata nella legge regionale n. 29/1997. Si propone pertanto di aggiungere la proposta di legge n. 245/2020 come nuovo articolo 42 bis della legge regionale n. 29/997. 3 – Il 1° comma di questo nuovo articolo 42 bis è identico al testo del corrispondente comma 1 della proposta di legge n. 245/2020. 4 – Qualunque nuova area protetta è sottoposta in termini temporali dapprima alle “misure di salvaguardia” e solo dopo alla disciplina dettata dalle norme tecniche di attuazione del Piano di Assetto. Si propone pertanto di invertire fra di loro i commi 2 e 3. 5 – Secondo il comma 3 della proposta di legge n. 245/2020 al solo territorio oggetto di ampliamento si applicano le “misure di salvaguardia” dettate dall’art. 8 della legge regionale n. 29/1997 che sono riferite però tanto alle zone “A” quanto alle zone “B” che non sono individuate nella cartografia allegata, rendendole di fatto inapplicabili se non vengono cartografate. A tal riguardo va messo in evidenza che la legge regionale n. 22 del 20 gennaio 1996 ha istituito il Parco Archeologico dell’Inviolata ai sensi […]
Il Wwf ha lanciato un allarme per la progettata riduzione delle aree contigue del Parco nazionale Abruzzo Lazio e Molise, preoccupandosi dell’influenza che questo può avere sulla salvaguardia dell’orso marsicano. È una preoccupazione che comprendo e condivido, ma bisognerebbe domandarsi perché questo avviene. Per prima cosa è bene spiegare, anche ai non addetti ai lavori, cosa sono le aree contigue. Si tratta di porzioni di territorio esterne alle aree protette, ma che con esse hanno una relazione, creando una sorta di area “cuscinetto” con il resto del territorio. È un po’ il concetto internazionale di “buffer zone” o, se vogliamo, di “pre-parco”. La differenza sostanziale è che in Italia, a differenza che in altri paesi, le regole in dette aree, anziché essere stabilite dalle aree protette stesse, lo sono da parte di un altro soggetto: le regioni. Non è l’unica differenza con la concezione internazionale di “buffer zone”, ma per meglio spiegare questo concetto entriamo nel dettaglio. Le aree contigue in Italia sono definite dall’articolo 32 della legge quadro sulle aree protette, la 394/91, che per prima cosa stabilisce che le stesse sono perimetrate dalle regioni, d’intesa con gli organismi di gestione delle aree protette. Sempre alle regioni, d’intesa con le aree protette, viene demandata la predisposizione di “…eventuali misure di disciplina della caccia, della pesca, delle attività estrattive e per la tutela dell’ambiente…”. L’articolo inoltre stabilisce anche che tale attività “…è riservata ai soli residenti dei comuni dell’area naturale protetta e dell’area contigua…”. Questo è il punto centrale per capire quello che sta avvenendo al Parco nazionale Abruzzo Lazio e Molise, e che è già avvenuto in altre zone d’Italia. Per prima cosa è bene inquadrare il contesto nel quale è stata approvata la legge 394/91 con il citato articolo 32. Quasi trent’anni fa in Italia i cacciatori erano molto […]
Se ne discute da vent’anni, e forse non si farà mai. Lo strano caso del Parco archeologico delle Alpi Apuane, finanziato e mai realizzato, svela i rapporti di forza sull’oro bianco di Carrara. La vicenda è raccontata sul sito del Parco regionale delle Apuane, che accusa il ministero dell’Ambiente di aver «impedito l’istituzione del Parco archeologico» e di conseguenza la conservazione e la valorizzazione «di siti e beni di elevato valore storico e paesaggistico, lasciandoli in una condizione di potenziale pericolo di distruzione, poiché spesso contigui ad attività di trasformazione estrattiva in atto». Il Parco archeologico doveva essere uno strumento per la valorizzazione della storia millenaria dell’estrazione del marmo, delle cave storiche come delle tecniche di escavazione: un Parco che comprendesse Fossacava, la più grande cava romana di marmo (con il marmo delle Apuane sono stati realizzati la colonna Traiana e il Pantheon, solo per fare qualche esempio), la cava del Polvaccio, nota come cava di Michelangelo, così come le vie di lizza, le ardite strade lungo le quali i blocchi venivano fatti scendere dalle montagne, i piani inclinati o le stazioni della ferrovia marmifera. Il Parco archeologico era previsto in una legge del 2000 e l’ente gestore era stato individuato in un consorzio tra i ministeri dell’Ambiente e dei Beni culturali, la regione Toscana, gli enti locali e il Parco regionale delle Alpi Apuane. Mentre a Roma si avviava la macchina per la costituzione dell’ente, in Toscana si raccoglievano i consensi degli enti locali. Nel 2003 da Roma arriva il primo altolà: servono correttivi al decreto istitutivo e il dossier si ferma. La regione prova a sbloccarlo e il consiglio regionale approva una mozione per sollecitare i ministeri. Seguono interrogazioni parlamentari, anche perché il tempo passa e i finanziamenti stanziati nel 2000 rischiano di andare persi. La risposta […]
L’assemblea straordinaria di Federparchi che ha discusso la strategia e le linee di azione dell’associazione sul futuro delle aree protette italiane e il presidente Giampiero Sammuri ha illustrato l’ipotesi avanzata dal ministero dell’ambiente di costituire un’agenzia centrale per i parchi. Sammuri ha ricordato che, storicamente, Federparchi «è stata sempre stata contraria a qualunque ipotesi centralistica di gestione delle aree protette, le cui governance devono essere espressione dei territori e delle comunità oltre che delle competenze tecnico-scientifiche», ma si è riservato «un giudizio più completo nel momento in cui la proposte sarebbe stata avanzata in forma più dettagliata dal Ministero competente». Ma, dopo una ricca e ampia discussione, l’orientamento unanime dell’assemblea di Federparchi è stato quello di «respingere immediatamente qualunque ipotesi di interventi centralistici che potrebbero determinare un enorme salto indietro riportando le lancette dell’orologio addirittura a prima del varo della legge quadro 394». Un orientamento unanime del quale, nella sua replica, Sammuri ha preso atto, impegnandosi a seguire l’iter della proposta ed a segnalare l’opinione di Federparchi. Preoccupazione per la proposta del ministero dell’ambiente è stata espressa anche da Chiara Braga, responsabile ambiente della segreteria del Partito Democratico, e da Massimo Caleo, responsabile nazionale del dipartimento Parchi e Aree Protette del PD, che in una nota congiunta hanno detto che «desta vero stupore la notizia della proposta del ministero dell’Ambiente di inserire, nella Legge di bilancio, una sorta di Agenzia dei Parchi che centralizza le attività delle 24 aree protette nazionali, mortificandone partecipazione, progettualità e governance. Un tentativo messo in campo già alcuni anni fa e prontamente stroncato per il suo carattere antifederalista che attacca il cuore della Legge 394, incentrata proprio sulla relazione con il territorio e la condivisione con le comunità amministrate. I Parchi Italiani hanno saputo costruire in questi anni un rapporto solido e non scontato con […]
L’allarme lo aveva nuovamente lanciato pochi giorni fa il presidente di Legambiente Liguria Santo Grammatico: «Apprendiamo dell’intenzione della Cet, la Compagnia europea per il Titanio, di riprovare a scavare nel Parco del Beigua per estrarre titanio. Oggi come ieri ribadiamo la nostra contrarietà al progetto che devasterebbe un’area protetta inestimabile per biodiversità e valori ecologici e paesaggistici oltre che mettere a repentaglio la salute di chi vive nel territorio. Il gruppo montuoso del Beigua è diventato Parco nel 1995, Geoparco europeo e mondiale nel 2005 e nel 2015 è stato riconosciuto Unesco Global Geopark ed è l’unico parco ligure a potersi fregiare di tale riconoscimento. Inoltre – spiega ancora Grammatico – in questi anni l’Ente parco ha portato avanti un lavoro eccezionale improntato su un modello di sviluppo basato su agricoltura sostenibile, manutenzione dei boschi, turismo di qualità e consorzi sempre più attenti alla filiera corta. Il gruppo montuoso del Beigua è diventato Parco nel 1995, Geoparco europeo e mondiale nel 2005 e nel 2015 è stato riconosciuto Unesco Global Geopark ed è l’unico parco ligure a potersi fregiare di tale riconoscimento. Inoltre, in questi anni l’Ente parco ha portato avanti un lavoro eccezionale improntato su un modello di sviluppo basato su agricoltura sostenibile, manutenzione dei boschi, turismo di qualità e consorzi sempre più attenti alla filiera corta. Da un punto di vista sanitario, diversi studi hanno inoltre evidenziato come il minerale grezzo nella composizione delle rocce del giacimento risulta la presenza di un anfibolo del gruppo degli asbesti in una percentuale pari a circa il 10/15% che ha tendenza a separarsi sotto forma di fibra e minutissimi aghi ed è notoriamente dannoso per la salute. L’ultima battaglia l’abbiamo fatta e vinta nel 2015 quando insieme agli abitanti di Sassello, Urbe, Piampaludo, alle altre associazioni ambientaliste e ai tanti amici […]
Parte domani 15 ottobre con l’incardinamento in Commissione Agricoltura e Ambiente la discussione sulla Proposta di legge Novelli in merito all’ampliamento del Parco dell’Inviolata. “Domani in Commissione illustrerò la proposta di legge a mia prima firma che punta a tutelare il parco naturale dell’Inviolata ampliando il perimetro dell’area fino a quasi 2mila ettari”- spiega Valerio Novelli, Presidente della Commissione Agricoltura e Ambiente. “Si tratta di una proposta di legge fortemente voluta dai territori e dalle istituzioni locali– continua Novelli- che ha una condivisione ampia e trasversale tra il Movimento 5 Stelle e le forze politiche della maggioranza in Consiglio Regionale e che rispecchia a pieno la forte impronta ambientalista con la quale sta lavorando la Commissione in questa legislatura. Il prossimo step sarà la calendarizzazione a breve delle audizioni di associazioni ed istituzioni del territorio, già sentite informalmente e che ora avranno il rilievo ufficiale all’interno della Commissione e del processo legislativo”. (Articolo pubblicato con questo titolo il 14 ottobre 2020 sul sito online “Il Tribuno”)
«Nessuna discriminazione di genere o operazione politica, ma un’azione resasi necessaria per l’assenza di un adeguato bagaglio tecnico-professionale essenziale per dirigere la macchina amministrativa del Parco e per porre fine ad un atteggiamento incapace di creare condizioni relazionali ed operative idonee sia con la Presidenza che con buona quota dei dipendenti dell’Ente. Non da ultimo la segnalazione del reiterato uso dei mezzi dell’Ente per finalità non istituzionali». Il Presidente del Parco Nazionale del Gargano Pasquale Pazienza interviene sulle polemiche sollevate dopo la risoluzione del contratto con la direttrice Maria Villani per “mancato superamento del periodo di prova”. La richiesta di ispezione da parte del Ministero arrivata da più parti è auspicata dallo stesso Pazienza, che oltre ad aver tempestivamente informato gli Uffici del Ministero delle criticità esistenti, ha anche attivato gli opportuni controlli interni tramite il coinvolgimento immediato del Collegio dei Revisori, valutando al contempo di intraprendere ulteriori iniziative. «Un’ispezione del Ministero e l’avvio di attività d’indagine – sostiene Pazienza – servirebbero ancor di più e meglio a mettere in luce tutte le strumentalizzazioni, anche politiche, operate da chi sembra interessato ad alimentare sterili polemiche intorno a un Ente che invece ha ritrovato negli ultimi giorni un clima di serenità e di operatività». Doverosa proprio a questo proposito, una precisazione sulla nomina di Vincenzo Totaro quale direttore facente funzioni dell’Ente. «A seguito dell’uscita dal ruolo della Villani, ho inviato una nota protocollata ai sette referenti delle Aree operative dell’Ente (gli unici titolati a ricoprire il ruolo di direttore facente funzioni) chiedendo chi tra loro si sarebbe voluto rendere disponibile. Non essendo giunta alcuna risposta, ho riunito i responsabili delle aree operative e ho chiesto loro di individuare un nome altrimenti la scelta sarebbe avvenuta per estrazione. La riunione si è chiusa con l’indicazione del nome di Totaro e con la redazione di verbali […]
Federparchi avanza ai candidati presidenti delle Regioni che vanno al voto alcune proposte per rendere più efficace la gestione dei parchi e delle aree naturali protette, a partire dal tema delle risorse per quelli di competenza regionale. Federparchi propone che, per far fronte alle esigenze delle aree regionali protette, si stanzi lo 0,5% del bilancio, mentre oggi si va dallo 0,0011% del Veneto allo 0,000043% della Campania (vedi tabella). Federparchi propone tre temi uguali per tutte le regioni e tre per ogni singola regione al voto. Ecco una sintesi del documento: 1) Nelle regioni ci sono parchi nazionali, regionali, un articolato sistema di zone delle rete Natura 2000 (Sic e Zps) e, in alcuni casi, aree marine protette. Ciascuna di queste realtà ha regime giuridico e organizzazione istituzionale autonoma ma, salvo rare eccezioni, non comunicano fra loro. Serve, invece, un sistema omogeneo, anche se differenziato istituzionalmente 2) Il tema parchi e aree naturali protette non compare quasi mai nell’agenda della Conferenza Stato-regioni, eppure, oltre alla conservazione naturalistica, rappresenta una parte considerevole del territorio, con importanti indotti economici. 3) Federparchi lavora per il rafforzamento, collaborando con le regioni, del “sistema” dei parchi, non solo per la tutela della natura (che è e rimane la missione primaria), ma anche per favorire lo sviluppo sostenibile dei territori (turismo slow, mobilità dolce, agricoltura di qualità e prodotti enogastronomici, attività produttive rigorosamente sostenibili). Proposte specifiche per le regioni: Campania, Liguria, Marche, Toscana, Puglia e Veneto REGIONE CAMPANIA A) Su un bilancio di quasi 23 miliardi la regione Campania trasferisce un milione per le aree naturali protette (pari allo 0,000043 %) anche se i costi del personale sono a parte (ma non modificano sostanzialmente il dato). B) Nella programmazione regionale è stata a lungo preclusa la possibilità di accesso ai bandi europei per parchi e riserve naturali. A nostro avviso, […]