I circoli lombardi di VAS Aps Onlus chiedono l’intervento del Tar contro il Programma di Integrato di Intervento MIND

 

E’ stato presentato il 1 giugno scorso dall’Associazione ambientalista Verdi. Ambiente e Società il ricorso di fronte al Tribunale Amministrativo Regionale della Lombardia contro il Programma di Integrato di Intervento MIND per l’area di un milione di mq dove si è svolta l’Expo nel 2015 al confine nord-ovest di Milano.

Il ricorso è stato sostenuto dall’Assemblea Città Studi, costituita da residenti del quartiere, studenti, lavoratori, docenti e studenti della Statale, ricercatori della Università, CNR e altri enti pubblici di ricerca, che si batte da anni contro lo spostamento della Università Statale nell’area Expo e la dequalificazione del quartiere di Città Studi.

La raccolta fondi per le spese legali ha raccolto 5.000 euro dei 10.000 preventivati nel quartiere e tra il personale dell’Università Statale di Milano contrario al trasferimento dei dipartimenti scientifici da Città Studi a Expo.

Altri 1000 euro sono stati raccolti direttamente. I fondi si raccolgono ancora qui: https://www.gofundme.com/f/ricorso-al-tar-contro-il-pii-mind

Il P.I.I. Mind è quello che prevede meno verde tra i programmi fin qui realizzati a Milano, da Porta Nuova a Citylife, circa il 20% di verde rispetto al normale 50%.

Prima di Expo questa area era prevalentemente agricola trattandosi dei campi intorno alla Cascina Triulza di proprietà dei Cabassi.

La Fiera aveva costruito un parcheggio a raso nella parte più vicina ai suoi padiglioni.

Expo doveva realizzare un grande parco agricolo-alimentare in base al suo tema che avrebbe dovuto essere conservato in base all’accordo di programma e al referendum del 2011.

L’Accordo di Programma ratificato dai consigli comunali di Milano e Rho prevedeva il 56% dell’area nel comune di Milano a parco tematico e il 65% a terreno permeabile dopo l’Expo, obiettivi ribaditi da una mozione dei consiglieri comunali di Milano che aveva chiesto che il parco tematico fosse verde.

Ora si vuole fare passare l’ospedale Galeazzi, lo Human Technopole e la Statale come parco tematico scientifico-tecnologico che dovrebbe rispettare i vincoli dell’Accordo di Programma senza passare dal Consiglio Comunale ma solo dalla Giunta.

Un piano urbanistico per 68.000 persone al giorno, la metà di quelle che sono venute a Expo, con grattacieli di 250 metri di altezza massima e una cementificazione quasi totale del territorio con un enorme consumo di suolo, pari al 73% dell’area.

Non vi è traccia del grande parco che doveva completare la cintura verde intorno a Milano e non viene dato un contributo al progetto ForestaMI di forestazione di Milano e della sua area metropolitana con 3 milioni di alberi piantati entro il 2030.

Attualmente, dopo la demolizione dei padiglioni, la permeabilità è del 37,7%, con il P.I.I. si ridurrà al 27%.

Per aggirare questo problema è stato applicato un indice che nel 2011 non esisteva, il Green Space Factor (GSF), che non misura la permeabilità perché dà un peso anche agli alberi, tetti verdi, corpi idrici, alle pareti verdi verticali, aree verdi pensili, lame d’acqua, collinette di terra sopra la piastra di cemento del Cardo e del Decumano.

Questo indice aumenta dalla situazione attuale a quella dopo la realizzazione del PII da 0,56 a 0,76 ma questo non basta per rispettare l’Accordo di Programma.

In questa situazione il P.I.I. doveva essere adottato e approvato dal Consiglio Comunale e non dalla Giunta, come è stato fatto.

Per sanare questo errore dovrebbe essere aumentato il verde non prevedendo la costruzione degli edifici della Università Statale di Milano e lasciandola in Città Studi, e diminuendo il suolo occupato dagli edifici della parte privata.

Il verde previsto è di scarsa qualità e distribuito tra gli edifici.

E’ chiamata con il pomposo nome di Parco Verde e Blu una sottile striscia di terra larga in media 12 metri tra i canali perimetrali in cemento e l’anello di strada che circonda l’area per quattro chilometri di lunghezza.

Grazie ad un lungo filare di alberi ed alla pavimentazione delle sponde la si è dichiarata un’area di grande valore ambientale.

Il Parco dello Sport e dell’Intrattenimento è il campo sportivo della Statale e il suo orto botanico, lungo il Decumano vengono create delle collinette di terra definite asole per piantarvi degli alberelli e si fa credere che sia un parco grazie alla copertura con rampicanti al posto delle tende di Expo, ma vi passeranno auto elettriche senza guidatore, alquanto pericolose per i pedoni.

Nel 2014, quando Arexpo cercò di trovare un acquirente per i terreni dopo l’Expo, l’asta andò deserta perché i vincoli dell’Accordo di Programma sulla edificabilità dell’area non rendevano conveniente ai privati intervenire.

Ora la stessa operazione viene fatta direttamente da Arexpo, società pubblica, aggirando i vincoli per rientrare dai debiti accumulati verso le banche con l’Expo 2015. Il ricorso la rende impossibile senza approvare una variante all’Accordo di Programma in consiglio comunale.

Variante impopolare dato l’enorme consumo di suolo previsto, che andrebbe contro il referendum popolare del 2011 che chiedeva di mantenere il parco agricolo-alimentare di Expo ed una mozione del consiglio comunale che chiedeva che il parco tematico fosse a verde, non un parco scientifico-tecnologico.

In caso di future epidemie come quella attuale del coronavirus il P.I.I. creerà un’area ad alto rischio, con la convivenza di un numero elevato di personale ospedaliero, impiegati, ricercatori e studenti in uno spazio ristretto che condividerebbero servizi e trasporti quotidiani affollati come il treno, la metro e la Circle Line, con difficoltà di raggiungerlo a piedi o in bicicletta data la lontananza dal resto della città. Al primo focolaio andrebbe completamente chiusa.

*********************************

Ricorso Mind

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vas