I ragazzi del clima tornano in piazza: “Fate presto, il riscaldamento globale divide il mondo”

 

Due pugni chiusi, uniti per i polsi, con il pollice alzato.

Ci sarà anche questo nuovo simbolo, dedicato ai Mapa (Most Affected People and Areas), in generale le persone che vivono nei luoghi del sud del mondo e colpite in maniera più grave dalla crisi climatica, nel ritorno in piazza annunciato dai ragazzi di Fridays For Future.

I giovani ispirati da Greta Thunberg, in tutto il mondo, per la prima volta dopo l’inizio della pandemia, torneranno a protestare nelle piazze del Pianeta per chiedere giustizia climatica e azione da parte dei governi con un piano di contrasto efficace nella lotta al riscaldamento globale. 

L’appuntamento, ovunque, è fissato per venerdì 25 settembre.

Torneranno i cartelli, gli slogan, i cortei e le manifestazioni (nel rispetto delle norme anti-Covid) in centinaia di città, Italia compresa.

Da noi, un grande sciopero per il clima generale è atteso anche due settimane dopo, il 9 ottobre.

Due appuntamenti, voluti e ideati dagli studenti, per invitare tutti a riflettere su un mondo in cui la crisi climatica viaggia a velocità elevate rimarcando sempre di più le divisioni ambientali e sociali. 

In questi giorni il rapporto Oxfam ci ricorda come l’1% più ricco del pianeta inquina il doppio della metà più povera.

Secondo il report 63 milioni di persone hanno emesso il 15% di CO2 mentre la rimanente popolazione, 3,1 miliardi di persone, solo il 7%.

Dati che raccontano un Pianeta diviso in cui le politiche per contenere le temperature medie globali al di sotto dell’innalzamento di 1,5°, decise dagli Accordi di Parigi, sembrano ancora lontane dall’essere efficaci, nonostante gli impegni per esempio europei del New Green Deal.

La protesta, mira in particolare a ricordare come alcuni dei Paesi più ricchi e industrializzati, dagli Usa alla Cina, a causa delle loro economie e produzioni continuano a contribuire al surriscaldamento mettendo sempre più in crisi i Paesi più poveri, in particolare quelli del sud del globo. 

I giovani, mentre ricordano che nei Paesi dove si sta registrando un allarmante aumento dei contagi saranno previste delle proteste online, spiegano che  la pandemia ci ha mostrato come i politici hanno il potere di agire rapidamente e coerentemente di fronte a un’emergenza, e anche la crisi climatica “va trattata come tale“. 

Abbiamo bisogno che i leader mondiali diano la priorità all’umanità sull’avidità. I giovani si uniranno, ancora e ancora, ogni volta più strategici e uniti che mai” ha ricordato ad esempio Disha Ravi di Fridays For Future India.

A guidare e ispirare la protesta, in quest’anno dove il Covid ha fatto slittare anche il delicato appuntamento della Cop26 di Glasgow, decisivo per unire i governi mondiali nella lotta al surriscaldamento, saranno ancora una volta Greta e i coordinamenti di Fridays for Future impegnati in prima linea nella protesta.

Siamo in un’emergenza globale che riguarda tutti noi. Tuttavia, non tutti ne stanno subendo le conseguenze allo stesso modo” ha ricordato Greta rimarcando le differenze fra i vari Paesi e invitando tutti i ragazzi a manifestare mostrando il simbolo dei pugni chiusi e uniti come immagine di solidarietà e speranza per i “Mapa“.

Infine, va ricordato che la grande manifestazione che si terrà il 25 settembre arriva proprio un anno dopo una delle prime grande proteste globali da parte dei giovani, a cui presero parte più di 6 milioni di persone.

Nel frattempo, poco è cambiato.

Quest’anno, in particolare, la protesta si svolgerà mentre l’Onu tra assemblee generali (online) e incontri celebra il suo 75° anniversario: sarà dunque un motivo in più per ricordare ai potenti la necessità di una azione immediata.

(Articolo di Giacomo Talignani, pubblicato con questo titolo il 21 settembre 2020 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)

 

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