Inquinamento luminoso e lockdown

 

Lo studio “Effetti del lockdown per coronavirus sull’inquinamento luminoso a Padova e in Veneto”,  cura dell’Osservatorio Regionale Permanente sul fenomeno dell’Inquinamento Luminoso, in particolare: Andrea Bertolo e Renata Binotto (ARPAV), Sergio Ortolani e Stefano Cavazzani (Dip. di Fisica e Astronomia-Università di Padova), Pietro Fiorentin (Dip. di Ingegneria Elettrica-Università di Padova) si è occupato dei provvedimenti di lockdown per il Coronavirus sul cielo notturno, «la cui visibilità risulta oggi compromessa dalla grande quantità di luce artificiale emessa e riflessa verso l’alto, che causa un rilevante inquinamento luminoso nei luoghi abitati, ma sensibile anche a grande distanza».

Lo studio ha analizzato i dati provenienti dalle centraline fisse di monitoraggio della brillanza del cielo notturno presenti in Veneto e, sfruttando anche modelli di simulazione, si è quantificato la riduzione dell’inquinamento luminoso dovuta in particolare alla riduzione dei flussi luminosi notturni emessi dal traffico automobilistico e dallo spegnimento dell’illuminazione dei campi sportivi.

I ricercatori spiegano che «il confronto è stato effettuato confrontando gli andamenti medi delle notti di marzo e aprile 2020 con le analoghe negli stessi mesi di anni precedenti.

Sono state prese in considerazione 4 delle 14 stazioni della rete regionale, scelte tra quelle maggiormente rappresentative geograficamente: Padova, unica stazione urbana, Nove (VI), stazione periurbana di pianura, Cima Ekar (Gallio-VI), presso l’Osservatorio Astronomico, e Passo Valles (Falcade-BL), stazione montana remota situata ad alta quota nelle Dolomiti».

L’analisi dei dati ottenuti indica che «l’effetto della riduzione del traffico (quantificabile dell’ordine del 75%) e del totale spegnimento degli impianti di illuminazione dei campi sportivi, spesso assai inquinanti, risulta evidente nella prima parte della notte in tutte le stazioni prese in considerazione, e varia dal notevole valore del 20% a Padova e nella pianura, fino al 10% a Cima Ekar (VI), e rimane comunque visibile anche al Passo Valles, con un valore del 5%, pur a notevole distanza dalla pianura».

L’analisi tramite modello di calcolo conferma i risultati e permette di valutare come le fonti di inquinamento luminoso portino ad un cambiamento di visibilità delle stelle: «In particolare se si riuscisse a contenere anche solo del 20% l’emissione verso l’alto, causata soprattutto dall’illuminazione privata (zone industriali e artigianali, centri commerciali, illuminazione residenziale, insegne e impianti pubblicitari…) si potrebbe ritornare a rivedere le stelle in buon numero, nello stesso tempo diminuendo i costi energetici ed economici e gli impatti negativi sull’ecosistema e sull’uomo».

(Articolo pubblicato con  questo titolo l’8 giugno 2020 sul sito online “greenreport.it”)

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