Caserta, la centrale termoelettrica Edison di Presenzano (Caserta) divide. M5s: “Emissioni altissime nonostante la tecnologia”

 

Operazione virtuosa e pulita o grande bluff?

La questione è complessa e divisiva.

Da un lato c’è la centrale termoelettrica che Edison sta realizzando a Presenzano (Caserta), un’immensa opera strategica alimentata a gas naturale per un investimento da 470 milioni di euro e 810 MW di potenza.

Dall’altro c’è la necessità di chiarezza espressa con osservazioni, interrogazioni parlamentari e manifesti dei comitati locali, che chiedono informazioni e garanzie rispetto alle conseguenze del progetto sulla salute pubblica.

Ma anche in merito ad alcuni aspetti che, dal punto di vista ambientale, potrebbero cambiare lo scenario.

Di fatto si è poco approfondito l’aspetto sanitario, nonostante nel 2009 l’Asl di Caserta avesse dato parere sfavorevole al primo progetto e nonostante la mobilitazione abbia coinvolto anche le associazioni della vicina Piana di Venafro, in Molise.

Alcuni comitati denunciano il silenzio che c’è attorno al tema.

A breve il nostro territorio sarà oggetto di una mutazione sostanziale, che condizionerà gli anni a venire e sembra non interessare nessuno”, ha scritto nei giorni scorsi il Comitato Antica Terra di Lavoro.

Nelle prossime settimane dovrebbe essere convocata dal ministero dell’Ambiente la conferenza di servizi per il riesame dell’autorizzazione integrata ambientale (Aia).

Edison ha ottenuto una prima autorizzazione nel 2011 e, di proroga in proroga, si è arrivati a maggio 2019, quando il Mise ha dato l’ok al progetto modificato con l’installazione di un sistema catalitico di riduzione degli ossidi di azoto e dall’utilizzo di una nuova turbina, di classe H sulla cui commercializzazione ha molto puntato la Ansaldo.

L’iter, dunque, è andato avanti, nonostante non ci siano neppure degli studi sul funzionamento della turbina rispetto al sistema catalitico.

E le risposte tanto attese non siano ancora arrivate.

LE INTERROGAZIONI – Nell’ottica delle modifiche, intanto, il ministero dell’Ambiente ha deciso l’esclusione del nuovo progetto da una nuova Via.

Sulla carta dovrebbe essere un progetto virtuoso, ma ai diversi dubbi espressi non è ancora stata data risposta.

Come quelli manifestati in due diverse interrogazioni dalla deputata del Movimento 5 Stelle, Rosa Alba Testamento.

Nella documentazione depositata – spiega la parlamentare – Edison riferisce di un funzionamento della centrale per 8.160 ore all’anno, di una produzione annuale di energia elettrica pari a 6.287 GWH e di un rendimento netto del 60,8 per cento, ma si tratta di previsioni legate a un’attività continua dell’impianto e all’intera potenza nominale”.

Eppure la centrale di Presenzano beneficerà di un contributo economico, previsto dal sistema del cosiddetto capacity market, concepito per condurre il Paese verso l’elettricità verde e ridurre le emissioni a zero e nell’ambito del quale Edison ha partecipato e vinto l’asta indetta da Terna.

In pratica si assegnano così incentivi agli operatori che riescono a garantire fonti di energia elettrica (capacity) pronte a intervenire in caso di necessità o carichi imprevisti, sia in termini di durata che di intensità.

Attraverso tale sistema – spiega Rosa Alba Testamento – in Italia sono state già autorizzate 5 centrali (Marghera, Fusina, Tavazzano, La Spezia e, appunto, Presenzano), frutto di modifiche a vecchi progetti o della decantata riconversione di impianti a carbone già esistenti”.

LE CONSEGUENZE DEL SISTEMA CAPACITY MARKET – Il punto è che, secondo il sistema del capacity market gli impianti a ciclo combinato, come quello di Presenzano non dovrebbero funzionare a ciclo continuo, “bensì secondo una combinazione ottimale accensione/spegnimento – si legge nell’interrogazione – quindi con avviamenti e spegnimenti molto frequenti e, durante la produzione, con carichi notevolmente parzializzati (ben al di sotto della potenza nominale)”.

Per la centrale di Presenzano la capacità assegnata a Edison per il 2023 (in base al sistema del capacity market) è di 490 megawatt, molti meno rispetto agli 810 megawatt complessivi.

Questo lascia ipotizzare – commenta la parlamentare – che dal primo gennaio 2023 la centrale entri in servizio nella configurazione ciclo a gas semplice e che il ciclo combinato gas-vapore (oggetto dell’autorizzazione) venga realizzato solo in un secondo momento”. La configurazione a ciclo semplice comporterebbe la mancata installazione del sistema catalitico e, conseguentemente, emissioni di NOx (ossido di azoto) notevolmente più alte di quelle autorizzate. Un altro effetto, potrebbe essere quello di “un funzionamento della centrale a un rendimento più basso di quello oggetto dell’autorizzazione”.

LE EMISSIONI – Da un esame dei documenti relativi all’impianto di Presenzano disponibili sul sito del ministero dello Sviluppo economico, spiega l’interrogazione, si evince come “l’emissione annuale di CO2 autorizzata (2.096.753 tonnellate all’anno) sia più di tre volte superiore al valore medio rilevato per le centrali dello stesso tipo installate in Italia, mentre l’emissione di NOx+NH3 autorizzata è più che doppia rispetto a quella offerta da altri produttori di catalizzatori presenti sul mercato” e 1,65 volte superiore a quella riportata nelle specifiche del più importante produttore nazionale di energia elettrica.

Si è quindi – spiega la deputata – in presenza di un impianto che avrà emissioni molto più alte di quanto consentito dalla moderna tecnologia e che, nonostante ciò beneficerà paradossalmente di un contributo economico rientrante in un sistema, quello del capacity market, concepito per condurre il Paese verso l’elettricità verde e ridurre le emissioni a zero”.

Ecco perché la parlamentare ha chiesto al ministero dell’Ambiente “se non ritenga opportuno adottare iniziative per prevedere fin da inizio attività della centrale limiti emissivi espressi in valori medi orari” e di verificare “in quale configurazione la centrale verrà messa in esercizio”.

In caso di configurazione a ciclo semplice, infatti, secondo la deputata pentastellata per la costruzione della centrale occorrerebbe una nuova autorizzazione.

(Articolo di Luisiana Gaita, pubblicato con questo titolo il 14 luglio 2020 sul sito online “Ambiente & Veleni” del quotidiano “Il Fatto Quotidiano”)

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