La seduta congiunta delle Commissioni Mobilità ed Urbanistica del Comune di Roma sull’utilizzo di via Favignana

 

Il 12 giugno 2020 il Presidente della Commissione Mobilità del Comune di Roma Enrico Stefano ha partecipato alla trasmissione “Roma di Sera” nel corso della quale si è parlato anche del sentiero ciclabile di via Favignana a servizio della riserva naturale regionale della Valle dell’Aniene, che era esistente da più di 20 anni ma che è stato interrotto a seguito del rilascio del permesso di costruire n. 275 del 9 dicembre 2016, relativo alla ristrutturazione di una palazzina che prevede anche l’occupazione dell’intera area antistante.

Al termine della trasmissione Enrico Stefano si è ripromesso di coinvolgere sul problema la III Commissione Mobilità.

Il successivo 15 giugno Rodolfo Bosi ha trasmesso al consigliere Enrico Stefano la documentazione da lui prodotta a nome di VAS, perché l’ho ritenuta utile ad approfondire la conoscenza del problema.

Enrico Stefano lo ha ringraziato 2 giorni dopo ed ha convocato per le ore 11 dell’8 luglio 2020 una seduta congiunta dalle III Commissione Mobilità con la VIII Commissione Urbanistica.

Ha poi integrato la convocazione per invitare a partecipare alla seduta l’Assessore alla Città in Movimento Pietro Calabrese, la direttrice del Dipartimento Mobilità e Trasporti Carolina Cirillo, l’Assessore all’Urbanistica Luca Montuori, la direttrice del Dipartimento Urbanistica Cinzia Esposito, il Presidente del III Municipio Giovanni Caudo e la Responsabile della Direzione Tecnica del III Municipio Patrizia Di Nola.

Nella tarda sera del 7 luglio ha esteso l’invito a partecipare alla consigliera del III Municipio Simona Sortino, al Circolo Territoriale di Roma della associazione VAS  ed a diversi membri del Comitato Parco Aniene a Città Giardino e della associazione insieme per l’Aniene.

La seduta si è svolta in modalità web piattaforma Microfot Teams: è iniziata alle ore 11,15 con l’appello dei consiglieri presenti di entrambe le Commissioni.

C’è stata una introduzione del Presidente della Commissione Mobilità Enrico Stefano, che ha motivato la riunione congiunta delle Commissioni per trovare delle possibili soluzioni, dichiarandosi più ascoltatore che protagonista diretto.

Ha fatto una breve introduzione anche la Presidente della Commissione Urbanistica Donatella Iorio, secondo cui dopo le spinte dei cittadini il problema è passato agli uffici per capire da un punto di vista tecnico la situazione un pò ingarbugliata: ha interfacciato il Dipartimento Urbanistica e Mobilità e lo stesso Municipio III, nonché lo stesso assessore Calabrese e quindi spetta di sapere gli esiti del lavoro che è stato svolto.

Allora è intervenuta la Direttrice del Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica (P.A.U.) Cinzia Esposito.

Ha premesso che la storia parte da lontano, precisando di avere anche effettuato un sopralluogo sul posto con l’Assessorato alla Mobilità e la Polizia Locale per capire le proprietà: ha precisato però che non è stata svolta una indagine sulla proprietà del Condominio parziale di via Monte Gemma afferente il permesso di costruire, ma che ci si è limitati ad effettuare una verifica solo sulle aree esterne al fabbricato, riguardo alle quali ha ricostruito tutto l’iter, dopo essere andati a recuperare tutte le carte relative all’esproprio, dal piano particolareggiato che prevedeva una viabilità di congiungimento di via Favignana con il tratto di via Monte Gemma e che ha portato alla convenzione n. 768 del 1931 alla deliberazione della Giunta Comunale n. 3155 del 6 maggio 1959 con cui è stato disposto l’esproprio di alcune aree “occorrenti  per la costruzione di Via Favignana e tratto di Via Monte Gemma”, perché il piano regolatore antecedente addirittura al PRG del 1965 prevedeva questa strada di collegamento.

Fa sapere che questo aspetto è importante perché dalla lettura del combinato disposto della planimetria allegata alla delibera di Giunta n. 3155/1959 e dello stato delle proprietà attraverso le particelle è emerso che per un susseguirsi di passaggi il Comune di Roma è diventato proprietario di tutta una serie di aree fino al confine esatto della proprietà del Condominio Parziale di via Monte Gemma.

Riguardo alle aree esterne (particelle n. 707 e 709 del Foglio 278)  ha fatto presente che il progetto edilizio parlava di “opere di urbanizzazione a scomputo degli oneri urbanistici“, lasciando presupporre lavori di asfaltatura di tali aree ed una loro sistemazione stradale.

L’arch. Cinzia Esposto ha messo in  risalto che così non è perché dagli accertamenti fatti è stato riscontrato che gli oneri di urbanizzazione sono stati pagati per intero.

Riguardo alle suddette particelle 707 e 709 ha parlato del “privato” (il Codominio Parziale di monte Gemma) che è andato alla Direzione Patrimonio ed ha ceduto tali aree come previsto dal decreto di esproprio.

Estratto del decreto di esproprio

L’arch. Cinzia Esposito ha anticipato che si procederà sicuramente ad una reiezione del permesso di costruire a seguito di una serie di verifiche, non ultima quella del condono.

Ha quindi posto l’accento sulle diverse concessioni in sanatoria rilasciate per i cambi di destinazione d’uso a commerciale di quelle che erano in origine le cantine del palazzo del Condominio di Via Cimone 93/C e che sono poi state alla fine fatte diventare residenziali: ha messo in risalto che ad un  riesame delle 9 concessioni in sanatoria è emerso un vizio di legittimità per una di queste che dovrebbe comportarne un annullamento che per trascinamento andrebbe ad interessare anche il successivo permesso di costruire n. 275 del 9 dicembre 2016.

L’arch. Cinzia Esposito ha fatto sapere che il 31 dicembre 2019 è stato comunicato al “proponente” (Condominio Parziale di via Monte Gemma) l’avvio di un procedimento di verifica.

Ha invitato quindi l’Ing. Antonio Cristiano, responsabile dell’Ufficio Controllo del P.A.U. in materia di condono edilizio e antiabusivismo, a relazionare sull’iter delle concessioni in sanatoria rilasciate: si è soffermato su una di queste che originariamente era la n. 47410 del 2 agosto 1997 (all’interno B del corpo di fabbrica), ma di cui nel 2013 è stata chiesta una rettifica e rilasciata la concessione in sanatoria n. 360192 del 10 settembre 2013 per mq. 84,50 con destinazione d’uso commerciale, in modo non conforme.

A tal riguardo ha parlato di erronea rappresentazione dei fatti e dei luoghi.

A seguire è intervenuto l’Assessore alla Città in Movimento Pietro Calabrese, che ha fatto presente che in base al vigente PRG via Favignana non è carrabile: ricorda di aver fatto un sopralluogo con la Polizia Locale di Roma Capitale nello scordo mese di ottobre, dopo che è stato sollecitato ad intervenire da innumerevoli cittadini.

Dal sopralluogo sono emerse cose secondo lui “sconcertanti”, dall’ulteriore Condominio di via Monte Gemma che si è separato dal Condominio di via Cimone 93/C per presentare un progetto che ha trasformato in appartamenti residenziali gli ex uffici commerciali (prima ancora cantine e/o magazzini), agli operai al lavoro in cantiere senza la dovuta protezione ed autorizzazioni.

Ha fatto presente che il responsabile del procedimento ha affermato che secondo una nota del Dipartimento  Patrimonio l’area era stata espropriata e destinata a viabilità: si è chiesto come sia possibile una tale “leggerezza“,  dal momento che il PRG n on prevede tale strada che viene definita correntemente “tratturo”.

Ha quindi chiesto di intervenire il Presidente del III Municipio Giovanni Caudo, che ha posto l’attenzione sulle particelle 707 e 709 che nel progetto edilizio sono state definite impropriamente “opere di urbanizzazione a scomputo”, per evidenziare che bisogna procedere alla reiezione del premesso di costruire n. 275 del 9 dicembre 2016, perché è questo ormai il punto dirimente.

Bisogna verificare se il permesso di costruire è legittimo oppure no.

Ha ricordato la Determinazione Dirigenziale con cui l’arch. Patrizia Di Nola ha disposto il ripristino del sentiero ciclabile, perché la strada non è carrabile, e che è stata impugnata al TAR che ha dato ragione al Condominio Parziale di via Monte Gemma.

Ha ricordato che la sentenza del TAR è stata impugnata dal Comune al Consiglio di Stato, chiedendo una serie di documentazione: ritene che bisogna approfittare di questa occasione .

È voluta intervenire a questo punto la Responsabile della Direzione Tecnica del III Municipio arch. Patrizia Di Nola, perché a suo giudizio ha rilevato delle imprecisioni negli interventi precedenti.

Dopo aver premesso di avere rilasciato il permesso di costruire 275/2016, ha fatto sapere che a metà giugno-fine luglio del 2018 ha accertato che c’era stata una valutazione carente del responsabile del procedimento relativo al progetto edilizio ed il 6 agosto di quello stesso  anno ha avviato una indagine che non ha potuto effettuare perché con Ordinanza della Sindaca Virginia Raggi dal successivo 3 settembre è stata spostata alla Direzione Tecnica del III Municipio.

Ha messo in evidenza che quando in tale veste è arrivata ad emanare la Determinazione Dirigenziale è stata minacciata con tanto di nome e cognome su un cartello della recinzione.

Ha posto l’accento sul fatto che il volume residenziale ottenuto con le concessioni in sanatoria era un “volume tombato” per recuperare a valle l’edifico superiore ed ha fatto presente che la Procura della Repubblica ha operato il sequestro di tutta la documentazione.

Ha fra l’altro affermato che l’usucapione avviene a certe condizioni che non erano acclarate al momento del rilascio del permesso di costruire e che a distanza di due anni si è arrivati alla autotutela.

Quando Enrico Stefano ha chiesto di sapere se qualche consigliere volesse intervenire, dopo un intervento della Presidente Donatella Iorio che ha invitato a proseguire insieme la disamina dei documenti e verifiche specie sul “volume tombato”, ha preso la parola Giulio Bugarini (PD) della Commissione Urbanistica, che ha considerato positivo l’esito di questa seduta congiunta.

Gli ha fatto seguito il consigliere Andrea De Priamo (Fratelli d’Italia) sempre della Commissione Urbanistica.

A questo punto l’arch. Patrizia di Nola ha fatto vedere una foto dell’epoca che lascia vedere come su via Favignana si affacciasse una porticina che non è quella che da sopra lasciava uscire su via Favignana, perché era relativa ad un locale tecnico.

È intervenuto di nuovo l’Assessore Calabrese per ribadire che il procedimento è anche in mano alla Procura.

L’arch. Di Nola è di nuovo intervenuta per far sapere che come Ispettorato Edilizio il Municipio può solo verificare la legittimità del permesso di costruire che però il l P.A.U. ha sempre considerato valido.

Quando Enrico Stefano ha dato anche a i cittadini la possibilità di intervenire, ha chiesto ed ottenuto di parlare Rodolfo Bosi.

Ho premesso di essere il responsabile del Circolo Territoriale di Roma delle associazione ambientalista “Verdi Ambiente e Società” (VAS) che per legge è portatrice di interessi diffusi e che in tale veste è intervenuto nel procedimento trasmettendo al Dipartimento Patrimonio ed al III Municipio un dossier che ricostruisce tutta la vicenda.

Ha chiesto di intervenire perché a suo giudizio ci sono delle imprecisioni e soprattutto una impostazione del tutto diversa.

Ha ricordato di avere avuto un incontro con il Presidente Giovanni Caudo che gli ha fatto presente che un permesso di costruire non è più annullabile dopo 18 mesi in autotutela: è vero, ma è altrettanto vero che si può comunque annullare nell’esercizio del potere di autotutela anche dopo 18 mesi se si dovesse ravvisare nel progetto edilizio così come è stato presentato una falsa rappresentazione dei fatti, che il funzionario competente in materia di condono edilizio ha già ravvisato in una delle domande di condono edilizio.

Ha messo in  evidenza che non è stata verificata l’effettiva proprietà rispetto alle aree usucapite dove il progetto prevede 3 giardini di altrettanti appartamenti, l’ingresso da valle al fabbricato ristrutturato ed un box al coperto, oltre ai parcheggi.

Il testo unico dell’edilizia prescrive che il permesso di costruire va rilasciato a chi dimostra con gli atti che è effettivo proprietario in tal caso sia dell’edificio da ristrutturare che dell’area antistante.

L’esproprio del 60 ha riguardato 6 proprietà private, fra cui c’era quella usucapita che all’epoca era dei fratelli Giosia: se l’esproprio fosse vero allora l’usucapione non  si può pretendere su aree demaniali e questa circostanza è già di per sè una falsa rappresentazione dei fatti.

Ciò nonostante agli atti del fascicolo non sembra essere stato esibito il documento che attesta il riconoscimento dell’usucapione dell’area che è stata espropriata ai fratelli Giosia.

È stata richiesta alla Direzione Patrimonio, che l’ha concessa, la trascrizione delle 2 particelle di sotto (707 e 709),  contigue all’area usucapita di sopra, frazionata nelle particelle sopra 708 e 710.

Nella richiesta alla Direzione Patrimonio si parla di un “verbale di mediazione” approvato il 10 aprile del 2015, dopo aver dichiarato che gli eredi dei fratelli Giosia non hanno mai esercitato il diritto di successione

Se c’è stata mediazione, come è stato possibile farla con degli eredi che non si sono fatti vivi per formalizzare la successione?

Alta falsa rappresentazione dei fatti è l’aver fatto vedere di poter entrare ed uscire passando per le particelle 707 e 709 trascritte al Comune quando c’è una 3° particella la n . 387 prima di arrivare alla parte asfaltata di via Favignana.

Tornando all’usucapione è stato fatto credere di avere avuto l’utilizzo continuato dell’area per 10 anni: come si fa dimostrare una cosa del genere quando da quasi 20 anni esisteva il sentiero ciclabile (di cui il Comune e nemmeno il III Municipio hanno ritenuto di chiedere l’usucapione) e per di più il Condominio era unico con un unico ingresso da via Cimone 93/C, da dove si accedeva con una scala interna sia ai garages che ai vari magazzini e alle cantine.

Sezione originaria delle scale con unico accesso da via Cimone 93/C

Sezione di progetto con la chiusura dell’accesso alle scale da via Cimone 93/C, per lasciare l’accesso solo a valle da via Favignana

Il Presidente Giovani Caudo ha affermato che “faremo il sentiero”: non è così perché il sentiero  già c’era e va ripristinato.

Rodolfo Bosi ha fatto sapere di aver chiesto alla Direzione Patrimonio di annullare la trascrizione, perché non essendosi perfezionato l’esproprio le particelle le 707 e 709 sono tornate ad essere di proprietà degli eredi dei fratelli Giosia.

Ha anticipato che farà richiesta formale al P.A.U. di verificare se c’è stata falsa rappresentazione dei fatti ed in caso affermativo di annullare il permesso di costruire n. 275 del 9 dicembre 2016.

2° discorso: se il permesso di costruire fosse invece legittimo, rimarrebbe sempre e comunque il problema di accedere al fabbricato ristrutturato, che rimane pur sempre un fondo intercluso: per tali casi si applica l’art. 1031 del Codice Civile che porta ad ottenere una servitù di passaggio o gratuita oppure  coatta, nel senso che in caso di diniego da parte dei proprietari delle particelle n. 707, 709 e 387 occorre fare causa per ottenere per sentenza la servitù.

Rodolfo Bosi ha messo in evidenza che niente di tutto questo è stato fatto: siamo in  pratica su presupposti del tutto sbagliati.

Ha concluso il suo intervento mettendo in risalto un ultima cosa: la verifica va fatta a monte e non dopo, perché poi il riconoscimento a posteriori di errori provoca un danno e diventa difficile uscirne.

Per i cittadini è intervenuta per ultima Dora Antonini, della associazione insieme per l’Aniene onlus, che si è attivata per prima: dichiara che finalmente oggi a distanza di tre anni siamo riusciti ad avere delle risposte alle domande che l’associazione ha fatto da tempo.

Siccome di tempo se ne è perso molto, forse troppo, perché l’area ha subito dei danni che si spera che non siano irreversibili, ha chiesto ora un intervento concreto in tempi brevi dal momento che anche stamattina sul sentiero continuano a circolare mezzi pesanti.

Ha chiuso il suo intervento chiedendo che tempi ci dobbiamo aspettare.

La seduta è stata dichiarata chiusa alle ore 12,53, ma gli interventi sono proseguiti anche dopo benché non registrati.

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